Genova. Non è un momento facile per la Sampdoria visto la sconfitta contro la capolista Pisa, in trasferta, e quella precedente tra le mura amiche del “Ferraris” contro il Brescia.
Il direttore sportivo fa il punto sulla situazione in casa blucerchiata.
13:45 Inizia puntuale la conferenza di Pietro Accardi, direttore sportivo della Sampdoria.
È finito il ritiro?
Il ritiro non è stata una punizione, ma una soluzione per confrontarci ancora di più. Subito dopo la partita con il Pisa sono stati annullati i permessi. Dopo un confronto con il presidente, abbiamo preso la decisione del ritiro. Sono stati tre giorni intensi di discussione diretta con la squadra. Sappiamo in che momento ci troviamo. È stata una presa di coscienza collettiva, da parte mia, dell’allenatore e della squadra. Non siamo felici della situazione, ma siamo consapevoli di avere le risorse necessarie per ribaltarla.
I giocatori non stanno rendendo come dovrebbero?
Quando ho deciso di venire alla Sampdoria sapevo a cosa sarei andato incontro e che tipo di difficoltà avrei incontrato. Sia iniziali, per il mercato, e sia durante il campionato. Poi uno spera di viverle ma non è realistico quando si tratta di progetti di costruzione. Quando non si rende non è sempre e solo responsabilità ai calciatori. C’è anche una responsabilità nostra e dobbiamo metterli nelle condizioni migliori di esprimersi. Non ho nessun dubbio sui valori dei giocatori che abbiamo preso ma devono fare di più, dobbiamo fare di più (io in primis) e far vedere i reali valori che tutti abbiamo. Io mi prendo sempre le responsabilità. Vivo con loro ogni istante, probabilmente anche io devo fare capire di più determinate cose. Non basta quello che stiamo facendo perché quando si ottengono i risultati o non si ottengono la colpa è di tutti. Questo è quello che ci siamo sostanzialmente detti e devo dire che quello che sto vedendo è una squadra responsabile che lavora e che non è felice né di come sta rendendo nè dei risultati. Il calcio non è una scienza esatta, uno più uno non fa due. Se devo analizzare, come si fa tutti i giorni, il lavoro fatto, posso dire che da parte di tutti c’è la massima professionalità. Ma non basta, dobbiamo dare qualcosa in più che viene da dentro. Io qui non parlo di prestazioni tecnico-tattiche, parlo di atteggiamento. L’atteggiamento non è stato perfetto in tutte le partite e l’atteggiamento lo determiniamo noi. Questo è un aspetto che è mancato anche se non in tutte le partite.
Il mister è a tempo? E’ previsto un cambio modulo?
Il mister non è a tempo e gode sia della fiducia della società sia della squadra. Sa anche lui che quello che si deve vedere oggi è un altro spirito in tutte le partite, sia nel primo che nel secondo tempo. Per quanto riguarda il modulo aveva già un’idea di provare nuove soluzioni anche in virtù del recupero di certi giocatori. Sta lavorando su un altro modulo ma non perché quello di prima era sbagliato. Le cose andranno meglio se cambieremo spirito indipendentemente dal modulo.
Forse era meglio cambiare subito all’inizio della stagione la guida tecnica?
Io faccio errori tutti i giorni. Su Pirlo abbiamo deciso di continuare proprio per dare continuità ad un progetto tecnico iniziato sotto la mia non gestione. Perchè? Perché nella seconda metà del campionato ho visto una squadra con identità e organizzata. Chiaro è che quando si dà continuità poi ci si aspetta da subito un inizio diverso, questo non è venuto quindi abbiamo deciso di cambiare. Non è un discorso di Pirlo o Sottil, noi abbiamo fiducia in Sottil. Anche lui si è trovato giocatori che non ha scelto ma era contento dei giocatori che avrebbe allenato. In 9 partite di campionato lui ha portato 4 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte più il passaggio in Coppa Italia. Deve cambiare però l’atteggiamento.
