Proposta

Alla Foce una “spiaggia urbana” con locali e attività sportive, ecco il progetto del consorzio

Presentata l'istanza di concessione all'Autorità portuale, il presidente Barreca: "Vogliamo una gara, niente cemento". Ma il collegamento col parco di Renzo Piano resta un rebus

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Genova. Una spiaggia libera con spazi attrezzati per praticare diverse attività sportive, bar e attività di ristorazione con prodotti tipici locali, un pontile per l’approdo dei battelli turistici, area giochi per bambini e area sgambatura per cani. È l’ambizioso progetto con cui la società consortile Riqualificazione e sviluppo, costituita da 14 imprese e due associazioni e presieduta da Angiolino Barreca, mira a far rinascere il litorale della Foce intorno al nuovo parco concepito da Renzo Piano che vedrà la luce al posto di piazzale Kennedy.

L’idea, nata nel 2021, è alla base di un’istanza presentata nei mesi scorsi all’Autorità di sistema portuale per ottenere la concessione della fascia litoranea che va dalla foce del Bisagno fino all’area gestita dell’associazione sportiva Schenone che segna il confine con la spiaggia di Punta Vagno. Una zona rimasta esclusa dal masterplan del Waterfront di Levante perché non rientra nella gestione del Comune. A delimitare il parco verso sud, secondo il progetto in via di realizzazione, sarà un camminamento protetto da un semplice muretto. Eppure era stato proprio l’architetto Piano, nel suo affresco donato alla città, a disegnare una spiaggia come prolungamento naturale dell’area verde, restituendo così un affaccio sul mare a quella che un tempo fungeva da località balneare frequentatissima dai genovesi.

Il tema della spiaggia della Foce è tornato d’attualità anche grazie alle proposte lanciate da Andrea Acquarone, giornalista ed ex presidente dell’associazione Che l’inse!. Da lì è scaturita una mozione in Municipio Medio Levante, presentata dall’opposizione e approvata all’unanimità all’inizio di luglio, con cui si chiedeva a Tursi di valutare “una variante in corso d’opera” per “ridefinire il disegno del margine tra parco e spiaggia“, ritenendola “una straordinaria opportunità di guadagnare un ampio spazio pubblico e di ristoro collettivo”. Nel frattempo è partita un’interlocuzione con lo studio di Renzo Piano che, da quanto trapela, non avrebbe espresso contrarietà all’idea.

“Abbiamo presentato l’istanza, ma vogliamo essere messi in gara con la massima trasparenza – chiarisce Barreca, in passato funzionario della Regione e di Filse, poi consulente di svariate operazioni di riconversione urbana pubbliche e private -. Noi chiediamo di prendere in gestione quella che oggi è un’area abbandonata per realizzare principalmente attività sportive all’aperto d’intesa con l’Università di Genova. Alla Foce nascerà un parco urbano di una certa qualità, ma tutto intorno si rischia di lasciare spazio a degrado e malaffare. L’unico modo per evitarlo è rendere frequentabile quella zona”.

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Il progetto, sviluppato dallo studio Obr in collaborazione con l’Università di Genova col titolo Foce spiaggia urbana, prevede di realizzare sull’arenile adiacente al parco campi da beach volley e beach tennis, due piccole piscine per aquagym, un circuito di allenamento all’aperto, spogliatoi e magazzini sotto la gestione indiretta del Centro Sportivo Italiano attraverso la società Sport&Go. Accanto alla foce del Bisagno la società Diva Charter terrebbe un noleggio di piccole imbarcazioni per escursioni in mare. Nella parte centrale, invece, è in programma il recupero del pontile per l’attracco dei battelli della compagnia Golfo Paradiso, sfruttando l’interscambio coi parcheggi interrati sotto il parco per il collegamento con le località turistiche del Levante.

Niente nuovo cemento, assicura Barreca: “Parliamo di attività che si svolgerebbero solo nel periodo estivo, tutte con strutture amovibili”. Grande attenzione in generale al tema dell’accessibilità e all’autosufficienza energetica con piccole pale eoliche e pannelli solari. Lungo la spiaggia sorgerebbero orti di battigia gestiti da Confagricoltura e da una cooperativa.

A levante del parco si ipotizza la riqualificazione dei campi da calcio della Polis, titolare di una subconcessione dal Comune di Genova che rimarrà fuori dall’istanza del consorzio, ma che dovrà essere armonizzata col progetto complessivo. Nell’ultimo settore, quello all’altezza di via Casaregis, si immagina una sorta di espansione dello storico ristorante San Giacomo: “Pensiamo a un centro di valorizzazione delle eccellenze liguri, una vetrina in cui si possa fare degustazione per poi comprare i prodotti online”. In campo anche il marchese Cattaneo Adorno (di cui Barreca ha seguito come consulente il progetto delle villette sulla collina di Vesima) coi suoi vini locali, i produttori del basilico di Pra’ e l’azienda agricola Dalpian di Tiglieto. Saranno ricavati un centro di ristoro per il circolo sportivo San Pietro, un bar, spazi di coworking per gli studenti universitari.

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E la spiaggia? “Vogliamo che sia aperta alla libera frequentazione – risponde il presidente del consorzio -. Chi vorrà potrà affittare una sdraio e un ombrellone e pagherà una piccola somma per usare le docce. Non ci saranno grossi chioschi, noi immaginiamo al massimo qualche chiringuito, con tanto verde e materiali di recupero. Uno spazio dove i giovani possano passare anche le serate in libertà”.

Ma sulla reale fruibilità della spiaggia incombono ad oggi diverse criticità. Anzitutto il collegamento col futuro parco di piazzale Kennedy, che altrimenti rimarrebbe un mondo a parte isolato dal mare: “Stiamo pensando a una serie di gradoni – spiega Barreca – che potrebbero fungere anche da sedute per gli eventi estivi. Noi siamo disponibili a realizzarli, ma vorrei fosse chiaro che compete ad altri”. Tutto è subordinato, insomma, al benestare dell’Autorità portuale, che mantiene la giurisdizione sul litorale, e al nodo della gestione di questa ipotetica terra di mezzo che verrebbe a crearsi tra il quadrante verde e l’arenile. “Tutti si dicono d’accordo con questa soluzione, a questo punto si faccia davvero e il consorzio si faccia carico della manutenzione”, va in pressing Acquarone.

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Ma non solo. Da affrontare c’è pure il rischio mareggiate, un problema non da poco vista la storia meteorologica recente di Genova: “Una diga soffolta non andrebbe bene perché impedirebbe il ripascimento naturale della spiaggia coi detriti portati dal Bisagno. Pensiamo però che si possa allungare di qualche metro verso il mare usando la notevole quantità di ghiaione che si è accumulato nel tempo, in modo che le onde abbiano più spazio per frangersi”.

E infine il divieto di balneazione che da sempre interessa la spiaggia formatasi a ridosso di piazzale Kennedy. Non tanto per ragioni sanitarie – anche se l’acqua vicino al porto difficilmente risulterebbe idonea – ma per questioni di sicurezza: una nave in difficoltà deve potersi arenare a riva senza mettere in pericolo le persone. Problema che forse si potrebbe superare con la costruzione della nuova diga 500 metri più al largo. Ma anche se il bagno rimanesse proibito, la Foce sogna di ricucire la sua storica relazione col mare. A piedi nudi sulla sabbia, e non solo sull’asfalto delle banchine del Waterfront.

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