Genova. Fresco del successo riscosso al Festival del Cinema di Roma, dove è stato premiato come miglior attore, Elio Germano arriva anche a Genova per presentare “Berlinguer. La grande ambizione”, film in cui interpreta Enrico Berlinguer, uno tra i politici più influenti e iconici della sinistra italiana.
Il film, prodotto da Lucky Red, verrà proiettato alle 18.45 al cinema America (via Colombo 11, tel. 010 4559703) e alle 21 al cinema Sivori (salita Santa Caterina 54 r., tel. 010 5532054), e dopo la proiezione Germano e il regista, Andrea Segre, saranno in sala per parlarne con il pubblico. A moderare gli incontri sarà Francesca Savino del Gruppo Ligure Critici Cinematografici SNCCI.
“Berlinguer. La grande ambizione” è il racconto biografico della vita privata e pubblica di Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973 fino al discorso della Festa Nazionale dell’Unità di Genova del 1978. Berlinguer è stato segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984, deputato dal 1968 al 1984, europarlamentare dal 1979 al 1982fluenti
Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la Storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.
“Su Enrico Berlinguer – ha detto il regista Andrea Segre – sono stati realizzati molti documentari, libri, saggi, ma nessuno ha mai provato ad affidare al cinema di finzione la ricostruzione “da dentro” della sua vita, o di parte di essa, del suo mondo e del suo popolo. Insieme a Marco Pettenello, sceneggiatore e compagno di tanti viaggi importanti, ho deciso di misurarmi con questa sfida e due sono stati i cardini che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui: da una parte il rispetto della serietà e della sobrietà di Berlinguer, dall’altra la scelta di non imitare né idealizzare, ma di provare sempre a capire. Non sono due indicazioni puramente razionali, credo siano profondamente poetiche. Seguendole, ho cercato di entrare nel pensiero di Berlinguer, nella sua relazione diretta con quanto ha voluto e ha fatto, con le sue ambizioni, le sue tensioni e le sue paure, negli anni forse più complessi e decisivi della sua esperienza politica”.