L'analisi

Amiu, l’allarme di Usb: “Azienda in difficoltà, cittadini e lavoratori pagano le scelte sbagliate”

"Piano industriale disatteso, lavori agli impianti in grave ritardo, problemi di spazio e incertezze sul futuro. Genova non merita tutto questo"

Volpara e i parcheggi esterni

Genova. “Mancano gli spazi, i progetti sono in ritardo e oggi stiamo pagando le scelte sbagliate fatte in questi anni”. Questa in sintesi la lettura dello stato dell’arte di Amiu da parte di Usb che in mercoledì ha incontrato i vertici aziendali e i dirigenti comunali per fare il punto della situazione sulle criticità del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti di Genova.

Una situazione che secondo il sindacato di base è diventata cronica e urgente per una serie di congiunture, definite come una vera e propria “tempesta perfetta”. Da un lato, infatti, si stanno verificando problematiche riguardo lo stoccaggio e smaltimento dei rifiuti raccolti mentre dall’altro ad oggi i progetti e gli investimenti strutturali sono ancora alla fase iniziale.

“Il problema è che siamo legati a discariche non gestite dall’azienda – spiega Paolo Petrosino delegato dell’Unione sindacale di base per Amiu – e che in questi giorni hanno subito delle chiusure per cause tecniche. L’impianto Aral di Alessandria, dove al momento conferiamo l’indifferenziato, è stato chiuso per diversi giorni, mandando in tilt la nostro filiera. Quando succedono cose del genere non sappiamo letteralmente dove mettere i rifiuti se non stoccarli nei camion impiegati per la raccolta, con tutte le conseguenze del caso”.

Presidio Usb vigili del Fuoco

Un tema che di fatto “Non può essere considerato come una emergenza visto che da 12 anni siamo in questa situazione dopo la chiusura di Scarpino – sottolinea Maurizio Rimassa, coordinatore regionale di Usb – oggi a questo si aggiunge una fase difficile dei rapporti tra Amiu e Melandri, la ditta che ha in appalto il trasporto fuori regione dei rifiuti e che chiede un revisione del contratto per via degli extracosti del servizio”. Un vincolo che spesso, secondo Usb, influisce sul servizio: “Noi scarichiamo i rifiuti in base ai camion che questa azienda fornisce, e non in base alle necessità del servizio di nettezza urbana”, specifica Petrosino.

A questa situazione, “alla giornata”, si affianca la carenza di spazi per i mezzi di servizio, oggi stipati alla Volpara. “Anche in questo caso il piano dell’azienda non è chiaro – continua Petrosino – a breve dovrebbero iniziare i lavori per il rifacimento dell’impianto e di fatto ad oggi non sappiamo dove sarà organizzato un deposito temporaneo. Il Comune ci ha rassicurato che stanno pensando a delle soluzioni, ma ad oggi sul tavolo non c’è nulla di concreto”.

E poi il tema degli impianti: “La realizzazione del tbm di Scarpino è in grande ritardo e solo in questi giorni stanno iniziando le operazioni di palificazione del terreno – spiega Roberto Delogu, delegato ambientale Usb – mentre per l’impianto di Sardonella, dove si lavora la differenziata della plastica, non è stato centro l’obiettivo di inserire il progetto di riqualificazione nel Pnrr. Ci è stato assicurato che i lavori si faranno, ma costeranno all’azienda 10 milioni. Un’occasione persa che pagheranno i contribuenti”.

Da Marassi a San Martino, i tappeti di sacchetti dell'immondizia vicino ai cassonetti

Dal quadro a tinte cupe di Usb non può mancare la stoccata al progetto dei nuovi cassonetti smart, i cosiddetti bilateri, i quali, dopo la sperimentazione in Val Bisagno e nel levante cittadino, non saranno posizionati nel ponente cittadino a causa delle interferenze emerse con il progetto dei quattro assi di forza del trasporto pubblico: “L’appalto è fermo e in questi mesi sono emerse tutte le criticità che Usb aveva pronosticato quando l’azienda stava per adottare un sistema che in grandi città, vedi Roma, è stato scartato perché inefficace e insostenibile”.

E’ una azienda in difficoltà, che non guarda avanti e che oggi sta pagando per le scelte sbagliate del passato – concludono i rappresentanti di Usb – scelte che ricadono sui cittadini e sui lavoratori stessi, visto che in una situazione dei carichi di lavoro le assunzioni sono minime, i precari vengono regolarizzati con il contagocce e i contratti trimestrali non sono assorbiti mentre vengono utilizzate le clausole elastiche dei part time. Nella prima campagna elettorale il sindaco Bucci si era impegnato per il rilancio di Amiu, ad oggi, acquisita la trasformazione in house, siamo una azienda senza impianti degni di questo nome, senza aree, con la differenziata al 50% e di fatto con il piano industriale completamente disatteso. Siamo convinti che il rilancio di Amiu sia un dovere non solo nei confronti dei lavoratori, ma di tutta la cittadinanza. Vogliamo essere messi nelle condizioni di far bene il nostro lavoro, e per farlo non bastano le promesse ma ci vogliono azioni concrete – rilanciano – Pertanto ci riserviamo il diritto di intraprendere tutte le forme di lotta necessarie ad offrire alla cittadinanza un servizio adeguato ed a garantire un futuro agli oltre 1800 lavoratori di Amiu.”

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