Il caso

Sportello antiviolenza, continua la protesta ma le studentesse vittime del prof di Architettura: “Questa caccia le streghe è deleteria”

Cambiare Rotta prosegue con l'incatenamento davanti al Rettorato e convoca un'assemblea pubblica. La vicenda in discussione anche in Parlamento

Generico novembre 2024

Genova. Prosegue la protesta del collettivo Cambiare Rotta: da lunedì alcuni studenti e studentesse dell’Università di Genova hanno deciso di incatenarsi prima nell’atrio e adesso davanti agli uffici del Rettorato per chiedere l’attivazione di uno sportello antiviolenza di ateneo, dopo il caso del professore di Architettura indagato per aver realizzato dei fotomontaggi pornografici servendosi delle fotografie dei volti di alcune studentesse.

Sempre per oggi, 13 novembre, il collettivo studentesco ha convocato un’assemblea aperta alle 18, e chiede un confronto diretto con il rettore Federico Delfino che, a distanza, a margine del Salone Orientamenti, taglia corto: “Ho già detto che su questo tema abbiamo un programma che si sta sviluppando, quindi non ho nient’altro da aggiungere – ha dichiarato – se mi scrivono e mi chiedono di vedermi certamente, come incontro tutti gli studenti, ma non ho mai ricevuto mail da parte loro”.

Nei giorni scorsi avevano ottenuto un incontro con la prorettrice Nicoletta Dacrema, però, non aveva portato alle risposte auspicate dai ragazzi. La vicaria del rettore aveva detto che Unige ha iniziato un percorso per la tutela delle studentesse e degli studenti da violenze di genere e discriminazioni ma Cambiare Rotta aveva giudicato la dichiarazione come una sostanziale chiusura.

Ma alla già tesa vicenda, si aggiunge un nuovo elemento: con un volantino anonimo, fatto circolare in Università, sono intervenute – o almeno così sembra – le sei studentesse di Architettura vittime dei fotomontaggi pornografici che il docente avrebbe creato con un software e poi diffuso su una chat. Ricordiamo che il professore, indagato, è stato sospeso dall’insegnamento e da altri incarichi in Unige.

Le ragazze contestano e prendono le distanze dal metodo scelto dal collettivo Cambiare Rotta e chiedono di cessare la “caccia alle streghe”. Nel volantino, le ragazze precisano: “Noi non stiamo collaborando con il collettivo Cambiare Rotta e contestiamo le modalità che il collettivo sta adottando, cavalcando l’onda dello scandalo e promuovendo una grossa disinformazione e, di fatto, ignorando completamente l’iter legislativo da seguire in queste circostanze”.

Va detto che Cambiare Rotta non ha mai detto di avere in atto una diretta collaborazione con le ragazze coinvolte in quella vicenda, ma di portare avanti una battaglia che prescinde da quell’episodio estremo, nella convinzione che il problema degli abusi e atteggiamenti discriminatori sia sistemico, ma è anche vero che nelle varie denunce avanzate, il collettivo non ha mai fornito prove concrete dell’esistenza di questi abusi.

“Questa caccia alle streghe è deleteria per il dipartimento, per le indagini in corso e per noi, le dirette interessate”, proseguono le studentesse nel volantino anonimo.

Il caso sarà affrontato, intanto, anche a Roma. La deputata Pd Valentina Ghio ha presentato un’interrogazione alla ministra delle Pari opportunità Eugenia Roccella e alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini per chiedere cosa intenda fare il governo “sull’episodio di molestie accaduto all’Università di Genova e agli episodi di molestie in altri Atenei”. Ghio ha chiesto proprio se ci sia l’intenzione da parte del governo di sostenere attivamente il progetto per l’attivazione di uno sportello antiviolenza nell’ateneo. Istanza portata avanti, da oltre un anno, anche da un gruppo di docenti dell’Università di Genova.

In città intanto arriva la solidarietà a Cambiare Rotta da Potere al Popolo: “Il silenzio da parte del Rettore Delfino e la chiara volontà di non voler affrontare la grave situazione di molestie, ci dà per l’ennesima volta la conferma del fatto che la classe dirigente ad ogni livello si dimostra complice di tali comportamenti. Non è infatti un caso che il progetto di sportello antiviolenza all’interno dell’università presentato ormai un anno fa continua a giacere nei cassetti del rettorato senza alcun tipo di riscontro.
Considerando la grave situazione e l’assordante silenzio da parte degli organi universitari, sosteniamo attivamente la richiesta delle studentesse e degli studenti di Cambiare Rotta di aprire un Centro Antiviolenza all’interno del polo universitario. Invitiamo tutte e tutti a sostenere la mobilitazione universitaria in corso e a partecipare allo sciopero studentesco del 15 novembre che si terrà dalle ore 9 in piazza Corvetto”.

Anche Sinistra Italiana Genova è solidale con la protesta: “Riteniamo sana la mobilitazione di questi e queste giovani stanche/i dei sistemi di violenza e ricatti che non è tollerabile e deve assolutamente essere debellato. Corrette sono le richieste di poter avere presso l’ateneo uno sportello attivo, così come ogni altro centro antiviolenza esistente in città, con personale qualificato, pronto a raccogliere le denunce ed i comportamenti molesti da parte dei docenti. Pensiamo che tutte e tutti i docenti lontane/i da queste condotte, che devono essere condannate, debbano accogliere positivamente l’istanza. Sollecitiamo il rettore e tutto il corpo accademico ad ascoltarle affinchè si possa arrivare ad una soluzione condivisa. Ci uniamo pertanto all’accorata richiesta di queste e questi giovani, spesso tacciati di apatia e disinteresse, ma quando protestano con passione per pretendere un diritto violato non vengono ascoltate/i. Ci uniamo per dare loro più voce”. La nota è a firma di Simona Cosso, coordinatrice provinciale di Sinistra Italiana Genova, Lorena Lucattini e Roberto Bittarello, segreteria di Sinistra Italiana Genova.

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