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Cavo: “Troppi centri commerciali, Bucci rimandato”. La replica: “Siamo la città con meno supermercati”

Botta e risposta dal sapore elettorale all'assemblea pubblica di Confcommercio. Il sindaco: "Diatriba senza senso". Lo studio: Genova all'82esimo posto in Italia per libertà economica

Genova. Il sindaco Marco Bucci? “Sul commercio dobbiamo dire: rimandato a settembre“, o per meglio dire a ottobre. È il giudizio di Alessandro Cavo, presidente di Ascom Confcommercio Genova, a margine dell’assemblea pubblica dell’associazione sul tema La Genova che verrà. Presente all’evento anche il primo cittadino, candidato presidente della Liguria per il centrodestra, ormai in piena campagna elettorale.

E se Bucci dovesse replicare in Regione le stesse politiche adottate a Genova? “Se parliamo di grandi centri commerciali assolutamente no, purtroppo hai idee completamente diverse dalle nostre – risponde Cavo -. Se parliamo di Ztl no, perché noi vogliamo i parcheggi prima delle Ztl: adesso, dopo mesi di discussioni, abbiamo raggiunto un punto d’accordo per i sette parcheggi in centro che saranno ancillari ai flussi diretti in centro”.

“Su tante altre cose – riconosce il presidente di Confcommercio Genova – ha lavorato bene. Sulla parte infrastrutturale, che è un vecchio cavallo di battaglia di Confcommercio, il sindaco Bucci crede. Abbiamo bisogno di una forte accelerazione sulla Gronda, da troppi anni promessa e non realizzata. Abbiamo bisogno che il Terzo Valico e il nodo ferroviario di Genova arrivino. E bisogna dare la sveglia ad Autostrade perché A10 e A12 sono un continuo cantiere e arrivare come turista o lavoratore è sempre più difficile”.

A strettissimo giro la risposta di Bucci: “Genova è la città che ha meno supermercati in assoluto tra tutti i capoluoghi di provincia in Italia in proporzione al volume: sono circa il 50% di tutto il commercio, nelle altre grandi città sono il 70%”. In effetti, in base a un’analisi pubblicata dallo studio Nielsen nel 2023, in provincia Genova la quota di mercato della media e grande superficie di vendita raggiunge il 53,3% contro il 69,1% nazionale, mentre a Milano si attesta all’81,2%. Sempre Nielsen, tuttavia, certifica che a Genova ci sono 238 metri quadrati di grande distribuzione ogni mille abitanti, mentre Milano ne ha solo 210,4.

Questa diatriba è priva di senso – riprende Bucci -. Quello che ha senso invece è costruire un commercio in grado di rispettare i flussi del futuro. Bisogna essere competitivi con l’online e la tendenza dei giovani che comprano in modo completamente diverso. Bisogna andare su questi trend che sono il futuro del mondo. Noi abbiamo fatto tantissimo per il commercio e stiamo lavorando molto bene. I dati lo dicono: aumento dei posti di lavoro (da 27mila a 35mila dopo sette anni) e aumento del Pil pro capite, che vale per tutti”.

D’altro canto il candidato progressista Andrea Orlando, la cui coalizione non è così netta sul tema delle infrastrutture, ha proposto una moratoria regionale per i grandi centri commerciali. “Ne parleremo, non l’abbiamo ancora incontrato – interviene Cavo -. La moratoria è qualcosa che chiediamo da molto tempo. Devo dire però, ahimé, che è come chiudere il recinto quando i buoi sono scappati perché ne abbiamo in tale quantità che non sappiamo più dove metterli. Sulle infrastrutture bisogna esaminare la posizione, noi sicuramente siamo molto favorevoli. Diamo una priorità, ci sono alcune opere che ci interessano più di altre: il nostro barometro è il libro bianco delle infrastrutture edito da Uniontrasporti per le Camere di commercio ed è il documento su cui fondiamo le nostre richieste”.

Lo studio presentato oggi da Confcommercio, elaborato insieme all’Istituto Bruno Leoni, non fotografa una situazione così rosea. Genova, tra 100 capoluoghi italiani presi in considerazione, risulta all’82esimo posto nella graduatoria nazionale per la libertà economica. In vetta alla classifica ci sono Bolzano, Vicenza e Cuneo, agli ultimi posti Napoli, Catania e Isernia. Il capoluogo ligure appare come una città che tassa molto l’attività economica, ha un livello di spesa pubblica non eccessivo ma dominato dalle spese correnti e gravato da un vasto debito. E soprattutto non cresce dal punto di vista economico come polo di attrazione di imprese e lavoro.

“Noi vogliamo che sia facile impiantare un’impresa a Genova e pensiamo soprattutto ai problemi delle infrastrutture – conclude Cavo -. Per noi la Genova che verrà sarà una Genova bellissima e vivibile, questo è ciò per cui lavoriamo. Chiediamo alle forze politiche di seguire i nostri consigli, ne diamo da anni e non sempre vengono seguiti. Ogni nostra proposta sarà costruttiva”.

 

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