L'esame del dna

Risolto il giallo delle ossa ritrovate a Casella: sono di Giovanni Trucco, scomparso nel nulla 17 anni fa

A dicembre il Ris aveva accertato che la mandibola trovata da un passante lungo il torrente Scrivia era di un uomo. Ora la comparazione e il responso finale

ossa casella giovanni trucco

Genova. Risolto, grazie al Ris di Parma, il giallo delle ossa ritrovate a Casella due anni fa. La mandibola con protesi dentaria rinvenuta il 29 agosto 2022 da un passante vicino al corso del torrente Scrivia appartiene Giovanni Trucco, scomparso nel 2007 da Busalletta, non lontano da dove fu ritrovata la sua auto.

Trucco aveva 85 anni al momento della scomparsa e viveva a Montoggio. La mattina del 9 novembre 2007 era uscito con la sua auto e non aveva più fatto rientro a casa. Non vedendolo rientrare i familiari avevano dato l’allarme. L’auto era stata ritrovata la sera stessa a 4 km di distanza, presso la piccola stazione ferroviaria di Busalletta (Genova). 

Dell’uomo o del suo cadavere poi nessuna traccia per 15 anni tanto che nel 2018 i famigliari avevano avviato la richiesta di dichiarazione di “morte presunta”. Ora – informati dalla comandante della polizia locale di Casella Federica De Lorenzi – potranno dare ai resti del loro congiunto una degna sepoltura. 

Il ritrovamento delle ossa aveva fatto aprire un fascicolo in Procura a Genova per istigazione al suicidio, iscrizione che consentiva di avviare gli accertamenti tecnici anche perché a qualche mese dal ritrovamento della mandibola gli inviati della trasmissione televisiva Chi l’ha visto avevano trovato altri resti ossei.

Le indagini avevano rinnovato le speranze per diverse famiglie di persone scomparse senza lasciare traccia. Tra loro quella di Riccardo Lorenzelli, 93 anni, scomparso da San Fruttuoso nel 2008.

E soprattutto quella di Maria Imparato, scomparsa proprio da Casella il 14 febbraio 1995. Le figlie, Sabrina e Daniela Roccu, non si sono mai arrese nel cercare la verità sulla scomparsa della madre e hanno chiesto più volte alla Procura di Genova di riaprire le indagini e consentire nuovi accertamenti.

Nel dicembre dell’anno scorso, però il primo esame del Ris aveva accertato che la mandibola apparteneva a un uomo e non a una donna. E ora, la comparazione del dna ha dato a quelle ossa un nome e un cognome.

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