Genova. Si chiamava Singh Harjit, aveva 49 anni ed è morto ieri dopo che da due anni si trovava in coma per essere stato violentemente picchiato da Giovanni Meduri, 60 anni, che lo aveva preso a calci e pugni in testa in una rissa due gruppi di senza fissa dimora.
Non è chiaro come era partita la lite che nel pomeriggio del 22 agosto 2022 era divampata in piazzale Manzoni a Marassi, davanti al carcere: forse l’alcol e forse l’accaparramento di una panchina avevano innescato la violenza. Ad un certo punto la vittima aveva colpito con un oggetto Meduri che però rialzatosi lo aveva picchiato con violenza e aveva continuato anche quando il 49enne indiano era rimasto a terra.
Ai poliziotti delle volanti chiamati da alcuni passanti, aveva solo detto di essere stato colpito ma non sapeva da chi. Poi aveva perso in sensi per un ematoma cerebrale, era stato intubato e soccorso in codice rosso. Era finito in coma e in quelle condizioni è rimasto fino al decesso di ieri.
A ricostruire l’aggressione e ad identificare l’autore anche grazie alle telecamere di sorveglianza del Comune erano stati gli investigatori della squadra mobile coordinati dal vicedirigente Antonino Porcino. Poco dopo la pm Paola Calleri aveva chiesto e ottenuto dal gip l’arresto di Meduri, che aveva diversi precedenti tra cui una rapina. Meduri, poi difeso dall’avvocato Cristiano Mancuso, era stato condannato per tentato omicidio in abbreviato scontando poi la pena in una comunità terapeutica.
La morte di Harjit però adesso potrebbe cambiare le cose e l’aggressore potrebbe essere nuovamente processato, questa volta per omicidio.
La pm di turno, Gabriella Marino, ha ricevuto notizia della morte direttamente dall’ospedale Villa Scassi – dove Harjit era arrivato due giorni fa dopo essere stato ricoverato a lungo in una rsa in stato vegetativo – ha deciso come primo passo di dare l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo del 49enne. E nell’assegnare l’incarico ha avvisato l’imputato che è al momento indagato per omicidio.
La vicenda pone una questione giuridica che dovrà essere sciolta tra il cosiddetto principio del “ne bis in idem” in base al quale nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto e la giurisprudenza della Cassazione secondo la quale il fatto “lesioni” o tentato omicidio sarebbe diverso dall’evento “morte” per cui tecnicamente Meduri potrebbe essere riprocessato per vedersi in caso di condanna per omicidio scontare la precedente condanna per il fatto ‘tentato’.