Genova. Difficile il dialogo tra gli studenti universitari del collettivo Cambiare Rotta e l’ateneo sull’attivazione di uno sportello antiviolenza Unige, richiesta avanzata da ragazze e ragazzi dopo il caso del professore di Architettura indagato per aver usato delle foto delle studentesse per realizzare immagini pornografiche. La stessa richiesta di uno sportello antiviolenza – realtà già esistente in altre università italiane – è stata avanzata un anno fa anche dal Comitato pari opportunità dell’ateneo.
Oggi Cambiare Rotta ha organizzato un presidio davanti alla sede del Rettorato, in via Balbi, e una delegazione di manifestanti è stata poi ricevuta dalla prorettrice Nicoletta Dacrema (il rettore Federico Delfino era già impegnato fuori università). La prorettrice ha dichiarato all’Ansa che l’ateneo sta “mettendo a sistema, in sinergia con le istituzioni del territorio, un punto di ascolto dedicato alla violenza di genere, che sarà attivo in tempi molto brevi”.
Una versione totalmente diversa da quella fornita da Cambiare Rotta che, al termine dell’incontro, afferma: “Dacrema ha da subito reso ben chiara la posizione dell’università, come già il silenzio del rettore sul tema e la sua assenza oggi ci avevano anticipato – scrivono in una nota – nessun centro antiviolenza per noi studenti”.
E ancora, gli studenti parlando di chiusura totale: “Di fronte a un caso gravissimo di molestia, di fronte a molti altri che ogni giorno si verificano, e a una situazione di ricatto costante sotto cui ci troviamo noi studentesse e studenti, la risposta delle istituzioni universitarie è stata quella di chiusura totale di fronte alle necessità del corpo studentesco. Ma non solo, la prorettrice ha tentato di scaricare la colpa sulle studentesse, dicendo che era loro compito contattare gli organi competenti gia presenti in UniGe. Una risposta gravissima, che ci fa capire ancora una volta che il problema non è una mela marcia, ma l’intero modello universitario”.
Recentemente Cambiare Rotta ha lanciato, via social, la possibilità di denunciare casi di molestie o comportamenti discriminatori e alcuni referenti del collettivo dicono di avere ricevuto testimonianze che risalgono al 2011. Non sono stati forniti esempi più circostanziati, né per tipologia né per facoltà di appartenenza ma che esistano problemi lo conferma l’iniziativa lanciata anche da un gruppo di docenti e lavoratori dell’area tecnica e amministrativa di Unige e che, con una petizione, chiede l’attivazione dello sportello antiviolenza.
La prorettrice Dacrema sostiene che “l’ateneo ha saputo mettere a sistema il tema della violenza di genere all’interno dei propri mandati di missione, abbiamo azioni sulla formazione con sette corsi focalizzati sul tema, molti eventi organizzati come terza missione, progetti di ricerca finanziati dall’università nelle aree umanistiche e sociali, nelle discipline Stem e nell’area medica. La nostra volontà è quella di costruire progressivamente, nell’anno accademico 2024-2025 un sistema di strategie idonee a dare una risposta più concreta e strutturata al problema all’interno dell’Ateneo”.