In umbria

Dopo l’arresto per pedofilia padre Andrea Melis trasferito in una comunità terapeutica per farsi curare

Dopo aver trascorso oltre un mese in cella nel carcere di Pontedecimo ha ottenuto i domiciliari in una comunità ecclesiastica in provincia di Perugia che assiste e cura i sacerdoti accusati di abusi sessuali

andrea melis

Genova. Dopo aver trascorso oltre un mese in carcere, padre Andrea Melis, il sacerdote appartenente all’ordine degli Scolopi arrestato con l’accusa di violenza sessuale su un dodicenne, ha ottenuto nuovamente gli arresti domiciliari.

Consigliato dai suoi legali, Raffaele Caruso e Graziella Delfino, ha chiesto e ottenuto la custodia cautelare in una comunità terapeutica ecclesiastica che si occupa del recupero dei sacerdoti accusati o condannati per abusi sessuali a Perugia in Umbria. Si tratta di una delle 24 comunità di questo tipo in Italia.

Arrestato il 2 agosto Melis era stato collocato ai domiciliari nell’Istituto dei Padri Scolopi di Chiavari. Una sistemazione ritenuta inadeguata dai carabinieri  coordinati da Michele Lastella, che avevano fatto una segnalazione al tribunale di Genova e poi a quello di Savona a cui l’inchiesta è passata per competenza territoriale. La collocazione era stata ritenuta non idonea per la vicinanza con una scuola. Così il sacerdote era stato arrestato ed era finito nel carcere di Pontedecimo.

Domani intanto potrebbe essere deciso dal gip di Savona di ascoltare le due vittime dei presunti abusi in incidente probatorio. Poi per padre Melis potrebbe essere chiesto il rinvio a giudizio. 

Melis, lo ricordiamo, è accusato di avere ripetutamente abusato di un ex chierichetto dodicenne  di Finale ligurie approfittando del suo ruolo e dell’influenza avuta come figura di riferimento nella vita del ragazzino.

La gip genovese aveva sottolineato la pericolosità di Melis puntando sulle modalità con cui aveva agito: “Approfittando della sua qualità di sacerdote, tale da ingenerare fiducia nei minori e indurli a mentire ai genitori – aveva scritto – ha attirato i minori nei suoi appartamenti, tutti adiacenti a luoghi di culto e quindi ritenuti sicuri dai ragazzini; li ha letteralmente ricoperti di regali, facendoli accedere a tutto ciò che un adulto proibisce ai minori e cioè fumo e alcool, cominciando pian piano a sondare una loro eventuale disponibilità sessuale attraverso abbracci, bacetti sulle guance o sul collo”.

Pericolosità, secondo la giudice, “non connessa esclusivamente alla sua qualità di sacerdote e di insegnante, da cui è sospeso, ma anche alla sua capacità, acquisita proprio per effetto delle professioni svolte, di avvicinarsi ai minori, di farsi capire dagli stessi, ponendosi come loro amico e complice”.

Ora la nuova collocazione ai domiciliari sembra garantire non solo l’assenza di contatti con possibili giovani vittime ma anche un vero e proprio percorso di recupero che potrebbe essere utilia anche al momento del processo.

Domani gli avvocati di Melis saranno in Procura a Savona. Probabile che per sentire le due presunte vittime di Melis il gip scelga di ricorrere all’incidente probatorio.

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