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Gli irriducibili del bagno a Quinto nel mare ancora inquinato: “Qui una volta era molto peggio” fotogallery

Divieto di balneazione ancora in vigore a levante del depuratore, ma qualcuno lo ignora. Sotto la lente della Procura l'origine dello sversamento e i tempi dell'allarme

Genova.Fosse solo la cacca il problema, quando ero bambina io ci nuotavamo in mezzo. Quello che mi fa paura sono i veleni chimici”. La signora Marina, quasi sessantenne, non teme il divieto di balneazione ancora in vigore nel tratto di costa a levante del depuratore di Quinto dopo l’enorme sversamento di liquami in mare avvenuto giovedì scorso. Inquinamento o no, non si rinuncia al bagno quotidiano davanti alla Lega Navale: “Sì, stavolta era palese, ma di solito non è molto diverso. Quella schifezza lì che galleggia anche in altri giorni cos’è?”, domanda indicando la patina di schiuma sulla superficie dell’acqua.

A quattro giorni dall’episodio, su cui indaga la Procura per presunti reati ambientali, il litorale del Levante genovese è tornato in gran parte balneabile, secondo i campionamenti effettuati da Arpal, eccetto il segmento intorno a via Divisione Acqui (Bagnara e zone limitrofe) dove la concentrazione di batteri fecali è ancora superiore alla soglia massima. L’aspetto del mare non è molto rassicurante, ma d’altra parte potrebbe trattarsi di semplici mucillagini di origine naturale – prodotte cioè dalle alghe – e non di liquami residui dallo sversamento. In ogni caso il pericolo per la salute non è visibile a occhio nudo: quello che conta non è la limpidezza dell’acqua, che può essere torbida per molti fattori, ma piuttosto la presenza di microorganismi nocivi.

Sversamento di liquami dal depuratore, il bagno a Quinto nel mare inquinato

“Negli anni Settanta era molto peggio, il depuratore non c’era e quello che arrivava direttamente dalla fogna lo spostavamo con le mani – racconta un assiduo frequentatore dell’associazione sportiva di pesca Barracuda -. Il bagno lo facevamo lo stesso, probabilmente avevamo più anticorpi. Qua l’acqua di solito è pulita perché lo scirocco tende a portare tutto al largo. La schiumetta? Quella c’è tutti i giorni. Il depuratore di solito funziona, ogni tanto abbiamo problemi col rio Bagnara che si intasa quando piove”.

Sulla spiaggia di Bagnara c’è una comitiva di turisti tedeschi che sguazza tranquillamente vicino alla riva, bambini compresi. “È vietato? Non sapevamo nulla”, dicono in inglese due ragazze mentre escono dall’acqua con un po’ di preoccupazione. “Io ho fatto il bagno poco fa, non ho visto nessun cartello”, sorride Francesco, residente a Mantova ma proprietario di una casa di famiglia a Quinto. Dal lungomare Elio e Pasquale, abitanti del posto, osservano interdetti: “È incredibile, hanno bisogno di un tutor per capire che non devono fare il bagno? Eppure si vede che l’acqua è sporca. Non ci vuole una scienza, si rischia di prendersi un’infezione. Quando c’era il Covid, se uno faceva il bagno arrivava l’esercito, ora non c’è nessun controllo”.

Sversamento di liquami dal depuratore, il bagno a Quinto nel mare inquinato

Non tutti sono ugualmente spericolati. Stefania prende il sole appoggiata al muretto della Lega Navale insieme all’amica Doriana: “C’è ancora il divieto, il bagno per oggi non lo facciamo“. Mirko è un residente della zona ma preferisce comunque altri lidi: “Quando posso vado in riviera, a Bergeggi. Qui l’acqua non è mai pulita, basta sentire l’odore. E spesso c’è anche puzza di gasolio. Per rinfrescarci usiamo le docce”.

“Un episodio del genere, però, non lo ricordo – aggiunge Marco Niecco, dell’associazione pesca Sportiva La Roccia, che si affaccia proprio sul tratto di mare ancora interdetto – in questi giorni abbiamo visto queste macchie biancastre, ma nulla che potesse presagire il disastro dei giorni scorsi. Non sappiamo per quanto ne pagheremo le conseguenze. Sicuramente la cosa che più dispiace è vedere le famiglie che fanno fare il bagno ai propri bambini

Guasto al depuratore di Quinto, la Procura indaga contro ignoti

Sullo sversamento indagano Arpal, la guardia costiera e la polizia giudiziaria ambientale coordinate dal sostituto procuratore Andrea Ranalli. Al momento il fascicolo è contro ignoti. In una nota Iren aveva parlato di un “flusso anomalo” proveniente dalla fognatura a monte che aveva provocato l’attivazione del bypass già lo scorso 27 luglio, fino alla messa in funzione della conduttura d’emergenza giovedì scorso, procedura che ha comportato la fuoriuscita della chiazza di liquami davanti alla costa. Gli accertamenti dovranno chiarire anzitutto quali sostanze hanno causato il guasto e da dove sono arrivate, ma anche se il gestore dell’impianto ha dato l’allarme in maniera tempestiva, come impongono le normative ambientali.

L’allarme inquinamento

Manciate di patelle morte e tanti gusci di lumache di mare trovate tra gli scogli vicino tra Quinto e Nervi. Questa la testimonianza documentata con materiale fotografico e condivisa sui social lo scorso 30 luglio e che oggi, alla luce della cronologia delle anomalie dell’impianto di depurazione, getta ulteriori dubbi sulle conseguenze dell’incidente.

Incidente che, come si è scoperto solo successivamente, nei fatti è arrivato dopo una serie di anomalie che si sarebbero verificate a partire dal 27 luglio, vale a dire quattro giorni prima dello sversamento di giovedì e tre giorni prima del ritrovamento dei molluschi morti sul litorale di Quinto. Secondo quanto poi emerso dalla procura dopo i flussi anomali, il 29 luglio si sarebbero verificati i primi sversamenti in mare.

Al momento non ci sono conferme che la moria di molluschi sia in qualche modo collegata a questi guasti, ma le tempistiche corrisponderebbero, tanto che ad oggi non si può escludere, fino a prova contraria, che i due fatti siano in qualche modo collegati. Anche perché, se è vero che la temperatura del mare è anomala, ad oggi non sono arrivate notizie simili da altre parti del litorale genovese. Ed è per questo che tra i residenti della zona e i tanti frequentatori delle spiagge urbane del quartiere è scattato l’allarme  

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