Genova. “Un pastrocchio misogino”. Così Andrea Orlando, avversario di Marco Bucci in campagna elettorale, ha definito la giunta del nuovo presidente, puntando i fari su una caratteristica emersa con prepotenza alla presentazione della squadra di assessori: è composta da sei uomini e una sola donna.
Le quote rosa sono rappresentata soltanto da Simona Ferro, “ereditata” dalla giunta Toti, espressione di Fratelli d’Italia insieme con la new entry Luca Lombardi. All’unica donna in giunta è stata assegnata anche la delega alle pari opportunità, di fatto ben poco concretizzate sia nella squadra di Bucci sia in consiglio: cinque le elette su trenta posti da occupare, anche se alla fine in consiglio entreranno sette donne dopo l’ingresso in giunta di Luca Lombardi e di Marco Scajola. Il nuovo presidente della Regione, interpellato sul tema, si è detto “dispiaciuto”, e ha promesso che “in futuro cercheremo coi livelli sotto di aumentare la rappresentanza femminile”.
Se le quote rosa verranno aumentate accadrà dunque nelle retrovie, tra uffici e squadre di funzionari e tecnici. Bucci ha già annunciato che gli assessori diventeranno nove non appena sarà in vigore la deroga nazionale, ma un posto è già prenotato per Alessio Piana e il secondo sarà con tutta probabilità riempito da uno dei nomi – maschili – rimasti temporaneamente fuori dopo la lunga trattativa con i partiti (si vocifera possa essere Angelo Vaccarezza).
Poche donne, come detto, anche nei banchi del consiglio. La maggioranza conta su Chiara Cerri (FI), Veronica Russo (FdI) e Lilli Lauro (FdI), l’opposizione su Katia Piccardo e Carola Baruzzo del Pd, Selena Candia per AVS. Se Andrea Orlando, candidato alla presidenza del centrosinistra, non accetterà il ruolo di leader dell’opposizione tornando a fare il deputato Pd a Roma si libererà un posto che potrebbe essere assegnato al savonese Giorgio Cangiano o alla genovese Cristina Lodi.
Al momento l’unica squadra apparentemente equilibrata dal punto di vista delle quote rosa è quella del (già contestato) consiglio superiore della sanità, che Bucci ha voluto sulla scia della strategia governativa per sciogliere i nodi della sanità: a presiederlo sarà Matteo Bassetti, ne fanno parte Salvatore Alongi, Eleonora Arboscello, Giada Bardelli, Lucia Del Mastro, Sergio Ferraro, Alessandro Gastaldo, Anna Maria Gatti, Tiziana Lazzari, Luigi Martinelli, Claudio Mazzola, Italo Porto, Antonello Ranise e Barbara Rebesco.
“In una regione come la Liguria, dove le donne affrontano ancora enormi disparità, in cui hanno accesso principalmente a lavori precari e a bassa retribuzione, in cui il dato sull’occupazione femminile è il più basso del Nord Italia e dove il reddito medio annuo delle donne è di soli 22.000 euro, il neo eletto presidente Bucci sceglie di escludere la prospettiva femminile dalla propria squadra di governo – è stato il commento di Carola Baruzzo e Katia Piccardo, consigliere regionali del Pd e componenti della conferenza delle Democratiche Liguria – Questo dato allarmante si inserisce in un quadro nazionale altrettanto preoccupante, dove proprio oggi il Ministro Valditara ha dichiarato che ‘il patriarcato non esiste‘ e ha definito “ideologica” la lotta contro di esso. Parole che confermano il radicamento di una misoginia istituzionale sempre più diffusa. La destra guidata da Giorgia Meloni, prima presidente del Consiglio donna, si riconferma quotidianamente come la più misogina della storia repubblicana del nostro paese”.
“Un’occasione importante per dare voce a più colleghe donne in seno alla giunta regionale deliberatamente persa, questo ci preoccupa molto, vigileremo con massima attenzione affinché le pari opportunità non restino una chimera in un cassetto, il nostro impegno dovrà essere teso a invertire il più possibile la tendenza nel nostro ruolo di opposizione seria, responsabile e costruttiva. Per traguardi di civiltà in cui crediamo fortemente la strada si dimostra ancora più un salita di quanto pensassimo, non faremo alcuno sconto”, aggiungono Baruzzo e Piccardo, che promettono: “Le donne liguri non staranno a guardare. Non accetteremo passi indietro né sui nostri diritti né sulla nostra dignità. La lotta per la parità e per una politica che riconosca davvero il contributo delle donne proseguirà con determinazione, perché una Liguria giusta e inclusiva non può essere costruita relegando metà della popolazione ai margini”.