Il commento

Stadio, dopo gli scontri le partite a porte chiuse. La rabbia dei commercianti: “Oltre al danno la beffa”

L'afflusso dei tifosi "veri" ha portato a far crescere una economia intorno al Ferraris, oggi penalizzata da scelte considerate dannose e poco efficaci

stadio marassi ferraris

Genova. Dopo gli scontri tra ultras e polizia nell’infuocata notte del derby, ieri è arrivato il pugno duro del prefetto che ha predisposto la partita a porte chiuse per la sfida di questo pomeriggio tra Genoa e Juventus. Una “punizione” attesa e “benedetta” dallo stesso ministro Matteo Salvini, ma che in queste ore sta di fatto scontentando un po’ tutti a partire dai commercianti di Marassi che intorno alla vita del Ferraris, da sempre, hanno costruito una economia che oggi subirà un altro duro colpo.

Oltre il danno la beffa –  sintetizza Roberta Toscano, presidente del Civ “Nel cuore di Marassi” commentando questa decisione – a Marassi abbiamo una serie di attività che vivono anche grazie allo stadio, come bar, ristoranti, pizzerie e che oggi avranno un danno ulteriore oltre a quelli già patiti in questi giorni“. Una economia legata ai tifosi, “quelli veri“, che la partita la vivono come un momento di festa, tra amici e famiglia, con gli incontri di calcio che diventano momenti conviviali e di relax, magari da accompagnare ad un pranzo, una cena, un aperitivo o comunque un appuntamento al bar.

“Resta inoltre il dubbio dell’utilità di questa decisione – continua Toscano – gli scontri sono avvenuti fuori dallo stadio, non dentro, e ad oggi non è escluso che si possano ripetere sempre qua, a Marassi. Quindi una scelta che non è per forza quella giusta, anzi”.

Il quartiere di Marassi, i suoi negozi e i suoi residenti, hanno un rapporto complesso con lo stadio Ferraris, da sempre croce e delizia del quartiere: “Se qua non ci fosse lo stadio e il mercato credo che questo sarebbe l’ennesimo quartiere dormitorio – continua Roberta Toscano – qua il commercio, anche quello di vicinato, continua a reggere. Il problema non sono le partite in sé, ma il calendario. Oramai sono anni che si gioca ad orari e giorni sempre diversi, non è più solo la domenica, ma praticamente in tutti i giorni della settimana e in tutti gli orari“. Un assetto che è una fatica e un problema per tutti: “Ci sono dei negozi che devono chiudere in caso di partite, come quelli in via del Piano. Un danno economico che nessuno risarcisce

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