Genova. L’arresto del 19enne arrestato e messo ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio per aver dato una coltellata alla schiena era stato un 24enne tunisino, risolve il giallo di Certosa, di cui Genova24 aveva dato notizia all’epoca dei fatti.
Il 24enne infatti, non era stato soccorso sul posto ma era tornato a casa nel suo appartamento in via Pace a Rivarolo (e non Certosa come appreso in un primo momento) la mattina di domenica 13 ottobre. Poi era svenuto visto che il fendente gli aveva perforato un polmone. Era stato il coinquilino a dare l’allarme.
Il 24enne era stato portato in fin di vita in ospedale e operato d’urgenza. Gli investigatori della squadra mobile avevano capito che si era tratta di una rissa, ma solo oggi – dopo che è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare per un 19enne italiano ma di origine sudamericana sono emersi i dettagli dell’episodio.
Gli investigatori della squadra mobile avevano acquisito i filmati del sistema di videosorveglianza comunale e degli altri sistemi installati a bordo di alcuni bus, riuscendo a identificare tutte le persone che si trovavano intorno alla vittima al momento della lite con l’aggressore cominciata sul bus e proseguita in strada.
I testimoni erano stati quindi rintracciati e ascoltati e anche intercettati in Questura. E così gli investigatori sono arrivati all’identità dell’aggressore, un ragazzo che una telecamera mostra a un certo punto risalire su un bus mimando il gesto della coltellata. Era scattata la perquisizione domiciliare, durante la quale gli investigatori hanno trovato l’arma con cui era stata colpita la vittima.
Il tutto era cominciato con una rissa tra il tunisino e un altro giovane sudamericano, che era poi andato quella mattina nei bagni del centro commerciale insieme ad altri due coetanei ed era stato notato proprio per le contusioni. Ma non era lui l’accoltellatore, bensì un altro connazionale, che aveva assistito alla rissa.
Il ragazzo, interrogato, ha ammesso i fatti. “Ho visto questo ragazzo mio conoscente a terra mentre veniva picchiato. Io ero alle spalle dell’aggressore e volevo aiutarlo anche perché in qualche modo mi sentivo anche io in pericolo. Per questo l’ho colpito”.
Poi ha ammesso di essere stato molto alterato dall’alcol in quel momento: “Mi dispiace – ha detto – se non fossi stato ubriaco li avrei lasciati picchiarsi tra loro senza intervenire“.
L’ammissione dei fatti non è stata sufficiente a evitare per lui la custodia cautelare, chiesta dalla procura ed emessa dal gip Matteo Buffoni che ha optato per la misura dei domiciliari visto la giovane età e il fatto che la madre – pur non obbligata a farlo – aveva ammesso che il figlio da qualche tempo aveva un coltello e che “nonostante gli dicessi di lasciarlo a casa qualche volta se lo portava in giro”.