Omicidio colposo

Gli diagnosticano un mal di schiena, ma era un aneurisma: così è morto lo zio delle gemelle D’Amato e due medici ora rischiano il processo

Daniele D’Amato era morto nel 2021 a 48 anni. Era stato visitato e dimesso più volte in pochi giorni a Novi ligure e al San Martino: poi la Tac e l’intervento d’urgenza, arrivato troppo tardi

Daniele D'Amato

Genova. La pm Francesca Rombolà ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di due medici in servizio al pronto soccorso degli ospedali di Novi ligure e del San Martino di Genova per la morte di Daniele D’Amato, zio di Asia e Alice, le gemelle campionesse di ginnastica artistica.

D’Amato era morto il 1 giugno di tre anni fa. L’uomo, 48 anni, si era presentato ben quattro volte in ospedale nel giro di tre giorni lamentando un forte mal di schiena, liquidato con accertamenti insufficienti e poi dimesso. Solo cinque giorni dopo il primo accesso al pronto soccorso al 48enne era stata fatta una tac con contrasto che aveva riscontrato una ‘dissecazione aortica’. A quel punto era stato operato d’urgenza ma l’intervento a quel punto non era stato sufficiente a salvargli la vita.

D’Amato era arrivato la prima volta alle 2 e mezza di notte del 23 maggio 2021 al pronto soccorso dell’ospedale di Novi ligure lamentando dolori lombari che arrivavano fino alle gambe e uno stato di agitazione psicomotoria. Dopo gli esami del sangue che avevano rilevato fra l’altro globuli bianchi in percentuale molto elevata e la pressione molto alta, all’alba, intorno alle 7 e mezza, aveva lasciato il pronto soccorso per poi tornarci, tuttavia, solo quattro ore dopo, trasportato con l’elisoccorso per sintomi analoghi. 

Ma il medico non avrebbe fatto – sostiene l’accusa nel capo di imputazione – “i necessari approfondimenti clinici e il paziente era stato dimesso con la diagnosi di “lombalgia” “senza approfondire il caso mediante osservazione clinica e l’esecuzione di ulteriori esami, omettendo pertanto di trattenere il paziente in ospedale per adeguato monitoraggio clinico ed approfondimenti”. Dimesso intorno alle 13.30 dal pronto soccorso di Novi ligure, solo cinque ore dopo dello stesso giorno, alle 18.30 l’uomo si era presentato al pronto soccorso del San Martino di Genova. Qui gli erano stati fatti i raggi alla schiena e ancora una volta il paziente era stato dimesso sempre con la medesima diagnosi: lombosciatalgia.

Tre giorni dopo, il 26 maggio, era tornato al San Martino sempre con un fortissimo mal di schiena insieme a un dolore addominale. Questa volta viene finalmente ricoverato ma solo due giorni dopo, il 28 maggio gli viene fatta una tac con contrasto. E’ solo in quel momento che i medici si accorgono che si tratta di un aneurisma addominale (‘dissecazione aortica’ è la diagnosi). Viene operato d’urgenza ma morirà tre giorni dopo, il 1 giugno appunto.

In corso di indagine era stati numerosi i medici indagati dopo la consulenza tecnica chiesta dal pm, ma rispetto a molti di loro, in particolare ai medici intervenuti nell’ultimo ricovero, la Procura non ha ravvisato il ‘nesso causale’,  e ha deciso per l’archiviazione. I due professionisti per i quali è stato chiesto dalla pm Francesca Rombolà il rinvio a giudizio (il medico di Novi ligure è difeso da Gianluca Franchi e Salvatore Leggio mentre il medico del San Martino è assistito dagli avvocati Antonio Rubino e Giuseppe Caccamo) sono accusati di omicidio colposo.

I famigliari di D’Amato, e in particolare il padre Luciano D’Amato, che nel 2022 ha perso anche l’altro figlio, Massimo, il papà di Alice e Asia, sono assistiti dall’avvocato Alberto La Camera. Stamattina c’è stata davanti al gup Angela Nutini l’udienza preliminare che tuttavia è stata rinviata al 14 ottobre.

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