Genova. La Corte d’appello di Genova ha deciso: Anna Lucia Cecere deve essere processata per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa il 7 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco.
Il decreto che dispone il giudizio è stato pronunciato dal presidente della terza sezione del tribunale Vincenzo Papillo, dopo circa due ore di camera di consiglio. A processo anche Marco Soracco e l’anziana madre Marisa Bacchioni, imputati di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm.
Il processo comincerà il prossimo 6 febbraio davanti alla Corte d’assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti.
Nella lunga udienza durata fino alle 17 del pomeriggio a sostenere le tesi della procura c’era il procuratore generale Mario Pinelli. In aula non era presente la mamma di Nada Cella, Silvana Smaniotto, né gli imputati. Dopo il pg hanno parlato i difensori di parte civile Laura Razetto e Sabrina Franzone, poi gli avvocati degli imputati Andrea Vernazza per Soracco e la madre, Gabriella Martini e Giovanni Roffo.
E così arriva la svolta nel coldcase di Chiavari a 28 anni dall’omicidio, una svolta accolta dalle lacrime di Silvana Smaniotto che, raggiunta dalla telefonata dell’avvocata Sabrina Franzone, ha commentato con poche parole, rotte dall’emozione: “Sono contenta – ha detto la mamma di Nada – ora ho il cuore più leggero“.
La riapertura delle indagini sul delitto
L’inchiesta era stato riaperta nel 2021 dopo la rilettura dei vecchi atti da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocata della famiglia Sabrina Franzone. L’inchiesta era stata affidata dalla pm Gabriella Dotto alla squadra mobile.
Per la Procura Cecere (difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini) avrebbe ucciso Cella perché voleva prendere il suo posto a lavoro e nel cuore di Soracco. I giudici potrebbero decidere mercoledì stesso. La decisione potrà anche essere impugnata in Cassazione, ma solo per questioni relative alle legittimità.
Il no della giudice al processo: “Solo sospetti”
A marzo la giudice Angela Nutini aveva prosciolto Cecere perché a suo avviso quelli raccolti dalla procura sono “sospetti“. Sospetti che non possono “portare a formulare una ragionevole previsione di condanna”, come vuole la riforma Cartabia, e che renderebbero “inutile il dibattimento” visto il quadro probatorio per alcuni aspetti “contraddittorio e insufficiente”. Il gup aveva prosciolto anche il commercialista e l’anziana madre Marisa Bacchioni, questi ultimi accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni.
Il ricorso della Procura: “Travisamenti e omissioni nella sentenza di proscioglimento”
La pm Gabriella Dotto aveva fatto appello contro la decisione sostenendo che nella sentenza di proscioglimento c’erano ldiversi “travisamenti, ma anche implicitamente ripetute omissioni di valutazioni di temi e argomenti di fondamentale importanza”. Una sentenza – aveva scritto la Procura che “ha svilito la complessità della vicenda” e in cui viene emesso un “giudizio prognostico di inutilità del dibattimento” che secondo la Procura però “si fonda su erronee valutazioni delle prove, spesso considerate erroneamente meri sospetti, anziché indizi gravi o addirittura prove, e talvolta compromesse da ricostruzioni erronee, palesemente contraddette dagli elementi presenti in atti”.
Le reazioni a caldo degli avvocati degli imputati
“Non potremo soddisfare curiosità sui motivi per cui è stato disposto il giudizio – ha commentato l’avvocato di Annalucia Cecere, Giovanni Roffo – visto che come sapete il decreto che dispone il giudizio non è motivato. Nessuno ci ha condannato e affronteremo il processo. A oggi non è cambiato nulla” ha concluso. Per Andrea Vernazza, che difende il commercialista Soracco e la madre, nessuna sorpresa: “E’ una possibilità che avevamo messo in conto – commenta – chiaramente è una decisione che non condivido, si andrà davanti alla Corte d’assise. Per Soracco a mio avviso il reato era anche prescritto ma vedremo la questione al processo”.
Le gioia delle avvocate dei famigliari di Nada: “Non fare il processo sarebbe stato ingiusto”
Grande gioia che trapela dai sorrisi, oltre che dalle dichiarazioni da parte delle avvocate che assistono i famigliari di Nada. La prima che, quasi commossa, annuncia la decisione uscendo dall’aula è Laura Razetto, che assiste la sorella di Nada, Daniela: “Questa volta ci hanno ascoltato – dice – avevamo qualche dubbio ma confidavamo nella Corte”.
Sabrina Franzone, che assiste Silvana Smaniotto, sottolinea anche il grande lavoro fatto in questi anni dalla pm Gabriella Dotto e dalla squadra mobile per cercare di arrivare a una verità sul terribile delitto: “E quello che si meritava la famiglia – dice – ma che meritava anche il grande lavoro di polizia e procura: quel proscioglimento era ingiusto anche per questo”.
Per Franzone, che in vista dell’udienza di oggi aveva depositato una lunga memoria “Gli elementi indiziari ci sono e portano in una direzione. Sappiamo che sarà un processo difficile ma non farlo nemmeno sarebbe stato profondamente ingiusto”.