Reazioni

Toti patteggia, gli avversari politici: “La prova della sua coscienza sporca”

Anche Calenda all'attacco: "Io sono garantista ma in questo caso il garantismo non c'entra più niente"

giovanni toti

Genova. La notizia del patteggiamento chiesto da Giovanni Toti nell’ambito dell’inchiesta per corruzione scatena le reazioni del centrosinistra. I primi a intervenire sono i politici del M5s, con il senatore Pirondini a cui fanno eco i portavoce regionali e nazionali.

“Toti chiede di patteggiare. E meno male che era tranquillo al punto da dichiarare: “dimostrerò la mia innocenza, affronto il processo a testa alta, era tutto regolare”. Ma la verità evidentemente la sapeva anche lui; eppure, ha avuto la faccia tosta di accusare i magistrati di rovesciare il voto dei cittadini”, scrivono dal Movimento.

“A quanto pare, invece, il patteggiamento richiesto è la prova della sua coscienza sporca. Che ora l’ex presidente debba restituire il malloppo, scontare 2 anni e 1 mese e sia interdetto per quell’arco di tempo dai pubblici uffici non ci conforta, perché non rende giustizia per 9 anni di decisioni evidentemente condizionate e fatte solo ed esclusivamente per tornaconto personale e dei propri amici. Certo è che il patteggiamento lancia egregiamente la campagna elettorale di Bucci, che aveva detto di voler ripartire proprio da Toti. Effettivamente è così”.

ORLANDO: “ORA BUCCI PRENDERA’ LE DISTANZE?”

Anche Ferruccio Sansa, consigliere regionale e avversario di Toti alle regionali 2020, va subito all’attacco e non manca di citare il sindaco Bucci: “Diceva di essere innocente. Ma Giovanni Toti ha deciso di patteggiare due anni e un mese per corruzione e finanziamento illecito. Se voi foste così certi di non aver commesso reati, accettereste di patteggiare? Toti con una mano patteggia per reati gravissimi. Con l’altra abbraccia Bucci”, scrive Sansa. “Tocca a voi decidere se volete un potere che patteggia per corruzione. Oppure il cambiamento”, conclude.

Ma le reazioni scattano anche a livello nazionale e un po’ a sorpresa uno dei commenti più duri è quello di Carlo Calenda, leader di Azione: “La storia è chiusa: Toti ha detto ‘questa cosa l’ho fatta’. Sta ammettendo di aver amministrato in un contesto corruttivo. Io sono garantista ma in questo caso il garantismo non c’entra più niente – ha detto a Repubblica – questa ammissione di responsabilità che chiama in causa una coalizione con cui ha governato”.

Per il Pd, in attesa delle reazioni locali parla da Roma Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del partito: “Abbiamo detto che il sistema Toti andava fermato e per questo avevamo chiesto le dimissioni. La richiesta di patteggiamento per corruzione impropria e finanziamento illecito conferma che avevamo ragione. Prendiamo atto che l’ex presidente ha cambiato posizione e ha rinunciato a dimostrare di non aver commesso alcun reato. Questo accordo sancisce uno stato di cose che riguarda Toti e un metodo di amministrare e fare politica”.

Il segretario genovese del Partito Democratico Simone D’Angelo rincara la dose a stretto giro: “La richiesta di patteggiamento avanzata da Giovanni Toti conferma il contesto corruttivo in cui ha governato il centrodestra in Liguria, così come evidenziava il quadro accusatorio della Procura della Repubblica di Genova. È una ulteriore conferma della necessità di un radicale cambiamento in Liguria, che superi la modalità di governo nell’interesse di pochi e non nell’interesse di tutti. A chi si è descritto come perseguitato dalla giustizia preannunciando memorabili scritti, ricordiamo sommessamente che Silvio Pellico non fece mai richiesta di patteggiamento”.

Dai verdisinistra, Carla Nattero, segretaria Sinistra Italiana Liguria e Simona Simonetti, coportavoce Europa Verde Liguria, parlano di “ammissione di colpevolezza”: “Toti non aveva proclamato di voler fare del suo processo un’ occasione per sostenere la sua innocenza e la legittimità della sua richiesta di finanziamenti a imprenditori privati? Un’ occasione per denunciare che la magistratura nel suo caso ha voluto condizionare la politica? Invece tutto viene messo a tacere. Di sostanza una ammissione di colpevolezza che segue quella di Signorini e molto probabilmente sarà seguita per ultimo da Spinelli”.

“L’indignazione di Toti contro la magistratura si è dimostrata un bluff come le tante promesse con cui aveva conquistato la Liguria e Bucci così può fare la campagna elettorale senza il condizionamento del processo dove forse avrebbe dovuto spiegare, visto che molti dei reati contestati riguardano Genova, se non se ne è accorto o se si è girato dall’ altra parte- Comunque una cosa è certa. Il modello Genova ne esce decisamente distrutto da tutta questa vicenda”, concludono da Avs.

“In questi mesi, la vicenda giudiziaria dell’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha messo in luce una serie di contraddizioni e ipocrisie che non possono più essere ignorate. Toti, che per mesi ha proclamato la sua onestà e quella della sua amministrazione, oggi patteggia con i PM, ammettendo implicitamente la propria colpevolezza. Un patteggiamento che prevede una pena di due anni e un mese, oltre a una multa di 84.000 euro, non è solo una questione personale, ma rappresenta un duro colpo alla credibilità dell’intero centrodestra ligure”.

Il capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale Gianni Pastorino, osserva: “Ciò che emerge da questa vicenda è una gestione del potere caratterizzata da arroganza e opacità, dove per troppo tempo si è raccontata una realtà lontana dalla verità. Il patteggiamento di Toti è il riconoscimento di colpevolezze gravi, nonostante per mesi abbia dichiarato pubblicamente il contrario. Questo è inaccettabile, soprattutto per chi ha responsabilità verso i cittadini”.

“Nel frattempo, il centrodestra propone come candidato alle prossime elezioni regionali Marco Bucci, legato a doppio filo all’amministrazione Toti – dichiara anche Pastorino – È una scelta che stupisce per la sua incoerenza: come si può proporre per il governo della Liguria chi ha condiviso e sostenuto ogni scelta e operazione dell’ex Presidente? È evidente che la candidatura di Bucci rappresenta una continuità politica con una gestione già bocciata dai fatti e dalle indagini giudiziarie. Questa situazione non riguarda solo le elezioni regionali, ma ha ripercussioni inevitabili anche sul Comune di Genova. Se Bucci dovesse perdere, sarebbe la conferma della fine di un ciclo politico segnato da scandali e fallimenti. È tempo che il centrodestra si assuma le proprie responsabilità e che chi ha sbagliato paghi per le proprie azioni. È arrivato il momento della chiarezza e della trasparenza verso le cittadine e i cittadini. La Liguria merita di più, merita un’amministrazione che lavori con onestà e per il bene comune, senza ombre e senza compromessi”.

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