Genova. “Un capo non dorme ma veglia, un capo non guarda ma osserva. Un capo non sente ma ascolta” recita il pizzino trovato a casa di uno dei pentiti pugliesi della banda con a capo Domenico Milella, il collaboratore di giustizia arrestato questa mattina dalla squadra mobile di Genova perché spacciava droga insieme ad alcuni parenti e amici, molti dei quali appunto collaboratori di giustizia.
Tra questi, c’era il genero Giuseppe, che era arrivato appositamente dalla Puglia a Genova, dove Domenico Milella viveva nel 2022, per rapinare il 17 dicembre un corriere della droga che doveva consegnare 6 chili di cocaina, rapina sventata da un maresciallo della guardia di finanza fuori servizio che si trovava per caso nel parcheggio sotterraneo della Basko di Molassana. Sarebbe stato proprio Domenico Milella a puntare il coltello contro il maresciallo per darsi alla fuga ed essere recuperato da una Panda bianca, come si vede nel video degli investigatori
Poco dopo la fallita rapina e il ritrovamento della droga Milella e la sua famiglia vengono trasferiti alla Spezia, ma qui la banda continua a dedicarsi allo spaccio. Di questo uno dei pugliesi (due di loro erano stati arrestati in flagranza) si erano vantati anche con altri collaboratori di giustizia. “A me non interessa nulla se mi chiamano – diceva intercettato uno dei pentiti baresi – esco dal programma di protezione, intanto mi sono portato 6/7 milioni di euro“.
Domenico Milella, scrive la gip Nicoletta Guerrero nell’ordinanza di custodia cautelare che dispone il carcere per 16 indagati, “risulta avere tirato le fila del gruppo, reclutando persone a lui note anche perché provenienti dal medesimo circuito criminale. Ed il cambio di domicilio protetto, con lo spostamento nello spezzino, lungi dal comportare una interruzione dell’attività criminosa, ha consentito lo sviluppo dell’attività illecita in una nuova piazza di spaccio” contigua al luogo di residenza del genero Giuseppe, coindagato, che all’epoca viveva a Massa.
Domenico Milella, ex braccio destro del boss del quartiere Japigia Eugenio Palermiti, era diventato collaboratore di giustizia nel 2020 dopo l’arresto per un omicidio di mafia. Da allora anni viveva sotto protezione con la famiglia, prima a Genova e poi alla Spezia. La collaborazione di Milella aveva consentito alla Dda di Bari, nel corso degli anni, di ricostruire diversi episodi legati alla criminalità organizzata. E la sua testimonianza è risultata importante anche nell’ambito dell’inchiesta «Codice interno», che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria a Bari a causa dei quali sarebbero state anche inquinate le elezioni comunali del 2019.
Nell’operazione della sezione antidroga della squadra mobile di Genova coordinata dalla pm della Dda Monica Abbatecola ha portato all’arresto di 16 persone. Due di loro, appartenenti alla banda dei pentiti pugliesi, si trovavano già in carcere. Uno degli arresti è stato effettuato in Spagna dove si era trasferito uno dei narcotrafficanti originari del torinese (qui la ricostruzione dell’indagine).