Non si sa mai che Sampdoria si trova: a volte con atteggiamento giusto altre volte non reagiscono i calciatori. La Sampdoria deve avere la faccia cazzuta di Sottil?
Assolutamente sì, la squadra deve fare la faccia di Sottil ma anche la mia. Io ho quelle caratteristiche e voglio che le abbiano anche i miei calciatori. Devono essere cazzuti, sono soddisfatto del lavoro del mister.
Parlando di giocatori alcuni sono ai margini del progetto?
Avere tanti giocatori da gestire può essere un problema, soprattutto in Serie B dove si possono portare solo 23 giocatori, quindi ora Sottil deve lasciarne sempre sei a casa. La cosa che mi ha sorpreso è vedere l’unione tra i ragazzi forse sono così perché Sottil è sempre stato chiaro con tutti e davanti alla chiarezza i calciatori si trovano bene. Ricordo Kasami, inizialmente si sono parlati e gli ha detto e chiesto determinate cose. Lui si è messo a lavorare in quell’ottica e ha riconquistato il posto e oggi sta giocando. Il mister sin dall’inizio ha detto che non ha preclusione verso nessuno ma è chiamato a fare scelte e questo può essere un problema.
Sono arrivato già con 30 giocatori sotto contratto e non potevo pensare di risolvere tutte le questioni con una sessione di mercato, io non ho mai avuto la bacchetta magica.
La scelta di cambiare radicalmente alcuni giocatori che avevano reso molto la scorsa stagione (tipo Esposito) è stata una scelta voluta o solo di mercato?
La squadra l’ho costruita con un altro allenatore e ho scelto insieme a lui. I giocatori li abbiamo voluti tutti, quelli andati via non erano nei nostri programmi.
La difesa forse non avrebbe avuto bisogno di un giocatore insieme a Romagnoli?
Se guardo la rosa vedo giocatori esperti come Romagnoli, Bereszynski e Ferrari. Sapevamo che Ferrari lo dovevamo aspettare perchè veniva da un infortunio serio, ma ora sta meglio e quindi in una difesa a 3 hai 6 difensori esperti. Poi se ti vengono a mancare per infortunio come Veroli, che Sottil ha avuto solo per una partita, devi fare altre considerazioni inerenti al momento.
Questione centrocampo. Forse manca ancora una mezzala più di gamba?
Bellemo è un centrocampista a due che anche può fare la mezzala di raccordo. Cioè se giochiamo con centrocampo a tre abbiamo due play (Meulensteen e Yepes), abbiamo due mezzali tattiche (che sono Bellemo e Kasami) e due di gamba che sono Ankinsamiro e Benedetti. Abbiamo deciso di mettere un centrocampista in più perché ricordiamoci che c’è Vieira che è un signor giocatore ma spesso falcidiato dagli infortuni e quindi ne abbiamo preso uno in più. Abbiamo trovato qui Ricci, che già con Pirlo volevamo migliorare, quindi per questo abbiamo costruito il centrocampo. Ora non pensiamo al mercato, dobbiamo pensare a Palermo e siamo concentrati a dare la versione migliore di noi stessi. Al mercato mancano ancora 8 partite e, a seconda di come saremo, vedremo se ci sarà da puntellare la rosa. Non ci tireremo indietro.
Avete messo in preventivo che non possa arrivare la Serie A quest’anno?
La programmazione trasmessa dal presidente è a medio lungo termine ma con il mercato che abbiamo fatto le aspettative si sono alzate. Sgombriamo subito il campo da aspettative e pressioni. Chi non sa convivere con aspettative e pressioni non può fare questo mestiere: sia presidente, allenatore che giocatori. Marassi non è un problema, è il nostro fortino. Siamo noi che dobbiamo farlo diventare di nuovo un fortino ma non perché lo patiamo ma perché dobbiamo trascinarli ora. Ora dobbiamo restituire qualcosa ai nostri tifosi che sono stati straordinari.
Riavvicinerete i tifosi alla squadra?
