Genova. Lo scorso 12 novembre la Corte costituzionale ha iniziato a prendere in esame i ricorsi delle regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania contro la legge che introduce l’autonomia differenziata. Oggi i primi verdetti: i giudici della consulta hanno individuato alcuni aspetti di incostituzionalità nella legge approvata, negando però la fondatezza della richiesta abrogativa.
L’incostituzionalità riscontrata risiede nella “possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni“, spiega la nota della Consulta sull’Autonomia, ripresa dalle agenzie stampa.
Ma non solo: secondo i giudici è incostituzionale anche la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l’aggiornamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), e il ricorso alla determinazione dei Lep attraverso il Dpcm. Inoltre la Corte costituzionale ha ravvisato l’incostituzionalità riguardo al conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali priva di idonei criteri direttivi, da cui ne conseguirebbe che la decisione sostanziale venga rimessa nelle mani del governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento. La “facoltatività – spiega – piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica“.
Questi quindi i punti della legge sull’Autonomia con un profilo incostituzionale, secondo quanto indicato oggi dalla Consulta che ha esaminato i ricorsi delle regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto. La Corte costituzionale ha ritenuto invece “non fondata” la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie.
“Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge – si legge nella nota della Corte Costituzionale – La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale”.
La mobilitazione genovese
Un appuntamento “per fare il punto della situazione alla luce di quanto sancito dalla Consulta” e continuare il percorso iniziato con la con la consegna di 1.300.000 firme per la presentazione del Referendum abrogativo della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata. Questo il senso dell’incontro con Marina Boscaino, portavoce nazionale, previsto presso il circolo Cap di via Albertazzi venerdì 15 novembre dalle ore 17.30, organizzato dal tavolo genovese contro l’autonomia differenziata a cui hanno aderito decine di associazioni, partiti, formazioni politiche, movimenti e comitati.