Bocciatura

Skymetro, ecco perché il ministero ha bocciato il nuovo progetto: tutti i dubbi e le criticità

Ecco il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici: nel mirino anche la nuova "curva" dei binari a Sant'Agata e l'attraversamento della copertura del Bisagno a Marassi

Skymetro, pubblicati i nuovi render: ecco l'impatto della sopraelevata sulla Valbisagno

Genova. Carenze, criticità strutturali e idrauliche, dubbi sulla nuova stazione in via Canevari e sull’attraversamento del Bisagno a Marassi, ma anche sulle fondazioni dei piloni, che presentano ancora molti aspetti da chiarire. È lunga la lista dei problemi che il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha individuato nel progetto aggiornato dello Skymetro, rimandato al Comune per essere “rivisto, approfondito, rielaborato e integrato”. Una battuta d’arresto che complica ancora il cammino della metropolitana sopraelevata voluta dalla giunta Bucci per colmare la mancanza di un sistema di trasporto veloce in Valbisagno.

Il parere dell’organo tecnico del ministero dei Trasporti – un documento di una settantina di pagine che nelle ultime ore è stato condiviso su Vasta, la chat di Claudio Burlando – porta la data del 10 luglio, pochi giorni dopo la riapertura della conferenza dei servizi chiamata a valutare il progetto modificato proprio a valle delle interlocuzioni con Roma. Una sostanziale bocciatura che fa seguito a una prima nota, quella arrivata a novembre 2023, con cui il Consiglio aveva criticato pesantemente la soluzione del ponte obliquo sul Bisagno a Sant’Agata, facendo virare i tecnici sulla variante che prevede la rottura di carico a Brignole.

Generico luglio 2024

E proprio sulla passerella pedonale di Sant’Agata e soprattutto sulla curva di raccordo ai binari esistenti, necessaria per mantenere il collegamento di servizio con la linea e quindi col deposito dei treni, si concentrano alcune perplessità degli ingegneri ministeriali. L’impalcato dovrebbe appoggiarsi al ponte della ferrovia mediante una trave metallica sostenuta da un pilastro in cemento sulla verticale del rostro, ma i tecnici temono la possibile interazione con le fondazioni del ponte e ricordano che le proprietà meccaniche della struttura – vecchia di oltre 150 anni – non sono note. Ma non solo: questa configurazione “sembrerebbe ridurre la sezione idraulica del ponte esistente” con conseguente “criticità” sul Bisagno. Per questo il Consiglio non ritiene adeguata la soluzione proposta e raccomanda di verificare possibili alternative, visto che l’intera realizzazione dell’opera “risulta vincolata” a questo elemento.

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Altri punti critici sono gli attraversamenti di piazzale Marassi e del sottopasso Garrassini. Il progetto prevede la demolizione e ricostruzione di parti dei setti in cemento che sostengono la copertura, ma i tecnici ricordano che si tratta del “tombamento di un torrente la cui piena prevede un battente di acqua importante” e suggeriscono di “investigare una possibile soluzione alternativa, molto meno invasiva” senza demolire la struttura esistente. Anche perché “permangono significative perplessità dal punto di vista normativo sull’intervento di scopertura e rifacimento del tratto tombato”, dato che la legge vieta “la copertura dei corsi d’acqua che non sia imposta da ragioni di tutela della pubblica incolumità e realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti”.

Diverse richieste di approfondimento riguardano gli aspetti geologici, idrogeologici, idraulici e geotecnici. In particolare le fondazioni delle pile, che sarebbero “poste nell’alveo del torrente Bisagno in adiacenza alle attuali opere di difesa spondale”, risultano “molto complesse” e “rimangono ancora aspetti non adeguatamente chiariti”. Manca ad esempio un’analisi sul trasporto solido di materiale al fondo e di materiale galleggiante e manca una “analisi idraulica autonoma che contempli le diverse fase di attraversamento del torrente Bisagno tra la sponda sinistra e la sponda destra” all’altezza della copertura di Marassi. Altri dubbi riguardano poi la gestione dei cantieri.

Le critiche degli esperti del Mit riguardano anche l’ambito urbanistico. “Il progetto – si legge – crea un nuovo paesaggio urbano, altera i coni visuali esistenti, oltre a generarne di nuovi, tali da modificare definitivamente l’assetto di questa parte della città“. E poco dopo: “Ne risulta un progetto, pur funzionante nella sua logica settoriale, non inserito in una ottica di pianificazione urbanistica generale, la sola che avrebbe permesso lo studio e la valutazione, prima e durante la progettazione dell’opera, delle sue ricadute sulle funzioni urbane e sui servizi presenti e su come questi dovevano essere riposizionati e/o riorganizzati”. Perciò “si richiede che il progetto sia inserito in una vera e propria variante urbanistica” che valuti le “ricadute complessive” dello Skymetro sul territorio della Valbisagno.

Il progetto aggiornato, infine, non convince completamente nemmeno sotto il profilo trasportistico: l’analisi “risulta basata sugli indicatori di domanda/offerta” delle linee bus “con indagini specifiche svolte tra il 2016 e il 2017” e “si rilevano incongruenze” sulla ripartizione modale degli utenti. Si chiede perciò una “specifica analisi” con dati aggiornati.

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“Per noi è una conferma di quello che diciamo da due anni – interviene Massimo Cannarella del comitato Opposizione Skymetro – Valbisagno Sostenibile -. Questo progetto è talmente complesso che non si può spacciarlo per una semplice sopraelevata. Di volta in volta si presentano progetti fatti di corsa per rispettare scadenze imposte o auto-imposte, dopodiché si scoprono imprecisioni e carenze. La situazione di inefficienza trasportistica ora è esasperata dalla rottura di carico a Brignole, per cui questo mezzo è diventato ancora più lento. Sarebbe meglio usare i soldi a disposizione per un’opera più intelligente”. Il fronte dei contrari punta ancora sul tram, ma non solo: “Se gli assi di forza fossero efficienti potrebbero assolvere alla stessa funzione – riflette Rinaldo Mazzoni, un altro attivista – ma è evidente che il Comune vuole affossare quel progetto eliminando corsie gialle e Ztl”.

Il comitato, tramite Legambiente, ha tentato la carta del ricorso al Tar per bloccare l’iter. Ma i tempi della giustizia amministrativa sono lunghi e dopo la riapertura della conferenza dei servizi si valuta di presentare un nuovo ricorso o di allegare altra documentazione a quello già depositato. In ogni caso si attende la prossima mossa di Tursi, cioè l’apertura della gara, per chiedere la sospensiva in attesa di una prima pronuncia.

Gli uffici comunali sono già al lavoro coi progettisti per produrre tutte le integrazioni chieste dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, ma la strada dello Skymetro si conferma in salita. Rimane da affrontare il tema dei costi, visto che 398 milioni già finanziati dal governo non basteranno per costruire tutto il prolungamento e acquistare i treni per garantirne il funzionamento. A favore di Tursi gioca invece il fattore tempo, almeno per ora: la scadenza per l’inaugurazione è fissata nero su bianco a dicembre 2029.

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