Rivoluzione

Uffici in chiusura e cassette sigillate: a Genova la “ritirata” di Poste Italiane

Il tema affrontato anche in consiglio comunale dopo l'annuncio di imminenti chiusure da Multedo a Quarto. Le operazioni rientrano nel piano di razionalizzazione dell'azienda

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Genova. Da Multedo a Quarto passando per il centro, continua l’inesorabile chiusura degli uffici postali in città. Un tema che non riguarda solo Poste Italiane ma anche gli istituti bancari, e che causa non pochi problemi ai cittadini, soprattutto quelli più anziani e in generale quelli meno avvezzi all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali come app e siti che stanno gradualmente prendendo il posto degli sportelli fisici.

Gli uffici a rischio chiusura

A Genova sono cinque gli uffici postali a rischio chiusura: quello di via Assarotti, quello di via Redipuglia, quello di via Donghi e poi quelli di Multedo e San Quirico. Una serrata di cui si è discusso anche in consiglio comunale, con il vicesindaco Pietro Piciocchi che, rispondendo a un’interrogazione del consigliere Nicholas Gandolfo, ha assicurato che se ne parlerà presto nel corso di una commissione dedicata cui verranno invitati anche i vertici territoriali di Poste Italiane.

“Il venir meno di questi uffici rappresenta senza dubbio un depauperamento della ricchezza dei quartieri – ha detto Piciocchi – Quando chiuse l’ufficio postale al Lagaccio l’amministrazione comunale fece ricorso, un ricorso che purtroppo fu perso, ma che è certamente segnale di attenzione. Da parte nostra troviamo corretto interloquire con Poste e capire quali siano i loro piano sul territorio, non è possibile venire a saperlo dai media. Possiamo discutere e cercare di farli recedere. È un servizio prima di tutto di profitto, perché è una società di diritto privato anche se con mano pubblica.

Poste Italiane ha da tempo avviato una “razionalizzazione” degli uffici postali sul territorio genovese, in conformità ai provvedimenti adottati dall’AgCom, che a fine aprile ha dato il via libera al piano. A oggi gli uffici postali a Genova sono una sessantina, i Postamat pochi di più, i Punti Poste 182. E nell’entroterra la situazione è ancora più complessa, perché se in città ci si può ancora spostare di qualche chilometro (per con disagio, come accade ai residenti di San Quirico) per trovare un ufficio aperto, nei borghi delle vallate raggiungere un ufficio può diventare un’impresa che richiede mezza giornata.

Le “smart letter box” al posto delle cassette tradizionali (sigillate)

In città intanto le cassette postali rosse stanno scomparendo, alcune rimosse, altre sigillate con il nastro adesivo. Anche in questo caso per lasciare spazio “al futuro”: le tradizionali cassette in cui imbucare le lettere verranno sostituite dalle cosiddette “cassette smart“, in grado di registrare e trasmettere dati sull’ambiente e sulle condizioni meteorologiche attraverso sensori che rilevano temperatura, pressione atmosferica e qualità dell’aria.

Alcune cassette smart sono inoltre dotate di uno schermo che i comuni possono usare per diffondere messaggi pubblici ai residenti, ma Poste Italiane ha chiarito che si tratta di “un modo per razionalizzare le operazioni di raccolta della corrispondenza, riducendone i tempi. Questo perché i sensori presenti nella cassetta smart riescono a percepire il momento in cui viene imbucata una lettera, permettendo al portalettere di sapere quali sono le cassette che contengono posta e che vanno dunque svuotate, con evidenti vantaggi anche in termini di sostenibilità ambientale”.

Nel secondo semestre 2022 è terminata la fase sperimentale del progetto, che vedeva coinvolte oltre 400 cassette smart nei comuni a media densità abitativa e 300 nei piccoli comuni di tutto il territorio italiano, e a ottobre 2022 è iniziata la fase esecutiva. In Liguria nel 2023 le cassette tradizionali erano circa 1.500: ne resteranno un migliaio.

La desertificazione bancaria

Una linea molto simile sembra essere stata adottata dagli istituti bancari, che stanno piano piano, ma inesorabilmente, chiudendo le filiali territoriali. Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio First Cisl, in Liguria oltre 117mila persone, circa l’8% della popolazione, abitano in comuni che non hanno neppure uno sportello bancario, altre 103mila ne hanno a disposizione solo uno. In altri termini, per ogni 10 cittadini liguri, uno vive in un comune senza banca.

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