Genova. Gli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco hanno dismesso il mandato e non sono più da qualche giorno i difensori di Fortunato Verduci, il carrozziere 65enne indagato per il delitto del trapano. “Sono venute meno le condizioni per proseguire il rapporto fiduciario” hanno spiegato gli avvocati che lasciano quindi l’incarico a pochi giorni da due momenti cruciali per la difesa di Verduci.
Il 21 novembre infatti in Cassazione si svolgerà l’udienza in cui la pm Patrizia Petruzziello chiederà alla Suprema Corte (lo farà indirettamente tramite il procuratore generale presso la Cassazione) di arrestare il carrozziere fortemente indiziato del delitto di 29 anni fa, nonostante sia il gip sia il tribunale del Riesame abbiano rigettato la richiesta.
E il 2 dicembre è stata fissata l’udienza un cui sarà dato l’incarico alla dottoressa Sarah Gino, dell’istituto di medicina legale di Torino che dovrà effettuare un nuovo prelievo di Dna a Verduci tramite tampone e compararlo con quello di “uomo1”, cioè quello trovato sulla scena del crimine di vico Indoratori e appartenente secondo gli investigatori all’assassino di Luigia Borrelli.
Il nuovo difensore di Verduci è Filippo Guiglia, nominato d’ufficio. Prima di contattare il cliente l’avvocato attende che siano completate tutte le notifiche. Ma, a meno di svolte dell’ultimo minuto con la nomina di un nuovo legale di fiducia, l’udienza del 2 dicembre dovrebbe tenersi regolarmente.
Il nuovo prelievo ‘in contraddittorio
E Verduci si presenterà autonomamente. Così almeno ha fatto sapere al gip Alberto Lippini a cui la pm Patrizia Petruzziello aveva chiesto che Verduci fosse accompagnato in udienza dalla polizia in modo da poter effettuare fin da subito il prelievo del dna tramite tampone.
Si tratterà, lo ricordiamo del terzo prelievo e della successiva terza comparazione genetica. I primi due prelievi erano stati effettuati di nascosto dagli investigatori e la comparazione aveva dato una “totale corrispondenza tra le caratteristiche alleliche di Verduci e uomo#1”. Questa volta Verduci non solo sarà assistito dal suo avvocato nel momento del prelievo ma potrà incarica un genetista che partecipi all’incidente probatorio, ovvero alla fase di comparazione delle tracce genetiche.
Il delitto a scopo di rapina
Verduci resta indagato a piede libero per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e della crudeltà. Il movente secondo l’accusa è stato quello della rapina (anche se questo reato è ormai prescritto).
Luiga Borrelli, alias ‘Antonella aveva cominciato a prostituirsi a causa dei debiti lasciati dal defunto marito. I figli di questa doppia vita non ne sapevano nulla ma sapevano che la donna aveva una discreta disponibilità di denaro.
Incrociando varie testimonianze dell’epoca e alcune più recenti emerge che ‘Antonella’ guadagnava circa 400-500mila lire al giorno. E teneva i soldi nel portafoglio. Il delitto si è consumato tra le 21 e le 23 e Verduci secondo l’accusa è stato l’ultimo cliente di Antonella. Ma sulla scena del delitto venne trovata solo la borsa rovesciata: nessun portafoglio e nemmeno i soldi per un caffè. E’ quasi che i due non abbiano avuto un rapporto sessuale perché non sono state trovate tracce di liquido seminale riconducibili a Verduci né sul corpo della donna né tra i numerosi preservativi usati trovati nel basso.
Probabilmente i due si conoscevano, come dimostra il fatto che l’assassino ha chiuso perfettamente il basso dopo il delitto, trovando le chiavi del lucchetto e posizionandolo come faceva Borrelli. In comune i due avevano la passione per il gioco d’azzardo, che per Verduci sarebbe diventata – sostiene l’accusa – una vera malattia. Aveva tanti debiti e un continuo bisogno di soldi.
Quella sera probabilmente tra i due, che avevano fumato insieme un paio di sigarette (lui fumava le diana blu, allora come oggi) sarebbe nata una discussione che si è trasformata in un delitto ferocissimo. Antonella era stata picchiata e strattonata, poi colpita con uno sgabello e tramortita. Poi l’assassino ha attaccato il trapano – rimasto lì dopo alcuni lavori – e le ha praticato 15 fori in zone vitali. E se ne è andato con l’utensile lasciato conficcato nel collo della donna.