Il caso

Taglio alberi a Brignole, scatta la mobilitazione: “Servono altri test”. Ma Aster insiste: “Impossibile salvarli”

Da lunedì previsto l'abbattimento di 15 pini "a rischio crollo" in viale Thaon di Revel, i comitati preparano la protesta. Sotto accusa i lavori eseguiti nel 2017

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Genova. Monta la polemica sul taglio di 15 pini marittimi in viale Thaon di Revel, di fronte alla stazione Brignole, annunciato ieri da Aster e definito “indispensabile” per ragioni di sicurezza, poiché tutte le piante sarebbero a rischio crollo. Nelle chat e sui gruppi di comitati e associazioni ambientaliste rimbalzano gli appelli a organizzarsi per bloccare i lavori di abbattimento che dovrebbero iniziare lunedì 19 agosto approfittando del traffico ancora ridotto. Sotto accusa, ancora una volta, la partecipata del Comune e la stessa amministrazione di Tursi per le modalità di gestione del verde.

“Per determinare se un albero va abbattuto esistono analisi strumentali che non sbagliano – spiega Marco Corzetto, esperto agronomo interpellato da Genova24 -. Esistono test avanzatissimi, svolti con strumentazione da decine di migliaia di euro, in grado di leggere le resistenze dell’apparato radicale rispetto alla chioma e al sito su cui l’albero è inserito. Sono analisi che richiedono tempi più lunghi di una semplice osservazione visiva. Il sospetto è che si voglia tagliare per risparmiare sui costi. Gli alberi comportano elevate spese di manutenzione, è vero, ma svolgono una funzione importantissima per la vita delle persone”.

Analisi approfondite che tuttavia sarebbero state fatte, secondo quanto riferisce Giorgio Costa, responsabile della divisione verde di Aster: “I controlli – spiega – vengono fatti ciclicamente sulla base di un protocollo nazionale e quegli alberi sono stati analizzati anche in passato. Quando il limite di criticità supera una certa soglia, diventano pericolosi e vanno eliminati. Le soglie sono date da parametri statici oggettivi: vengono eseguite prove di trazione che simulano la forza prodotta da un vento intenso, intorno ai 100 km/h. In questo modo si valuta l’elasticità del tronco e della parte basale e si verifica se la pianta si sposta con strumenti digitali. Tutti questi pini sono stati inseriti nella classe di rischio D, cioè l’ultima, quella che impone l’abbattimento, visto che tra i nostri compiti c’è anche prevenire i danni alle persone“. I test sono stati svolti negli scorsi giorni da una ditta esterna incarica da Aster e “scelta in base alla qualità”.

Ma come è possibile che nessuno si fosse accorto del problema negli anni scorsi? La stessa Aster, nel comunicato diffuso ieri, ha parlato di “attacchi fungini” che hanno prodotto “danni irreparabili alle radici o al tronco”. Sotto accusa sono finiti i lavori di riqualificazione del viale eseguiti nel 2017, compresi gli scavi vicino alle radici: quello sarebbe stato l’errore fatale. “Ma quei lavori non li abbiamo fatti noi – precisa il responsabile del verde – perché Aster si è occupata solo dei giardini”.

E perché i funghi non sono stati diagnosticati e curati? “È impossibile vederli perché avvengono a livello radicale – replica Costa -. L’albero non è un animale che può prendere le medicine. Il marciume radicale e le carie sul tronco non sono curabili. Esistono venditori di funghi antagonisti, li abbiamo provati ma non cambia niente”. Così gli alberi si sono lentamente ammalati e la situazione è ulteriormente peggiorata: “Le due estati precedenti sono state caldissime e hanno causato una forte sofferenza, dando un vantaggio enorme al fungo”. A marzo di quest’anno uno dei pini era crollato abbattendosi sul gabbiotto Amt. A quel punto sono partite le analisi che hanno prodotto l’esito infausto.

“Laddove è necessario abbattere un albero per ovvie ragioni, non si può fare altrimenti – riconosce l’agronomo Corzetto – ma se si può salvare, bisogna investire qualcosa perché sono risparmi nel lungo periodo. Ricordiamo che un albero è in grado di funzionare al pari di dieci condizionatori accesi. Se un albero ad alto fusto viene sostituito con un albero più piccolo non avrà la stessa utilità. I funghi non si possono curare, ma si può rallentare la loro azione in modo da arrivare a un avvicendamento progressivo anziché fare tabula rasa in un colpo solo. Il problema è l’incuria e la mancanza di programmazione”. Corzetto, già contattato dai comitati, si è reso disponibile a svolgere gratuitamente ulteriori analisi sui pini di viale Thaon di Revel, ma i tempi sono strettissimi e Aster ha le carte in regola per procedere all’abbattimento.

L’azienda ha proposto di sostituire tutti i 15 esemplari (un pino domestico e un pino d’Aleppo) con altrettanti pini, anche se non nella stessa posizione, in modo che i nuovi impianti non siano ombreggiati dagli alberi più alti. “Se gli alberi non subiscono danni alle radici e non vengono disturbati con scavi nelle vicinanze – ricorda Costa – hanno la capacità di mantenersi in piedi anche a fronte di forti intemperie. La loro storia evolutiva ha lavorato per adattarsi agli ambienti e dirigersi verso la luce”. Ma la querelle difficilmente finirà qui.

 

 

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