25,25,27 novembre

Cinema, il film “Fiore mio” dello scrittore Paolo Cognetti per tre giorni in sala al Sivori

Scritto, diretto e interpretato dall'autore de "Le otto montagne". In questa nuova avventura cinematografica è protagonista il Rosa, la montagna che sovrasta la val d'Ayas

fiore mio cognetti

Genova. Tre soli giorni per vedere “Fiore mio”, il primo film scritto, diretto e interpretato da Paolo Cognetti, dopo il successo de “Le otto montagne”. L’appuntamento è al cinema Sivori (Genova, salita S. Caterina 54 r.) lunedì 25 novembre 2024 alle 15.30 e alle 20.30, martedì 26 novembre alle 18.45 e mercoledì 27 novembre alle 18.45 e 20.30.

In questa nuova avventura cinematografica è protagonista il Monte Rosa, la montagna che sovrasta la val d’Ayas dove Cognetti si è trasferito da Milano e dove ha proseguito la sua carriera di scrittore, arrivato alla notorietà internazionale dopo l’assegnazione del Premio Strega nel 2017 proprio per il romanzo “Le otto montagne”.

Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Paolo Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli: sui suoi fianchi, nelle valli sottostanti, sulla vetta ma anche nelle città più vicine da dove ancora è visibile, lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.

Nel suo viaggio sul Monte Rosa Cognetti non è solo. Con lui ci sono il direttore della fotografia Ruben Impens, conosciuto sul set delle “Le otto montagne” e che firma anche la fotografia di “Fiore Mio,” e le persone incontrate durante questo viaggio. Come l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e un volto che ne ricorda le tracce, e sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. E ancora ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con il sorriso caloroso e rilassato di chi ama ciò che fa. C’è il silenzioso eppure tagliente Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato tre Ottomila, Everest, Manaslu e Daulaghiri, e si divide tra Italia e Nepal: lavora qui d’estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavera fa la guida per i trekking in Himalaya, dove ha moglie e figli. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.

A chiudere il viaggio la presenza preziosa del cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione, per la prima volta, al lavoro su un’intera colonna sonora. Per il film, oltre alle musiche originali, Brondi ha scritto e interpretato una nuova canzone, “Ascoltare gli alberi”, che chiuderà il documentario.

“Fiore mio”, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese che ha vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale di “Animal Kingdom” (Le Règne Animal), divenendo il primo italiano ad aggiudicarsi questo prestigioso premio.

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