Occasione persa

Derby di Genova, che brutta figura: dopo i fatti di ieri rischia di non essere più lo stesso fotogallery

Ci vorrà del tempo per riprendersi da quanto successo: la tensione ha snaturato la storia del derby, senza coreografie e in una atmosfera cupa. Ridateci il sano "menaggio" e basta violenza

Genova. Inutile negarlo, Genova aveva una sola partita di calcio che catalizzava l’attenzione mediatica e per cui è famosa in Italia e nel mondo, alla luce della mancanza delle due squadre da palcoscenici internazionali da troppo tempo: il derby. Sino a ieri.

È quasi inevitabile pensare che la partita del 25 settembre, nelle fasi di avvicinamento e negli strascichi, può rappresentare una cesura da cui ci vorrà del tempo per riprendersi e un’occasione persa per far tornare la città, le due squadre e i loro tifosi sul palcoscenico che meriterebbero.

L’escalation di tensione sfociata negli scontri prima e dopo il match ha reso l’atmosfera allo stadio completamente diversa rispetto ai derby coloratissimi ai quali ci si era ormai abituati, non certo privi di frasi ‘poco carine’ all’indirizzo degli avversari, ma pur sempre nel perimetro di ciò che è ‘l’anomala norma’ in uno stadio. L’assenza di coreografie, giustificata dall’intensificazione dei controlli per evitare che entrassero gli striscioni rubati dai genoani al club Ultras Tito (misura fallita, visto che sono comparsi) è stato solo l’inizio. Il tifo non è stato come al solito, né a livello di cori, né di condivisione da parte di tutto lo stadio.

Il mondo ultras (e qui bisognerebbe aprire molte parentesi sulle nuove gerarchie in Gradinata, con gruppi giovani fuori controllo) per la prima volta dopo anni è sembrato totalmente scollato dal resto dei tifosi, un mondo che è quello che rappresenta il motore stesso del tifo e delle coreografie entrate nella storia, va detto. Alcuni esempi negativi avevano già reso famoso il Ferraris: la consegna delle maglie dei rossoblù in Genoa-Siena (2012) o il lancio dei rubinetti dei bagni sul terreno di gioco in un’altra nottata di Coppa Italia: Sampdoria-Bologna (1999) con Pagliuca, portiere dello storico scudetto che in quel momento giocava negli avversari, diventato suo malgrado bersaglio dei tifosi che lo avevano osannato per anni, ma che volevano a tutti i costi interrompere la partita contro la squadra che li aveva condannati alla retrocessione.

Anche ieri ci sono stati due episodi che hanno mostrato quanto al mondo ultras, in questo momento, non interessi il risultato. Il primo: pochi minuti dopo il gol di Pinamonti qualcuno dalla Nord lancia un fumogeno che quasi colpisce Leali, il quale si spaventa compiendo un piccolo balzo. Il Genoa aveva la palla e stava attaccando, non c’era alcuna giustificazione per interrompere il ritmo. La stessa cosa è accaduta nella ripresa lato Samp: fumogeno lanciato dalla Gradinata Sud con Borini che corre a portarlo via perché l’interruzione avrebbe rallentato il tentativo di recupero dei blucerchiati.

Intenti a giocare una loro partita, che non c’entrava nulla con quella disputata sul rettangolo di gioco, gli ultras hanno prima esposto striscioni a ripetizione sui fattacci del 5 maggio (pestaggi in piazza Alimonda e poi la devastazione del club Utc) e le varie conseguenze. Nella ripresa in Gradinata Nord è apparso il bottino di quella notte. In Sud stop alle bandiere e rimossi quei pochi vessilli appesi sopra gli ingressi. Poi, ancora prima del fischio finale, diversi hanno lasciato gli spalti per iniziare le manovre di sfondamento e venire a contatto. La geografia nelle Gradinate è cambiata, più parcellizzata con nuove leve poco inclini allo stare nei ranghi. Se questo è il futuro del tifo in entrambe le squadre allora è possibile che questo non resti un episodio isolato.

Dei 28.575 spettatori risultanti dai biglietti venduti parecchi sono rimasti a casa. Si vedeva a occhio nudo. Una sconfitta per tutti, a cui il prezzo del biglietto ha contribuito solo in parte. Non c’erano le condizioni per vivere il derby con la giusta rivalità, anche dura, ma una volta terminato tutti a casa, com’è sempre stato e che ha reso unica questa partita e il suo contorno. L’appello del sindaco di Genova e dei due allenatori non è servito. Era già tutto scritto a quanto pare, visto anche il coinvolgimento di persone legate ai gruppi marsigliesi, per un confronto che ha assunto i contorni di guerriglia tra bande.

Il derby di Genova, dopo i fatti di ieri, rischia di non essere più lo stesso.

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