Sono d’accordo io ho vissuto gli anni dove il rapporto con la città era molto più stretto. Ricordo gli allenamenti dove i tifosi si mettevano sulla salita e ci trasmettevano la passione. È un dialogo che stiamo facendo con la società. Oggi abbiamo un centro sportivo e gli spazi sono pochi ma dovremmo trovare uno spazio per provare ad aprire alla gente.
Genova24 – Capitolo Tutino, fino a qua solamente 3 gol. Su di lui sembrerebbero esserci gli occhi della Fiorentina che lo vorrebbe come vice Kean.
Lo apprendo da lei l’interesse della Fiorentina. Noi Tutino lo abbiamo fortemente voluto ma deve fare di più e lui è il primo a saperlo. Non è contento delle sue prestazioni.
Il rapporto con Manfredi e Messina?
Ho un rapporto fantastico con la proprietà, che è Manfredi. Poi c’è il suo braccio destro, Messina, e siamo in totale sinergia. Ci confrontiamo sempre su tutto, ricordo il mercato fatto a quattro mani. Tutte le decisioni le prendiamo insieme, ma poi mi sento di dire che sono l’unico responsabile anche se ho l’avvallo del presidente.
La Sampdoria ha 4 portieri. Come mai?
Abbiamo cominciato con Ghidotti, ma si è infortunato all’inizio del campionato e i tempi di recuperano erano lunghi. Non ce la sentivamo di continuare sono con Vismara e Ravaglia. abbiamo avuto l’opportunità di chiudere per Silvestri e l’abbiamo colta.
Poi, come in tutti i ruoli, anche il portiere sta diventando un giocatore di movimento. Cambiano. Il mister in questo momento ha dato la porta a Vismara ma ciò non toglie che sappiamo di avere quattro portieri, sta a loro guadagnarsi la maglia da titolare.
Borini e Barreca?
Un conto sono le cose che si scrivono. Giustamente voi fate il vostro lavoro. Un conto è poi la realtà dei fatti. Qui non c’è mai stato nessun caso Borini o Barreca. C’è sempre stato un allenatore che ha 30 giocatori e in base alla partita fa delle scelte. Di fatti Borini oggi il mister lo sta utilizzando ma non c’è alcun caso Borini, Barreca o Ricci. Abbiamo 30 giocatori da gestire e il mister tutte le settimane deve fare delle scelte. Borini è sempre stato dentro il gruppo e lo è tuttora. A gennaio? Non ci sto pensando ma non solo a Borini. Vale per tutti.
Hai visto delle scorie della scorsa stagione?
Scorie dello scorso campionato non le ho mai percepite, il gruppo di lavoro è nuovo. All’interno di Bogliasco ci lavorano persone completamente diverse.
Pedrola?
Pedrola sta meglio sta crescendo ed è sempre più dentro. Ora ha una condizione tale per cui l’allenatore può anche pensare di schierarlo dall’inizio, ma lo deve scegliere lui.
Sei l’unico uomo che sa di calcio nella dirigenza.
Per me non è un limite. Ho avuto la fortuna di avere un presidente come Corsi che fa calcio da 35 anni ed è stato una persona importante che mi ha permesso di crescere. Ma anche in questa circostanza prendevo decisioni in solitaria perché mi prendevo delle responsabilità. Cambiavo tantissimi giocatori.
Con Manfredi ho un ottimo rapporto, insomma non è che lui sapeva di calcio. Ma quando il presidente investe i soldi fa presto a imparare le dinamiche calcistiche. Lui mi ha scelto per la mia esperienza, per i risultati che ho portato in questi anni e per un progetto a lungo termine.
Non date mai la lista dei convocati.
La motivazione è che avendo 30 giocatori ne dobbiamo lasciare 6 fuori e non vogliamo dare troppe indicazioni agli avversari. Daremmo troppe indicazioni agli avversari su come impostiamo la partita. Oggi è difficile tenere segreto qualcosa, ma la motivazione è questa.
Ore 14:30 – termina la conferenza.