Critiche

In Valbisagno i cassonetti intelligenti circondati dai sacchetti abbandonati: i nodi della raccolta “smart” fotogallery

Non decollano le nuove eco isole: a oltre un anno dall'avvio della sperimentazione in alcuni quartieri l'immondizia non viene conferita correttamente, ma appoggiata a terra. Colpa di una serie di criticità

Da Marassi a San Martino, i tappeti di sacchetti dell'immondizia vicino ai cassonetti

Genova. Via Cervignano, largo Merlo, via Giacometti, via Canevari, via Beaumont: soltanto alcune delle strade di Marassi e San Fruttuoso in cui i residenti si trovano a fare i conti con una raccolta rifiuti a singhiozzo e cumuli di sacchetti della spazzatura abbandonati nei pressi dei nuovi cassonetti ‘smart’, che in gran parte della città hanno sostituito quelli tradizionali. 

Una situazione che ormai da qualche settimana sta tenendo banco soprattutto sui social, dove i cittadini postano foto che ritraggono i cassonetti straripanti e i marciapiedi ricoperti di rifiuti. Principalmente perché i sacchetti, abbandonati a terra, vengono poi presi di mira dai gabbiani e dai cinghiali, che li aprono in cerca di cibo spargendo rifiuti ovunque. E queste criticità non riguardano soltanto la bassa Valbisagno, ma altri quartieri come San Martino, Molassana e Sant’Eusebio, solo per citarne alcuni.

“Sono stato presidente di Municipio per 10 anni e conosco molto bene questo tema – dice Massimo Ferrante, appunto ex presidente del Municipio Bassa Valbisagno e attualmente consigliere – Il problema è che l’attuale amministrazione, in questi sette anni, aveva promesso di abbassare il costo della Tari e di migliorare il conferimento dei rifiuti, ma i nuovi bidoni intelligenti hanno ridotto di molto le postazioni preesistenti, aprendo a una serie di criticità”.

Raccolta rifiuti e cassonetti (non sempre) “smart”

La prima, prosegue Ferrante, è che i nuovi cassonetti ‘smart’ basano il loro funzionamento non su un atto meccanico, ma sulla tecnologia: in caso di problemi ai sensori interni non riescono più a riconoscere se il cassonetto è pieno o vuoto e restano chiusi. Chi deve gettare la spazzatura, dunque, finisce quasi sempre per appoggiare il sacchetto per terra, e se la raccolta non è frequente da un singolo sacchetto si passa a contarne decine, tutti ammonticchiati uno sull’altro. In un circolo vizioso, i cittadini vanno dunque alla ricerca dei superstiti cassonetti tradizionali, finendo per riempire anche quelli, soprattutto per quanto riguarda il cartone: segnalazioni in questo senso sono arrivate, numerose, non solo da Marassi ma anche da Castelletto.

A questa criticità se ne aggiunge un’altra: “La Liguria e Genova hanno una popolazione molto anziana – fa notare Ferrante – Una persona anziana spesso non ha la forza fisica necessaria per schiacciare la pedana, lo vedo io stesso con mia madre, che abita in zona. Sono quasi sempre io a gettare per lei la spazzatura perché da sola non riesce”. Sempre per una questione ‘generazionale’, molte persone più avanti con l’età hanno difficoltà a seguire il procedimento per l’apertura dei cassonetti. Che è di fatto semplice – bisogna schiacciare il pulsante a metà del cassonetto, attendere qualche istante e poi abbassare la pedana – ma che per molti anziani è poco intuitivo e di difficile messa in pratica. 

“Il servizio non tiene conto delle caratteristiche della popolazione locale e delle loro esigenze – conclude Ferrante – È necessario installare più contenitori, visto che i precedenti sono stati sacrificati per quelli smart, e aumentare la frequenza della raccolta”.

L’obiettivo di Amiu è sostituire tutti i 26mila cassonetti della cittàcon i nuovi modelli elettronici entro il 2024, per poi passare all’uso “intelligente” vero e proprio, con l’apertura comandata da un badge personale o direttamente da un’app sullo smartphone, nel corso del 2025. Proprio la Valbisagno, nel 2023, ha fatto da apripista, seguita dal Levante, da Castelletto e da Oregina.

