Genova. Raffreddore, tosse, mal di gola, sintomi gastrointestinali. L’influenza vera e propria non è ancora esplosa, ma le sindromi parainfluenzali stanno già mettendo al tappeto centinaia di liguri. Tanto che la nostra regione, con un’incidenza pari a 6,74 casi ogni mille persone (di poco superiore alla media nazionale di 6,3), è classificata in zona gialla in base all’ultimo rapporto epidemiologico della rete di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto superiore di sanità basata sulle segnalazioni inviate da medici di famiglia e pediatri di libera scelta.
“La soglia epidemica è stata rivalutata rispetto all’era pre-Covid perché all’epoca avevamo un virus in meno – spiega l’epidemiologo Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene dell’Università di Genova -. Il Sars-Cov-2 è meno cattivo rispetto al 2020-2021, ma pur non avendo una stagionalità definita è sempre presente. Ecco perché nel primo mese di sorveglianza è emerso che, andando a prendere tutti i casi dall’inizio dell’osservazione, siamo già oltre un milione di casi in tutta Italia“.
Per la precisione, nella settimana 4-10 novembre in Liguria sono stati segnalati 575 casi da 60 medici che assistono in totale 85.278 assistiti. L’incidenza risulta molto maggiore nella fascia 0-4 anni (14,93 casi ogni mille assistiti) e più alta della media negli adulti in fascia 15-64 anni (7,62 casi), mentre nelle altre classi d’età si colloca sotto la soglia epidemica. Al momento l’unica regione in zona arancione è la Campania dove si osserva un’incidenza di 12,28 casi, ma a fronte di un numero ristrettissimo di medici e pediatri che hanno inviato dati (solo 7).
Ma da quali virus sono provocate queste sindromi? Il primo report nazionale della sorveglianza virologica sarà disponibile a fine novembre, ma intanto dal laboratorio del San Martino emerge già qualche dato interessante: “Al primo posto c’è il Sars-Cov-2, seguito dal virus dell’influenza e dal virus sinciziale – rivela Icardi -. Poi, a breve distanza, i virus parainfluenzali come l’adenovirus. Il quadro è ancora molto eterogeneo e diversificato. Parliamo di persone che nella maggior parte dei casi non richiedono l’accesso in ospedale né tantomeno il ricovero”.
Insomma, il Covid non è affatto sparito e sta diventando una malattia alla stregua dell’influenza stagionale, come si immaginava che accadesse passando alla fase endemica. Il boom del virus influenzale vero e proprio è ancora abbastanza lontano. “Fare previsioni è come indovinare al lotto – premette Icardi – ma, se mettiamo insieme le conoscenze acquisite negli anni, potremmo ipotizzare un’andamento simile all’anno scorso, quindi un picco intorno a fine anno, inizio dell’anno nuovo. A dircelo sono il meteo, il dato virologico e la campagna di vaccinazione in corso per cui i giochi si chiudono intorno a metà dicembre. Più persone si vaccineranno e più sarà difficile circolare per il virus”.
Dal punto di vista clinico non ci si aspetta un quadro molto diverso dal solito, anche se in Australia, Sudafrica e America Latina l’influenza ha avuto un impatto pesante: “I dati che arrivano dall’altro emisfero sono molto simili all’anno scorso. Non ci sono grosse differenze dal punto di vista virale, i sintomi sono sempre gli stessi. Sappiamo che in soggetti particolari, come quelli affetti da patologia respiratoria cronica, può avere complicanze dovute al virus stesso o alla sovrapposizione di altri organismi: bronchiti, polmoniti, broncopolmoniti che in alcuni casi possono portare al ricovero”.
Ecco allora che “il vaccino resta il caposaldo della prevenzione”, sottolinea Icardi. In Liguria la campagna è partita da oltre un mese. Diversi sono i canali per prenotare e vaccinarsi (alla Asl, in farmacia o dal proprio medico o pediatra). La vaccinazione (in abbinata con quella anti-Covid, per chi lo desidera) viene offerta attivamente e gratuitamente alle persone per cui è raccomandata, ma è consigliata a chiunque. “È come l’assicurazione per l’auto, non evita l’incidente ma mitiga le conseguenze dei danni. La soglia di rischio è stata riportata a 60 anni perché a quell’età il sistema immunitario inizia a invecchiare. A livello pediatrico è disponibile un vaccino spray a somministrazione intranasale che facilita molto la somministrazione. Teniamo presente che, laddove i bambini si ammalano meno, si ammalano meno anche gli adulti e soprattutto i nonni“.
Le “regole auree” della prevenzione sono quelle di sempre, molte delle quali lasciate in eredità dalla pandemia di Covid: “Non abbandonare fazzoletti monouso che diventano veicoli di trasmissione del virus, ricordare sempre l’igiene delle mani e portare con sé un gel alcolico che è buona norma utilizzare con una certa frequenza – ricorda Icardi -. Per chi si ammala, non è il caso di fare gli eroi: in caso di febbre o sintomi respiratori è bene stare a casa, riposare e sentire il proprio medico di fiducia che saprà indirizzare a farmaci sintomatici o qualcosa di più specifico. L’importante è non ricorrere al fai-da-te prendendo gli antibiotici in modo inappropriato“.