Genova. Medici di famiglia in piazza a Genova nel giorno dello sciopero nazionale del personale sanitario che raccoglie un’adesione intorno all’85% secondo le sigle promotrici. Nel capoluogo ligure la Fimmg ha convocato un presidio a De Ferrari invitando tutta la cittadinanza a manifestare “in difesa del servizio sanitario nazionale” e denunciando condizioni di lavoro sempre più critiche. Alla chiamata hanno risposto centinaia di persone.
“I medici di famiglia sono stremati perché stanno sopportando un carico di lavoro enorme – spiega Andrea Carraro, segretario genovese e vicesegretario regionale della Fimmg -. È necessario prendere provvedimenti per permettere a chi ha ancora davanti anni di lavoro di non fuggire e per consentire ai giovani laureati di prendere in considerazione la nostra attività che negli anni passati ha dato sempre enormi soddisfazioni. Abbiamo una malattia che si chiama burocrazia e che ci sta portando all’estinzione. Bisogna ridurre i documenti che siamo costretti a redigere, ricorrere all’autocertificazione dove possibile e comunque digitalizzare. Se arriviamo in piazza dopo trent’anni per la prima volta, vuol dire che siamo ridotti al lumicino”.
L’emergenza è raccontata dai numeri. A Genova sono 460 i medici di medicina generale in attività e risultano una settantina i posti vacanti, una carenza alla quale devono supplire i professionisti in servizio. “Ci sono già ora piccoli centri dell’entroterra ligure in cui non c’è il medico di famiglia e ci sono cittadini ai quali non viene garantito il diritto all’assistenza – avverte Carraro -. Per il momento non si sta verificando nelle aree costiere. Ma considerato che è il secondo anno consecutivo che, su 70 posti a disposizione per il corso di medicina generale, ne vengono assegnati solo la metà, 30 medici neoformati all’anno per la Liguria, di cui la metà a Genova, sono molto meno di quelli stanno lasciando, perché nei prossimi tre anni ci aspettiamo una novantina di pensionamenti. È chiaro che i numeri non reggono”.
Ma perché la professione è così poco ambita? “Da anni ospitiamo i medici in tirocinio prima della laurea. A questi giovani colleghi tentiamo di chiedere se verranno a fare il nostro mestiere, ci sentiamo rispondere che è troppo e troppo complicato. In questo momento in cui le opportunità per un giovane medico sono molte il nostro lavoro non è appetibile. E poi il medico di famiglia in Liguria ha il reddito più basso d’Italia, anche questo è un elemento“.
Negli scorsi giorni si è insediata la giunta regionale guidata da Marco Bucci con l’assessore Massimo Nicolò alla Sanità. Le richieste dei medici di famiglia sono chiare: “Chiediamo che l’assessore ci convochi il prima possibile e che si riprenda il percorso interrotto all’inizio di quest’anno per analizzare i nostri bisogni e redigere l’accordo integrativo regionale, per noi ancora più importante del contratto nazionale. La Regione deve trovare le risorse perché il territorio possa andare avanti”. Il Consiglio superiore di sanità regionale presieduto da Bassetti? “Nessuna preclusione, il fatto che ci sia anche un medico di famiglia è un elemento positivo, certamente riteniamo imprescindibile il rapporto col sindacato.