Come funziona

Corruzione, in settimana gli ultimi testimoni: inchiesta alle battute finali e si rafforza l’ipotesi del giudizio immediato

La procura deciderà a breve. Ecco cosa comporta il giudizio immediato e perché il governatore Toti deve a stretto giro decidere sulle dimissioni

signorini toti spinelli

Genova. Quella cominciata oggi sarà l’ultima settimana di audizioni di testimoni nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Genova, almeno per quanto riguarda il filone principale relativo alle ipotesi di corruzione da parte degli imprenditori. Alla fine di queste audizioni, che riguarderanno soprattutto alcuni funzionari di Regione Liguria, i pm Luca Monteverde, Federico Manotti e Vittorio Ranieri Miniati insieme al procuratore Nicola Piacente tireranno le fila e prenderanno alcune decisioni.

Si rafforza l’ipotesi del giudizio immediato

La più importante riguarda la possibilità – che sembra farsi oggi più concreta – che venga chiesto il giudizio immediato per gli indagati che si trovano ancora in custodia cautelare, vale a dire il governatore Giovanni Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente del porto Paolo Signorini. Se questo da un lato significa spezzare il processo in più parti (dal giudizio immediato vengono esclusi per legge coloro che non sono ancora agli arresti, il che significa tagliare fuori non solo il filone della corruzione elettorale, ma anche gli indagati ‘liberi’ Francesco Moncada, Mauro Vianello. Matteo Cozzani e tutti gli altri), dall’altro consentirebbe di far cominciare il processo per i reati più gravi molto presto, già all’inizio del prossimo anno.

Che cos’è e come funziona il giudizio immediato

La richiesta di giudizio immediato può essere formulata dalla procura in caso di “prove evidenti” entro tre mesi dall’iscrizione della notizia di reato, oppure in caso di indagati che si trovino in custodia cautelare (carcere o domiciliari) entro 6 mesi dall’ordinanza di custodia stessa. Ed è questo il caso della maxi inchiesta. Dopo la richiesta entro 15 giorni gli indagati possono chiedere riti alternativi (patteggiamento o rito abbreviato). Solo in quel caso viene fissata un’udienza davanti al gip . Se non lo fanno si fissa la data del dibattimento, saltando l’udienza preliminare.

In pratica il giudizio immediato consente un processo molto più veloce di un procedimento che passi attraverso l’udienza preliminare (che spesso dura anche oltre un anno) e obbliga gli indagati a prendere decisioni molto rapide. Anche per loro tuttavia potrebbe essere un vantaggio arrivare a un’eventuale assoluzione in tempi più brevi.

La Cassazione non incide sulla richiesta di immediato

Il ricorso presentato dall’avvocato di Giovanni Toti in Cassazione per reiterare la richiesta di scarcerazione non è ostativa rispetto alla richiesta di giudizio immediato. Ciò significa che se la richiesta sarà formulata dai pm prima della decisione della Cassazione (presumibilmente a settembre o ottobre), anche un’eventuale scarcerazione in quella data non impedirebbe il giudizio immediato. Quello che conta, insomma, è che la richiesta venga formulata mentre l’indagato si trova in custodia cautelare.

Le possibili proposte di patteggiamento

Un’altra valutazione che possono fare i pm sarà quella – non appena chiuderanno le indagini – di proporre ad alcuni degli indagati un patteggiamento, il che significa niente processo in cambio di un importante sconto di pena. In alcuni casi questo potrebbe significare – per chi rischia di più – evitare di andare in carcere (o di tornarci nel caso di Paolo Signorini).

I colloqui e il nodo dimissioni: il tempo stringe

I colloqui con Matteo Salvini, con il presidente ad interim Alessandro Piana, con i leader dei partiti di maggioranza in Regione e con gli esponenti di Noi Moderati sono stati tutti autorizzati ma, secondo quanto trapela, al momento nessuno di questo nuovo giro di incontri è stato fissato e comunicato alla guardia di finanza, a cominciare dal più importante quello con il vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini, che è stato in questi mesi – stando alle dichiarazioni pubbliche – il più vicino a Giovanni Toti.

Sarò con lui soprattutto che il governatore ai domiciliari da due mesi e mezzo dovrà confrontarsi sul nodo dimissioni che incideranno sul futuro della Regione Liguria certo ma anche su quello personale di Toti. Se infatti il governatore scegliesse di dimettersi a breve – nel giro di qualche settimana insomma – la Procura non solo non potrà più chiedere il giudizio immediato ma quasi certamente Toti potrebbe essere liberato con una semplice nuova istanza alla gip: senza incarichi pubblici non sussisterebbe più il rischio di reiterazione del reato che hanno rilevato sia la gip Paola Faggioni sia il Tribunale del Riesame. In caso contrario, scatterebbe in automatico – così prevede la norma – insieme al decreto di giudizio immediato, una nuova misura di custodia cautelare (della durata massima, secondo la legge, fino a un anno).

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