Genova. Non ha ancora sciolto la riserva sul suo futuro Andrea Orlando, ex ministro e deputato Pd appena sconfitto alle regionali, al bivio tra il Parlamento e la leadership dell’opposizione in Consiglio. “Ci sto pensando, deciderò nei prossimi giorni perché non abbiamo molto tempo. Sicuramente continuerò a fare una battaglia in Liguria”, dichiara oggi a Un giorno da pecora, smarcandosi però dalla suggestione di una candidatura a sindaco di Genova. Su una cosa invece ha le idee chiare: l’alleanza col Movimento 5 Stelle deve andare avanti nonostante i veleni arrivati nelle ultime ore proprio da quella parte.
“In Liguria non siamo riusciti a costruire un progetto per una vera alternativa alla destra degli affari e degli interessi, quella dell’ex presidente regionale Toti – aveva dichiarato nelle scorse ore Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e vice di Giuseppe Conte -. A capo della coalizione non c’era una figura innovativa e credibile per i nostri elettori, che potesse garantire discontinuità. Penso che molti elettori del M5s non siano andati a votare proprio per questo, perché non riuscivano a distinguere tra i due campi“.
Parole che hanno scatenato l’ira del Pd e la replica ferma di Orlando, che bolla quella di Appendino come “ricostruzione parziale” e ricorda che “in Piemonte, dove il M5s è andato da solo, hanno preso il 6%. Dopodiché in Liguria la mia candidatura non l’ho imposta, alla domanda se c’era disponibilità da parte mia ho risposto che c’era”. Quindi respinge al mittente le accuse: “Sì, mi sento innovativo”. E sottolinea pure che “Grillo ha detto che voleva distruggere il Movimento a urne aperte, è genovese e ligure, non so quanto abbia inciso ma probabilmente un po’ ha inciso”.
Schermaglie a parte, Orlando continua a predicare unità: “M5s da solo? Mi auguro questo non avvenga, significherebbe mettere nero su bianco che vince la destra. Non credo che il M5s si voglia prendere questa responsabilità, credo che anche loro si rendano conto dei drammi di questo governo”. In Liguria, aggiunge con riferimento allo strappo “a freddo” con Renzi e Italia Viva, “abbiamo sperimentato tutte le contraddizioni del campo largo: è meglio che si sperimentino a livello locale ma non si ripropongano a livello nazionale”.
Prima degli appuntamenti nazionali però ci saranno le elezioni comunali a Genova nel 2025, inevitabili dopo la vittoria di Marco Bucci e il suo trasloco in piazza De Ferrari. Il Pd avrebbe già avanzato una sorta di “diritto di prelazione” sul candidato sindaco, visto il quasi 30% racimolato la settimana scorsa alle urne. Sul tavolo ci sono già diversi nomi: da mister preferenze Armando Sanna all’ex ministra Roberta Pinotti, dal consigliere comunale Alberto Pandolfo al civico Alessandro Cavo, presidente di Confcommercio. Nelle ultime ore sono emersi pure Luca Pastorino, ex candidato alla presidenza della Regione nel 2015 (contro Raffaella Paita) e oggi deputato, e il suo collega Lorenzo Basso.
In questa rosa comunque non figura Andrea Orlando, che oggi in radio ha fugato ogni dubbio: “Ho vinto a Genova ma sono di un’altra città, è una città che tiene molto al suo campanile. Non dobbiamo dare l’idea che uno si candida appena si apre una prospettiva”.
D’altro canto, sulla strada delle ambizioni dem – a prescindere dall’atteggiamento degli alleati e dalla geometria della coalizione – potrebbe sorgere uno scoglio inaspettato: il ritorno delle primarie. In questi giorni sta circolando online un appello messo in giro da ambienti della cosiddetta sinistra diffusa: “Pur comprendendo la soddisfazione del Pd genovese per il buon risultato ottenuto sul suo territorio, lo invitiamo a non ritenere che si tratti ora di capitalizzare il vantaggio sancito dalle urne, e che basti scegliere un buon candidato tra i suoi dirigenti di punta per andare incontro a una vittoria quasi scontata. Questa è la migliore ricetta per continuare la serie di sconfitte – si legge -. Se c’è un qualcosa che insegna il risultato delle ultime elezioni è che un candidato politico, pur prestigioso, serio e di grande peso, non è necessariamente garanzia di vittoria“. E ancora: “L’apertura alla partecipazione e l’unità delle forze sono due ingredienti fondamentali per cercare di vincere in primavera. Per tutte queste ragioni i firmatari di questo testo chiedono ai partiti che formano il campo largo di restare uniti, e di indire nei primi mesi del 2025 delle primarie di coalizione, che consentano in maniera aperta, entusiasmante e democratica, di individuare una figura in grado di vincere le elezioni che si terranno in primavera a Genova”.
Secondo quanto viene fatto filtrare, a sostenere la chiamata alle primarie ci sono figure come l’ex sindaco Marco Doria, lo scrittore Bruno Morchio, il giornalista ed economista Andrea Acquarone, il giurista Mauro Barberis, i consiglieri comunali della Lista RossoVerde Francesca Ghio e Filippo Bruzzone. E una serie di adesioni dovrebbero arrivare nelle prossime ore dal mondo dell’associazionismo che fa riferimento alle idee progressiste. Una mobilitazione che per ora non entusiasma affatto il gruppo dirigente del Pd, ma che potrebbe rivelarsi decisiva nel momento in cui le forze politiche non riuscissero a trovare la quadra in tempi brevi.