Il parere

Alberi tagliati a Brignole, l’esperto: “Si potevano salvare anche se a rischio crollo, ecco come”

Il dottore forestale Gian Pietro Cantiani: "Test dinamici per misurare l'azione del vento e ancore per aiutare le radici, così abbiamo salvato migliaia di alberi dall'abbattimento"

Generico agosto 2024

Genova. I pini domestici di viale Thaon di Revel, di cui ieri sera è iniziato l’abbattimento, si potevano salvare anche se classificati a rischio crollo. È quanto sostiene Gian Pietro Cantiani, dottore forestale, titolare di uno studio e socio fondatore della Società Italiana di Arboricoltura, portato ieri da Italia Nostra come esperto alla consulta del verde a Tursi.

È stato lui a proporre un’ulteriore analisi con un metodo diverso e l’eventuale applicazione di una tecnica per consolidare le radici degli alberi già sperimentata con successo in altre località italiane. Percorso che tuttavia avrebbe richiesto di fermare le motoseghe almeno per qualche settimana, mentre il Comune ha deciso di procedere senza indugi per motivi di sicurezza.

Il taglio degli alberi di Brignole è stato deciso sulla base dei risultati delle prove di trazione commissionate da Aster allo Studio Verde di Torino. In questi test l’albero viene tirato nella direzione in cui è già inclinato per simulare la forza del vento, mentre alcuni inclinometri posti alla base del fusto valutano i movimenti della pianta. A quel punto i risultati vengono incrociati coi parametri del luogo (ventosità, contesto, esposizione, ecc.) e si determina il fattore di stabilità, cioè il rischio che l’albero si abbatta al suolo.

“Queste prove però hanno anche delle limitazioni – spiega Cantiani -. Quando il vento spira, nel momento in cui incontra le chiome degli alberi, si muove con turbolenze e agisce con una serie di vettori su più direzioni. Per questo esiste un’altra prova cosiddetta dinamica, che prevede sempre la messa in opera di sensori, messi in rete con Bluetooth, che misurano secondo per secondo i movimenti della zolla radicale. Così riusciamo a determinare esattamente la stabilità delle radici a seconda della forza esercitata dalla vento”.

Il taglio degli alberi a Brignole

C’è però una differenza sostanziale rispetto alle classiche prove statiche di trazione: “Abbiamo bisogno di un vento costante di almeno 25 km/h e raffiche di 35-45 km/h per tre-quattro ore. In questo modo otteniamo il fattore di sicurezza: quanto si sono mosse le zolle? È un’oscillazione normale o critica? Con questo metodo abbiamo sondato tantissimi pini”. Ed è per questo che ieri le associazioni ambientaliste, offrendosi anche di pagare le ulteriori analisi, chiedevano più tempo al Comune: i test dinamici non si possono eseguire dall’oggi al domani, ma hanno bisogno di determinate condizioni meteorologiche che non possono essere simulate.

Ma a quel punto, se gli alberi risultano comunque in pericolo, cosa si può fare? Cantiani ha elaborato un metodo applicato per la prima volta a Lignano Sabbiadoro, nel golfo di Trieste, dove la furia della bora mette a dura prova centinaia di alberi: “Con una serie di prove sperimentali abbiamo voluto determinare la struttura dell’apparato radicale dei pini – spiega -. Abbiamo tagliato alcune radici e lasciato altre per capire quali fossero quella che tengono in pieni l’albero. E abbiamo scoperto che, mentre vanno a formarsi radici orizzontali che spesso causano danni nei contesti urbani, esistono radici che sono come grandi pistoni, che vanno in profondità nel suolo e ancorano la zona radicale. E ciò accade sul piatto radicale, nelle zone sottostanti il colletto dell’albero”.

Qui entra in gioco la tecnica di consolidamento: “Si tratta di ancore con cavi d’acciaio che entrano nel suolo fino alla profondità desiderata, inserite con un’asta battuta dalla punta di un’escavatore, una a destra e una a sinistra del tronco. Queste ancore bloccano le radici portanti in prossimità del colletto e danno ulteriore supporto ai pistoni già esistenti”. In sostanza si dà una maggiore stabilità alla zolla radicale per evitare che il fusto possa abbattersi con le sollecitazioni del vento. A distanza di qualche mese si eseguono nuovamente i test dinamici e si valuta se effettivamente il fattore di stabilità del pino è aumentato. “Con questo metodo abbiamo salvato dall’abbattimento migliaia di alberi a Roma, Latina, in Toscana e in Umbria”.

Alberi pini brignole viale thaon di revel

Sì, ma quanto costa tutta questa procedura? “Si vai dai 2mila ai 3mila euro per ogni pianta, anche se il prezzo unitario diminuisce all’aumentare del numero di alberi sottoposti a intervento – riferisce Cantiani -. Abbattere un albero, togliere la ceppaia, bonificare la buca, fornire un nuovo albero e curarlo per cinque anni costa sicuramente di più”. D’altra parte, in un contesto fortemente urbanizzato come quello di Brignole, l’operazione avrebbe comportato numerose complicazioni.

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