L'inchiesta

Sversamento a Quinto, revocati tutti i divieti di balneazione. La Procura affida una consulenza esterna sul funzionamento del depuratore

I pm si affidano a un super esperto dell'università di Napoli che dovrà capire che tipo di sostanza è stata sversata e se l'impianto avrebbe dovuto o meno reggere l'impatto

Sversamento di liquami dal depuratore, il bagno a Quinto nel mare inquinato

Genova. Il Comune di Genova ha revocato tutti i divieti di balneazione relativi alle spiagge di Quinto interessate dallo sversamento di una settimana dal depuratore di Iren. Oggi infatti anche l’ultimo dei sei punti monitorati da Arpal, quello della spiaggia Divisione Acqui, dopo i risultati dei nuovi prelievi è stato giudicato idoneo alla balneazione.

Se i tuffi per i genovesi sono tornati liberi su tutto il levante cittadino, la Procura di Genova va avanti con l’inchiesta per inquinamento ambientale, aperta subito dopo il maxi sversamento dalla condotta di emergenza del depuratore dovuto a un’onda di “flussi anomali”.

E visto la delicatezza della vicenda, il pm Andrea Ranalli ha deciso di affidare una consulenza a un ingegnere dell’università di Napoli, che già si era occupato dell’inchiesta relativa al porto di Rapallo. Una consulenza “esterna” alla regione, quindi scevra da qualunque rapporto professionale con gli enti coinvolti.

L’incarico sarà perfezionato nelle prossime ore. Obiettivo della consulenza è capire in primis quale tipo di sostanza inquinante sia finita in mare, visto che poi lo sversamento ha per forza di cose creato un mix di inquinanti provenienti anche dalle fognature domestiche, in modo da risalirne il percorso per arrivare al responsabile dello sversamento.

In secondo luogo la consulenza dovrà capire perché il depuratore di Iren è andato in tilt attivando due giorni prima il bypass (che sversa tuttavia a un chilometro di distanza circa dalla spiaggia) e poi il 2 agosto,  addirittura la condotta di emergenza che sversa a poco più di 200 metri, che ha provoca la fuoriuscita importante di liquami immortalata dai video dell’elicottero della guardia costiera. Tra le domande a cui dovrà rispondere il consulente c’è infatti anche quella di stabilire se il depuratore avrebbe dovuto o meno essere in grado di reggere a quello sversamento anomale e, nel caso, per quale ragione non l’ha fatto.

Ma il pm puntano la lente anche sul possibile mancato allarme da parte dell’autorità competente alla stessa Procura, come prevede la legge in caso di immissioni inquinanti. Secondo quanto appreso a informare il pm di turno prima telefonicamente e poi tramite una relazione scritta è stata solo la Capitaneria di porto e non chi ha la responsabilità della gestione del depuratore.

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