Genova. Il professore di Architettura indagato per avere utilizzato delle fotografie di studentesse della sua facoltà per realizzare fotomontaggi pornografici con un programma di intelligenza artificiale rappresenta il “caso più grave ed eclatante” ma è la spia di un “fenomeno radicato e sistemico”: per questo le studentesse e gli studenti dell’Università di Genova, supportati da un gruppo di docenti, chiedono l’apertura di un centro antiviolenza di ateneo. Un progetto su cui, da oltre un anno, è al lavoro anche il Comitato pari opportunità di Unige: le proposte avanzate, però, sono cadute nel vuoto.
Gli universitari oggi, 7 novembre, hanno tenuto un presidio davanti al rettorato, in via Balbi, e chiesto un incontro con il rettore Federico Delfino per presentare la loro richiesta, concreta. “Siamo tra le poche grandi università italiane a non avere uno sportello di questo tipo – dice Erika Sodi, portavoce del collettivo Cambiare Rotta – quello che è accaduto alle ragazze di architettura è solo una parte del problema, recentemente abbiamo lanciato un form anonimo, attraverso i social, in cui chiunque può raccontare situazioni di disagio e abbiamo scoperto casi che risalgono a 10 anni fa, per violenza si intende qualsiasi pressione che un docente o una figura in posizione di potere può esercitare nei confronti di una studentessa, ma anche l’utilizzo di termini inappropriati, l’invio di messaggi poco consoni, apprezzamenti e atteggiamenti di eccessiva disinvoltura, tutto questo va fermato”.
Alla richiesta degli studenti e delle studentesse si accosta l’iniziativa di un gruppo di professoresse, ricercatrici e dottorande universitarie, con alcuni professori e ricercatori uomini, e rappresentanti del personale tecnico amministrativo: una petizione online per chiedere l’apertura di uno sportello antiviolenza. La prima firmataria è la sociologa femminista Luisa Stagi.
“Da anni lavoriamo insieme, fuori e dentro gli organi istituzionali dell’ateneo genovese, per il contrasto a ogni forma di violenza di genere, molestia e discriminazione attraverso l’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione, studi, ricerche, corsi, laboratori e convegni”, spiegano in una lettera appello che sta circolando in queste ore.
“Nell’ambito di questo percorso condiviso, il Comitato pari opportunità che ha appena concluso il mandato ha presentato, esattamente un anno fa, un progetto per l’attivazione di uno sportello antiviolenza di Ateneo, frutto di un approfondito lavoro, svolto nell’ambito di un assegno di ricerca finanziato dall’Ateneo, da una ricercatrice specializzata in questo ambito, anche alla luce di esperienze analoghe in altre Università. Purtroppo, in merito a questa proposta, che si caratterizza per il coinvolgimento dei centri antiviolenza attivi sul territorio, non abbiamo più ricevuto riscontri ufficiali”.
“Da dichiarazioni alla stampa, sappiamo che l’ateneo sta portando avanti un progetto di cui a oggi, tuttavia, non ci è dato sapere. Ci uniamo pertanto alla richiesta proveniente dal collettivo studentesco nato in seguito all’assemblea pubblica del 31 ottobre perché al più presto sia attivato il servizio così come è stato attentamente progettato. Oggi appare più che mai evidente l’urgenza e la necessità di tale sportello”, aggiungono i promotori dell’appello.
Il gruppo si propone, nel frattempo, come “riferimento per l’accoglienza, l’ascolto e il supporto di chi in ateneo subisce atti di violenza e discriminazione, in aiuto e collaborazione con gli organi ufficiali preposti ad accogliere tali istanze”.