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Regionali, da Genova appello civico ai candidati: “Trattenere sul territorio il gettito fiscale del porto”

I firmatari sono 20 personalità del mondo politico, economico e culturale ligure: "Ogni anno 9 miliardi di Iva, è una servitù senza contropartite in cambio. Il futuro presidente chieda un tavolo col Governo"

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Genova. Aprire una trattativa col Governo italiano per trattenere a Genova le entrate fiscali generate dal porto. È quanto chiedono in un appello ai candidati alla presidenza della Regione 20 personalità del mondo economico e culturale ligure quando mancano poco più di due settimane al voto e si entra nel vivo della campagna elettorale.

A prendere l’iniziativa è stato Andrea Acquarone, giornalista e scrittore, insieme al direttore generale di Spediporto Giampaolo Botta e al presidente di Confcommercio Genova Alessandro Cavo. Gli altri firmatari sono i giuristi Mauro BarberisLorenzo Cuocolo e Maurizio Maresca; gli avvocati Filippo Biolè e Giambattista D’Aste; gli economisti Maurizio Conti, Carlo Stagnaro e Gian Enzo Duci, il presidente di Spediporto Andrea Giachero, il dirigente di Legambiente Massimo Maugeri, il presidente di Italia Nostra Genova Stefano Fera, l’ingegnere Aristide Massardo (già candidato presidente della Liguria nel 2020), l’ex assessore Arcangelo Merella, il presidente di Federagenti Paolo Pessina, ma anche l’architetto Giovanni Spalla, lo storico dell’arte Giacomo Montanari e il presidente del Ce.Sto Marco Montoli.

“È un fatto noto – si legge nell’appello – che il solo porto di Genova generi un gettito fiscale di circa 9 miliardi di euro all’anno, circa un terzo di tutta l’Iva dovuta alle importazioni, come frutto di attività che comportano per il territorio un peso, e problemi di congestione e usura delle infrastrutture che sono sotto gli occhi di tutti. V’è dunque una specificità genovese, rintracciabile nel corso dei secoli, dovuta al fatto che la ricchezza arriva in buona parte dal mare. Tuttavia, al giorno d’oggi, solo una quota minima di queste risorse resta sul territorio, che sopporta pertanto una servitù a beneficio dello Stato senza ricevere stabili contropartite in cambio“.

“È certo che negli ultimi anni lo scalo e la città hanno ricevuto somme ingenti per rimediare al loro ritardo infrastrutturale – riconoscono i firmatari -. Non bisogna però dimenticare il recente passato, in cui tale ritardo ha assunto dimensioni drammatiche, né far finta di non vedere che i pur considerevoli trasferimenti di questi anni non saranno sufficienti a redimere la città dal suo isolamento e dal declino. Perché ciò avvenga si rende necessario un investimento prolungato e strutturale a favore del territorio, per finanziarne lo sviluppo e riportarlo alla pari con le zone più dinamiche del Paese, facendo beneficiare, in definitiva, i conti dello Stato di un ritrovato dinamismo di uno dei vertici dell’antico triangolo industriale.

L’idea di trattenere una parte delle entrate fiscali generate dal porto non è certo nuova. A parte le discussioni del recente passato, chi ne ha parlato in maniera più netta in questa campagna elettorale è stato finora Marco Bucci che ha evocato il “modello Amburgo dichiarando di voler bloccare il 20% dell’Iva. Nel programma presentato mercoledì alla Spezia, in realtà, non ci sono riferimenti analoghi (al massimo si parla di chiedere una Zes per tutti i porti liguri), eppure nella stessa occasione il sindaco ha detto addirittura di sognare una Regione a statuto autonomo “come il Friuli”. Nulla del genere, invece, nel programma di Andrea Orlando. Il tema dell’autonomia non piace alla sinistra, ma d’altra parte l’appello chiede solo più risorse e non una diversa distribuzione delle competenze.

Un meccanismo automatico è probabilmente impossibile da applicare per ragioni di uniformità con gli altri scali – osservano Acquarone e gli altri proponenti -. È però possibile presentare le ragioni sopra descritte e avviare un discorso con le autorità centrali, seguendo la stessa logica e perseguendo lo stesso fine, ossia quello di ottenere trasferimenti annuali pari a una quota del gettito fiscale generato dal porto. Superato il vincolo formale, si tratta di una pura volontà politica“. Quindi l’appello finale, in caso di elezione a governatore, a “chiedere l’apertura di un tavolo di discussione con le autorità centrali, per ottenere, come compensazione del peso sopportato dal territorio a beneficio del Paese, quel flusso consistente e stabile di risorse, necessario a completare il processo di rilancio di Genova e della Liguria”.

“Mi sento di dire innanzitutto grazie ai firmatari dell’appello per il mantenimento del gettito fiscale del porto di Genova, e non solo, sul territorio ligure. Grazie perché centrano due punti decisivi attorno ai quali ruoteranno tutte le scelte politiche della Regione. Di certo per quanto mi riguarda. Stiamo parlando della prima azienda della Liguria e della necessità delle infrastrutture che ha per crescere e per far crescere tutto il territorio – è il commento del candidato presidente Marco Bucci all’appello diffuso -. Se tante volte il tema delle risorse necessarie è lo scoglio più difficile da superare per realizzare le opere necessarie, è assurdo che la Liguria sia sempre pronta a dare quello che incassa, ma non a ricevere quel che le spetta. Spero che l’esperienza e la credibilità che mi sono conquistato in questi anni, anche e soprattutto quando si trattava di andare a ottenere attenzione e risorse per la nostra terra, possa essere considerata la migliore garanzia dell’impegno che mi assumo nell’accogliere in toto questa richiesta”.

“Abbiamo il dovere di continuare a far crescere il territorio dal punto di vista infrastrutturale – aggiunge l’assessore Francesco Maresca -. La Liguria deve diventare la porta di accesso da sud all’Europa per le merci in entrata: un vero e proprio hub, in grado di movimentare e trasportare più merci verso nord. Bisogna essere competitivi con i grandi porti di Rotterdam e Anversa. Si può pensare ad un dialogo con il Governo in questo senso, portando ad maggiore attribuzione delle risorse per i porti liguri che tanto producono per il Paese in termini di gettiti fiscali. Se questo può avvenire attraverso l’autonomia differenziata, ben venga, purché il presupposto per la sua introduzione sia l’inserimento dei livelli essenziali delle prestazioni”.

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