Genova. Eleonora Canevari è nata nel 1998, due anni dopo che sua zia, Nada Cella, è stata uccisa all’interno di uno studio di commercialisti a Chiavari. Eleonora è di Milano, ha studiato e lavorato all’estero, ma è cresciuta tra Chiavari e Santo Stefano d’Aveto, come zia Nada, e a zia Nada somiglia come una goccia d’acqua, non solo fisicamente ma anche caratterialmente. Così, almeno, le hanno raccontato.
Da quando è piccola, con il fratellino Andrea, ha sempre voluto sapere tutto su quella zia mai conosciuta. Insieme ai nonni la “andava a salutare” al cimitero. E sulla sua lapide ha pianto, il 1 marzo, quando il gip aveva deciso il proscioglimento di Annalucia Cecere, Marco Soracco e di Marisa Bacchioni.
Ma oggi le lacrime di Eleonora sono di gioia. Quando, mercoledì sera, la Corte d’appello del tribunale di Genova ha stabilito che ci sarà un processo per la morte di Nada, la 28enne non era presente, diversamente da altre udienze in passato. “Per scelta – dice – perché la sentenza del primo marzo, quella che aveva portato al proscioglimento di Annalucia Cecere, di Marco Soracco e di Marisa Bacchioni, mi riecheggerà nella testa ancora per molto, e sarà un dolore che non mi scuoterò mai di dosso”.
“La ferita era ancora là, sul cuore, fortissima e freschissima e faceva ancora un male cane perché quel giorno ti ho vista morire pure io che nel ’96 ancora non c’ero”, scrive il 1 marzo sui social la giovane donne che, oggi, in un nuovo post, si rivolge a Nada: “Mi dispiaceva pensare che non avresti mai ricevuto considerazione minima, che non saresti mai contata niente perché nessuno si sarebbe mai preso la responsabilità di punire i colpevoli, che noi non saremmo mai riusciti a darti ciò che meritavi”. Poi la svolta, inattesa.
“A volte questa vita ha un modo tutto suo di illuminarti la strada e non so se tutto questo sia un modo per farmi capire che alla fine, prima o poi, tutto arriva, ma io, nella mia camera di hotel, questa piccola, grande vittoria me la godo, spero di continuare a piangere di gioia come stasera, anche se nessuno ti riporterà mai indietro, oggi abbiamo fatto un piccolo passo nella direzione giusta”. Eleonora Canepari, alla zia mai conosciuta, se non nei racconti dei familiari, dice: “Dopo 28 lunghissimi anni, puoi cominciare a riposare in pace, stai tranquilla, al resto ci pensiamo noi. Nel frattempo io ti porterò sempre nel mondo che ti hanno tolto la possibilità di vivere. Dacci e dammi la forza di non mollare in questa vita, noi ti seguiremo. Sunsets are proof that endings can be beautiful too”. I tramonti sono la prova che anche la fine può essere qualcosa di bello. La parola fine sul cold case di Chiavari deve ancora essere scritta.