Genova. È un venerdì nero per i trasporti a causa dello sciopero nazionale di 24 ore indetto per oggi da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e – con atto separato – Ugl Autoferro. Per la prima volta dal 2002 non ci saranno delle vere e proprie fasce orarie di garanzia, ma nelle ore di punta sarà comunque garantita circa una corsa su tre sulle linee principali.
A Genova, per effetto di accordi tra Amt e le parti sindacali come previsto dalla normativa, dalle 6.00 alle 9.00 e dalle 17.00 alle 20.30 in ambito urbano e dalle 6.00 alle 9.00 e dalle 17.00 alle 20.00 in ambito extraurbano, viene erogato il 30% del servizio esclusivamente in relazione ai collegamenti con gli ospedali e le stazioni ferroviarie.
In ambito urbano, nelle due fasce suddette, vengono effettuate solo alcune corse delle linee 1, 7, 13, 15, 17, 18, 20, 34, 35, 36, 38, 39, 43, 44, 45, 48, 53, 59, 62, 66, 67, 82, 158, 193, 199, 270, 272, 356, 480, 518 e 584. In ambito extraurbano le linee individuate sono 708, 715, 725 e 798. In pratica oggi è al lavoro un autista su tre (da 450 turni si passa a 150), esclusivamente negli orari prestabiliti. Questo significa che negli orari di punta saltano grossomodo due corse su tre, mentre nel resto della giornata il servizio è pressoché azzerato, fatta eccezione per i dipendenti che decidessero eventualmente di non aderire allo sciopero.
Nelle stesse fasce orarie sono previsti i servizi di trasporto dedicati alle persone portatrici di disabilità e i servizi scuolabus.
Per ragioni di sicurezza, per metropolitana e impianti verticali è prevedibile che il servizio non venga erogato nel corso dell’intera giornata. L’obiettivo è evitare che le persone possano accalcarsi sulle banchine mettendosi in pericolo.
Lo sciopero non riguarda però i treni, che effettuano servizio regolare anche tra le stazioni della città di Genova e possono costituire un’alternativa per chi si sposta sulla direttrice Levante-Ponente.
Il personale non viaggiante in ambito urbano si astiene dal lavoro per l’intero turno (compreso il personale di biglietterie e Servizio Clienti). Il personale delle biglietterie extraurbane si astiene dal lavoro dalle 9.00 alle 16.30.
Poiché negli ultimi cinque anni non si sono verificati scioperi di 24 ore proclamati congiuntamente da queste sigle, non si dispone di elementi di valutazione sui possibili disservizi. Al contempo, in considerazione delle modalità di astensione dal lavoro sopra descritte e della concomitante manifestazione sindacale a Roma, Amt prevede un “rilevante impatto sul servizio” nel corso dell’intera giornata.
Le motivazioni dello sciopero
La protesta è anzitutto per il rinnovo del contratto di lavoro, circostanza che permette di scioperare senza fasce di garanzia una volta all’anno. Ma i sindacati chiedono anche “migliori condizioni di lavoro” e “una profonda riforma del settore, che possa garantire un servizio pubblico di qualità da offrire alla cittadinanza, anche in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale”. Il dito è puntato contro le aziende e il Governo:
“Dal 2010 il sistema di finanziamento del settore, erogato attraverso il Fondo nazionale del trasporto pubblico locale, ha subito ingenti tagli oltre ai mancati adeguamenti al tasso di inflazione – spiegano le sigle aderenti -. Per parte loro, le Regioni, se non con rare eccezioni, non hanno finanziato i trasporti pubblici, né sono intervenute con mirate politiche di settore. Abbiamo assistito alla riduzione dei servizi e al decremento del potere d’acquisto dei salari, al peggioramento delle condizioni lavorative e all’aumento esponenziale delle aggressioni al personale front line: per questi motivi la contrazione di personale operativo è in continuo peggioramento, producendo una carenza tra il 10% ed il 15% del personale necessario. Si stima che manchino più di 10mila autisti per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale”. Le stime, per quanto riguarda Amt Genova, sono ancora peggiori.
“Davanti a tutto ciò le associazioni datoriali hanno dimostrato di essere incapaci di progettare e investire nel futuro del settore e le imprese di produrre piani industriali di prospettiva, persistendo nella miope finalità di richiedere aumenti di produttività, flessibilità normative e diminuzione di costi, che comporterebbero solo un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro. La nostra è una legittima vertenza che si compone di proposte di buon senso, in linea con le esigenze del mondo del lavoro e della cittadinanza. Pertanto, la politica, le istituzioni, il governo e le controparti datoriali facciano seriamente la loro parte per il rinnovo contrattuale e per avviare una riforma complessiva di tutto il settore. Le nostre ragioni – concludono i sindacati – sono le ragioni di tutti”.