Le indagini

Delitto del trapano: il carrozziere individuato grazie al dna di un parente in carcere

Si chiama Fortunato Verduci ed è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi

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Genova. Si chiama Fortunato Verduci ed è dipendente in una carrozzeria di Staglieno il 65enne indagato per il delitto del trapano per il quale la Procura ha chiesto l’arresto. Il carrozziere con il vizio del gioco, quando lunedì mattina gli sono arrivati a casa gli investigatori della guardia di finanza e della squadra mobile, ha negato di aver mai conosciuto ‘Antonella’, alias Maria Luigia Borrelli, barbaramente uccisa nel basso di vico degli Indoratori 64, dove si prostituiva per saldare i debiti con gli strozzini.

Le nuove indagini sul Dna

Ad accusare il carrozziere c’è però il dna. Sul luogo del delitto furono trovate alcune macchie di sangue che rivelarono dna maschile, Ogni comparazione nel corso delle indagini era peró risultata vana, compresa quella sull’ex primario del San Martino (e deceduto nel 2021) eseguita un anno fa. Invece un anno fa grazie alle nuove analisi e soprattutto alla maxi banca dati del ministero della Giustizia che contiene il dna delle persone detenute per delitti non colposi e attiva dal 2017 è arrivata la svolta.

Il profilo genetico è risultato “simile” a quello di un uomo detenuto nel carcere di Brescia, un lontano parente da cui gli investigatori sono risaliti a un parente più prossimo. E da lì, facendo combaciare vari elementi, avrebbero trovato  quello che per l’accusa è l’assassino di Luigia Borrelli.

Verduci, che risiede a Marassi, lo stesso quartiere della sua vittima, ha negato di conoscerla ma poi si sarebbe difeso anche dicendo che avrebbe potuto essere lì, come molti altri clienti della donna, ma questo non dimostrerebbe che l’ha uccisa.

Su di lui sono stata compiute in questi mesi accurate indagini economico-finanziarie da cui sarebbe emersa la sua dipendenza dal gioco d’azzardo: grosse spese e debiti ingenti. Per la Procura aveva un costante bisogno di denaro e probabilmente voleva solo rapinare Luigia Borrelli: sapeva dove si prostituiva e ha atteso che accumulasse gli incassi della giornata di lavoro.
Lei ha reagito e lui l’ha uccisa in modo efferato, sostengono gli inquirenti. E ancora ieri, al momento della perquisizione, gli investigatori hanno trovato le ricevute di giocate pesanti.

Omicidio aggravato da futili motivi e crudeltà

Verduci è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà come dimostrano i 15 fori di trapano rilevati sul collo e sul torace della ex infermiera La donna era stata precedentemente colpita a calci e pugni e poi con uno sgabello che l’ha tramortita. La Procura di Genova, aveva chiesto la custodia cautelare, richiesta che tuttavia a luglio è stata respinta dal gip Alberto Lippini.

Secondo il giudice, che avrebbe confermato tuttavia la gravità del quadro indiziario, i 29 anni trascorsi dal delitto non consentono di rilevare la sussistenza concreta delle esigenze cautelari, vale a dire il rischio di reiterazione del reato, il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove.

I pm: “E’ ludopatico, può commettere altri reati”

La procura contro la decisione del gip di rigettare la richiesta di custodia cautelare ha presentato appello davanti al tribunale del riesame. L’udienza si terrà il 23 settembre ed è stata notificata all’indagato che da oggi è difeso dagli avvocati Giovanni Ricco e Nicola Scodmik.

Era stata la figlia Francesca Andreini che allora aveva 19 anni, ad allarmarsi quando la mattina dopo aveva visto che la madre non era rientrata a casa. E così aveva chiamato Adriana Franega, la donna la madre aveva raccontato di fare assistenza come infermiera privata.

Francesca, come il fratello Roberto, non sapevano che la mamma aveva una doppia vita, costretta a prostituirsi perché assediata dagli strozzini dopo che il marito era morto lasciandola in una mare di debiti. Circa 250 milioni di vecchie lire.  Adriana Franega in realtà era un’ex prostituta proprietaria del basso che Luigia Borrelli aveva affittato per ricevere i clienti. Fu lei quella mattina ad aprire la saracinesca del basso e a trovarsi di fronte a un omicidio efferato. Luigia Borrelli era a terra tra il letto e il televisore acceso, in una pozza di sangue. Il trapano con la punta conficcata nella gola della donna. E altri 14 fori tra il collo e il torace. Ma prima Borrelli era stata trattenuta a forza, picchiata con calci e pugni, colpita in testa con uno sgabello. Dalla borsa mancava il portafoglio con l’incasso.

Francesca Andreini, assistita dall’avvocato Rachele De Stefanis, si è detta “incredula” e, allo stesso tempo “piena di speranza che, questa volta, sua madre possa ottenere giustizia”. La donna, che oggi ha 48 anni, non vive più a Genova e ha scelto di parlare solo tramite la sua avvocata. Troppo doloroso ricordare un vicenda che l’ha portata a perdere tutta la sua famiglia visto che il fratello Roberto dieci anni fa, si era suicidato lanciandosi dal ponte Monumentale. Soffriva di depressione e probabilmente, non aveva mai superato la tragedia dell’assassinio della madre.

 

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