Previsioni

Lavoro, a Genova calano le nuove assunzioni: 1.160 in meno nei prossimi tre mesi

I dati del sistema Excelsior: previste 18.810 entrate, il 6,1% in meno rispetto a un anno fa. E per la maggior parte (76%) è lavoro precario. Sull'occupazione è scontro tra Bucci e il Pd

lavoro assunzione

Genova. Calano le nuove assunzioni previste in provincia di Genova. È quanto certificano le ultime rilevazioni del sistema Excelsior di Unioncamere. Nel periodo settembre-novembre 2024, infatti, sono 18.810 le entrate programmate nel mondo del lavoro, 1.160 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 con una variazione in negativo del 6,1%. Dati che arrivano dopo quelli diffusi dall’Istat che evidenziano un crollo dell’occupazione in Liguria nel secondo trimestre del 2024 dopo tre anni di continua crescita.

Considerato il solo mese di settembre, le entrate previste sono 7.030, ancora in crescita dall’anno scorso (sono 270 in più, con un aumento del 3,8%). Solo nel 24% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 76% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita). Domina il settore dei servizi (78%).

Generico settembre 2024

Le assunzioni all’orizzonte riguardano per il 28% dirigenti, specialisti e tecnici, quota superiore alla media nazionale, però le professioni più richieste sono sempre le stesse: nei prossimi mesi a Genova e provincia serviranno 2.530 addetti alla ristorazione (di cui 830 camerieri, 490 aiuto cuoco, 420 banconieri), 1.710 addetti alle vendite, 1.510 addetti alle pulizie che insieme concentrano il 29% delle entrate previste. Ma si cercano anche 840 operai specializzati nelle costruzioni 790 conduttori di veicoli.

Nel 52% dei casi le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Il 31% delle assunzioni riguarda giovani under 30, il 22% personale laureato. Nel 64% dei casi viene richiesta esperienza professionale specifica nel settore. La maggior parte dei nuovi assunti (59%) sarà nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

Bucci: “I nostri dati dicono il contrario”. Il Pd attacca: “Basta narrazioni superficiali”

Il tema dell’occupazione oggi è finito al centro della campagna elettorale. Al sindaco Marco Bucci, candidato del centrodestra, è stato chiesto un commento sui dati Istat che certificano una forte contrazione dell’occupazione in Liguria, con 15mila posti di lavoro persi in controtendenza rispetto al Nord Ovest e all’Italia: “I dettagli che abbiamo noi per Genova dicono esattamente l’opposto: siamo in crescita. Alla Spezia i dettagli sono esattamente l’opposto, cioè sono in crescita. A Imperia sono in crescita. Probabilmente stanno scendendo a Savona, chiedetevi come mai”. Dettagli di cui al momento non esiste riscontro, visto che Istat non li ha reso noti a livello provinciale.

“Il centrodestra che governa Genova e la Liguria da dieci anni ha fallito sulle politiche per le imprese e per il lavoro. E cosa fa Bucci? Non solo banalizza una questione seria come quella dell’occupazione, ma lo fa con una battuta sprezzante su Savona, quasi fosse un territorio di serie B, dicendo che, se posti di lavoro si sono persi, forse si saranno persi a Savona – attacca Roberto Arboscello, consigliere regionale uscente del Pd -. Il sindaco Bucci è nervoso e quando i dati lo smentiscono. Invece di dialogare, sfugge, per giunta con battute di cattivo gusto. Basta con le narrazioni superficiali e le offese. La nostra regione merita molto di più”.

“Genova ha sempre meno abitanti e una età media sempre più avanzata – interviene la Cgil in una nota -. I settori economici a basso valore aggiunto come servizi, terziario e turismo sono predominanti e sono i settori dove maggiormente il lavoro è precario, povero e con larghe sacche di irregolarità. Nell’industria continuano le grandi vertenze alle quali se ne affiancano di nuove e i giovani sempre più spesso scelgono altre città per costruire il proprio futuro. Genova, tra le grandi città del centro nord, è tra quelle con il tasso di occupazione più basso e il Pil  pro capite aumenta in modo contenuto quasi esclusivamente in conseguenza al calo demografico di oltre 36mila abitanti dal 2014 al 2021. Questa è la realtà con la quale ci si deve confrontare: non basta spargere ottimismo per invertire una rotta ormai intrapresa da troppo tempo. Al di là dei dati, sarebbe utile che da parte delle Istituzioni si affrontassero i problemi in modo maggiormente costruttivo per dare risposte serie e concrete a lavoratrici e lavoratori e cittadini, decidendo quale tipo di sviluppo si vuole dare al territorio a partire dalle grandi opere, portuali e non, e a quanta e quale tipo di occupazione questi cantieri potranno generare”.

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