Genova. Il pubblico ministero Patrizia Petruzziello interrogherà il prossimo 10 ottobre Fortunato Verduci, il carrozziere altamente indiziato grazie al Dna di essere l’autore dell’efferato delitto del trapano. La notifica dell’avviso a comparire è arrivata oggi ai legali di Verduci Nicola Scodnik e Giovanni Ricco. L’interrogatorio sarà propedeutico alla chiusura delle indagini.
Ma c’è ancora un ultimo definitivo passaggio prima di chiudere le indagini. Sempre la procura ha chiesto al gip un nuovo prelievo del Dna del carrozziere e un’altra comparazione con quello di #UOMO1, vale a dire dell’autore del delitto rimasto ignoto per 29 anni e a cui è stato dato un nome e un volto grazie alla nuove tecniche di estrazione del Dna e alla banca dati nazionale. Prelievo ed comparazione si svolgeranno in incidente probatorio, vale a dire in contraddittorio con eventuali esperti genetisti che sceglierà la difesa. A Verduci, lo ricordiamo, gli inquirenti sono arrivati grazie al Dna di un cugino di terzo grado che era stato arrestato nel 2016 e per questo il Dna era stato conservato. Poi al carrozziere per ben due volte, di nascosto, era stato prelevato il Dna e ne era emersa la totale corrispondenza.
Verduci, indagato per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e della crudeltà, con i suoi legali ha sempre negato ogni addebito. Ora dovrà – se lo vorrà (perché potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere) – difendersi dalle accuse davanti alla pm che in tutti questi anni, ha sempre cercato di arrivare alla verità sull’omicidio di Luigia Borrelli.
Decisive le nuove tecniche di genetica forense e la banca dati Dna dei detenuti
Solo oggi si è potuti arrivare alla soluzione del cold case, come ha spiegato anche il gip Alberto Lippini da un lato grazie all’evoluzione delle tecniche di genetica forense che consentono di estrarre un numero maggiore di marcatori rispetto a trent’anni fa, dall’altro l’inserimento del profilo “in banca dati nazionale del DNA con tutte le comparazioni” (che è pienamente operativa solo da qualche anno, e che “ha consentito di individuare una parentela per via paterna che poi ha condotto all’odierno indagato”.
La svolta è arrivata il 20 ottobre 2023, nello stesso giorno in cui la pm Patrizia Petruzziello – esaurita anche l’ultima pista investigativa sul delitto che aveva portato a sospettare un ex primario del San Martino deceduto nel 2021 – aveva suo malgrado chiesto e ottenuto l’archiviazione delle nuove indagini. Quel giorno però dal Gabinetto di polizia scientifica di Roma è arrivato il risultato che ha clamorosamente svoltato l’inchiesta: il profilo genetico non era quello dell’assassino ma il raffronto aveva stabilito una “legame di parentela paterna” tra il profilo di un uomo che nel 2016 era detenuto nel carcere di Brescia e “l’uomo ignoto la cui traccia genetica è stata rinvenuta sulla scena del crimine”.
Il fascicolo è stato riaperto il giorno successivo, il 21 ottobre e le indagini hanno immediatamente individuato il parente, per parte di padre, del detenuto. Solo sei giorni dopo gli investigatori hanno prelevato di nascosto il dna e il 27 ottobre e – dopo solo un altro giorno – è arrivato il responso della scientifica, quella di una “totale corrispondenza tra le caratteristiche alleliche di Verduci e uomo#1”. Una seconda comparazione, utilizzando un nuovo mozzicone raccolto al carrozziere che era stato convocato con una scusa dalla polizia, è stata fatta a gennaio di quest’anno con lo stesso identico risultato.
Verduci e le sigarette: la stessa marca dopo 30 anni
Per la comparazione gli investigatori della squadra mobile hanno utilizzato due bicchierini di plastica dai quali sia Verduci sia il padre avevano preso il caffé. Ma a Verduci hanno preso anche un mozzicone di sigaretta appena fumata. Una Diana, marca che lui fuma da sempre, la stessa marca di sigarette che fumava l’assassino e che è stata trovata sulla scena del crimine con identico Dna.
“Nel fondo di Vico Indoratori 64 R – ha scritto il giudice Lippini – sono state trovate plurime tracce biologiche di Verduci Fortunato, lasciate il 5 settembre 1995 (in quanto dalle analisi emerge che sono tracce compatibili con l’ora del delitto e non tracce “vecchie” pregresse e risalenti ), sia salivari che ematiche, sparse nel fondo ,localizzate in tutti i punti fondamentali che segnano e seguono le fasi dell’omicidio e quindi in luoghi rilevanti per la dinamica dell’omicidio”.
L’omicidio, hanno ricostruito le indagini ha avuto varie fasi. “L’autore del reato, dopo una fase iniziale di calma in cui ha anche fumato con la vittima, e’ passato ad una fase di aggressione e ha avuto con la vittima una colluttazione in seguito alla quale si e’ evidentemente ferito” scrive il giudice. Ed è proprio questo che ha consentito di trovare il dna di Verduci sia dai mozziconi di sigaretta sia da tre diverse tracce di sangue.
“Sicuramente – scrive ancora il giudice descrivendo la dinamica del delitto – siamo di fronte ad una situazione di “overkilling” ossia ad una modalità di esecuzione del fatto con “tecnica ridondante” ossia l’utilizzo di piu’ modalita’ idonee a causare la morte (pestaggio con pugni e colpi manuali, utilizzo dei frammenti di porcellana di un posacenere, utilizzo di uno sgabello in legno per fracassare il cranio, utilizzo del trapano per perforare la vittima in zone vitali quali il petto e Il collo con macabra ferocia)”.
Il movente della rapina e la ludopatia di Verduci
Il movente secondo l’accusa è stato quello della rapina (anche se questo reato è ormai prescritto). Borrelli con la prostituzione guadagnava bene. Incrociando varie testimonianze dell’epoca e alcune più recenti emerge che ‘Antonella’ guadagnava circa 400-500mila lire al giorno. E teneva i soldi nel portafoglio.
Il delitto si è consumato tra le 21 e le 23 e Verduci secondo l’accusa è stato l’ultimo cliente di Antonella. Ma sulla scena del delitto venne trovata solo la borsa rovesciata: nessun portafoglio e nemmeno i soldi per un caffè. E’ quasi che i due non abbiano avuto un rapporto sessuale perché non sono state trovate tracce di liquido seminale riconducibili a Verduci né sul corpo della donna né tra i numerosi preservativi usati trovati nel basso.
Verduci come secondo l’accusa emerge anche dagli accertamenti della squadra mobile e da quelli ulteriori affidati alla Guardia di finanza era dedito al gioco ed è affetto da ludopatia. Anche di recente avrebbe contratto numerosi debiti di gioco saldati in parte ricorrendo al monte dei pegni.
Il no all’arresto di gip e Riesame
Nonostante sia il gip che il tribunale del Riesame abbiano confermato il “quadro probatorio granitico” nei confronti dell’indagato entrambi hanno negato l’arresto sostanzialmente perché in questi 29 anni Verduci non si è mai reso responsabile di reati e non ci sarebbero quindi le esigenze cautelari. La pm sta valutando se fare ricordo in Cassazione, ma probabilmente a questo punto ha scelto di dare soprattutto una stretta alle indagini per arrivare a un processo.