Genova. “C’è un detto negli Stati Uniti: He’s not my favorite president but it’s my president. Il dibattito accresce il valore del sistema, ma poi si lavora tutti per quello che è stato eletto. Deve essere un grande insegnamento anche per noi”. A distanza di una settimana arriva il commento di Marco Bucci alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Il presidente ligure ha partecipato oggi all’inaugurazione del Festival Orientamenti ai Magazzini del Cotone mentre si attende ancora l’accordo politico per la nuova giunta.
Lo spunto del resto lo aveva dato il suo sfidante Andrea Orlando che, dopo l’avvelenato faccia a faccia a San Colombano Certenoli in piena campagna elettorale, lo aveva soprannominato Donald Bucci accusandolo di seguire lo stesso modello: “Mi ha aggredito, ha cercato di buttarla in rissa”. Oggi Bucci ha vinto le elezioni e la prende in ridere: “Come devo chiamare il mio avversario? Kamala Orlando?“. Sì, ma è soddisfatto dell’elezione di Trump? “Non sono soddisfatto né è cosa che mi riguarda. So soltanto che gli americani hanno votato così e vanno rispettati”. Quindi il proverbio e il parallelo con la Liguria.
Domani è previsto un nuovo vertice di maggioranza che potrebbe risultare decisivo. Il governatore non si sbilancia, ma a margine dell’iniziativa dedicata all’orientamento anticipa un dettaglio: “Scuola, università, formazione e lavoro saranno tutte uniformate in un unico assessorato. Sono quattro deleghe e tutte quattro saranno composte nello stesso assessorato”. A chi verranno assegnate? “Eh, non a me”, sorride.
Nell’ultimo ciclo amministrativo le materie erano state spacchettate: Scuola e Università a Simona Ferro, Formazione a Marco Scajola, Lavoro ad Augusto Sartori. I primi due, salvo sorprese dell’ultima ora, faranno parte anche della nuova giunta, ma non è detto che saranno loro ad occuparsene.
Sulla composizione della squadra l’impasse non è ancora risolta. A tenere banco è la questione della rappresentanza territoriale savonese che obbliga Lega o Fratelli d’Italia a fare un passo indietro sulle proprie scelte: Alessio e Alessandro Piana per il Carroccio, Simona Ferro e Luca Lombardi per i meloniani. Sul tavolo ci sono alcune possibili compensazioni: la presidenza del Consiglio per uno degli esclusi della Lega (anziché a Fratelli d’Italia) o l’ingresso di Massimo Nicolò non come esterno ma in quota Fdi (ma il partito non gradisce quest’ipotesi).
La killer option, emersa ieri nel tardo pomeriggio, potrebbe essere rimandare la soluzione all’inizio del 2025, quando la giunta potrà essere allargata a nove assessori (oggi Bucci ne può nominare al massimo sette) per effetto di una norma nazionale che dovrebbe entrare in vigore prima di Natale. In generale sembra che il presidente neoeletto stia mostrando segnali di insofferenza per la situazione di stallo che si è venuta a creare tra i partiti. E non è da escludere che finisca per fare di testa sua, a costo di scontentare qualcuno.