La raccolta della plastica è ko?

La criticità che maggiormente salta all’occhio sembra essere quella legata alla raccolta della plastica e dei metalli, che vengono conferiti nei bidoni gialli. In quasi tutte le postazioni che Genova24 ha potuto monitorare in queste ore, i cassonetti dedicati a questa tipologia di rifiuti erano strapieni, spesso con spazzatura rimasta incastrata nell’imboccatura e tanti, tantissimi, sacchetti rimasti quindi all’esterno. E nei giorni del fine settimana la spazzatura si è accumulata creando disagi e attirando orde fameliche di cinghiali in cerca del loro street food preferito, vale a dire la spazzatura abbandonata dai genovesi ai piedi dei bidoni.

E’ una situazione che riflette le tante criticità dell’impianto di via Sardonella – spiega Paolo Petrosino, Usb Amiu – e che periodicamente esplode nelle strade della nostra città. Come da tempo raccontiamo, Sardonella, nato per essere un fiore all’occhiello di Amiu, con ingenti investimenti iniziali, oggi è di fatto abbandonato a se stesso e al degrado. I progetti fatti si sono vanificati e oggi l’impianto è obsoleto e in condizioni drammatiche. Il risultato principale è la difficoltà nel gestire il flusso della raccolta differenziata per quanto riguarda la plastica, a cui segue la scarsa qualità del prodotto ricavato dal riciclo che quindi ha poco mercato e poco serve per far rientrare l’azienda delle spese”.

Ma non solo. “Chiaramente il tutto si riflette sulla qualità dell’ambiente lavorativo del personale e sulla sua sicurezza – aggiunge Petrosino – con i lavoratori costretti a lavorare nel degrado e con continue emergenze e criticità. Come abbiamo chiesto più volte, e come chiederemo anche nei prossimi giorni, da parte dell’amministrazione serve chiarezza sul futuro di questa azienda, futuro che passa dai suoi impianti e dai suoi lavoratori”

 

Tari tra le più alte d’Italia: aumento scongiurato e aiuti dal Comune

L’amministrazione comunale, dal canto suo, sulle cosiddette “eco isole” non fa passi indietro. L’obiettivo è quello di aumentare la raccolta differenziata, così da operare tagli chirurgici sulla Tari in base alla quantità di rifiuti effettivamente prodotta dai singoli cittadini. Proprio sulla Tari si dibatte ormai da diverse settimane, complici gli importi da capogiro che i genovesi si sono ritrovati sul bollettino.

Secondo uno studio Uil nel capoluogo ligure nel 2023 la tassa sui rifiuti ha pesato per 508 euro medi all’anno a famiglia, rappresentando il valore più alto tra le città metropolitane. È inoltre al terzo posto tra tutti i capoluoghi di provincia presi in considerazione. E se è vero, come spiegato dal vicesindaco Pietro Piciocchi, che sino al 2027 nel computo della Tari a Genova è inserita una quota di quasi il 23% che si riferisce al recupero del debito pregresso, accumulato dalla giunta Doria nelle annualità dal 2014 al 2017, a seguito della chiusura della discarica di Scarpino (180 milioni di euro in totale), è altrettanto vero che per il 2024 non sono previste diminuzioni degne di nota nonostante gli sforzi e le promesse: chi ha pagato l’acconto nelle scorse settimane salderà entro la fine dell’anno una cifra che rispecchia quella pagata lo scorso anno. 

Nella seduta di fine giugno del consiglio comunale è stato stabilito che il Comune di Genova stanzierà 1,2 milioni di euro per aiutare i cittadini (lavoratori, inoccupati o disoccupati) con Isee inferiore ai 20mila euro a pagare la temuta tassa sui rifiuti, riservando particolare attenzione agli over 70 e agli under35. Durante la stessa seduta di consiglio è anche stata approvata la modifica del regolamento che consentirà all’amministrazione di richiedere il pagamento della rata di acconto della Tari con due mesi di anticipo. Nel 2025, dunque, il bollettino con la rata unica – o la prima rata di tre – dell’acconto Tari, sarà da pagare entro il 30 marzo.

La decisione, che il vicesindaco e assessore al Bilancio Pietro Piciocchi ha rivendicato come “tecnica, che va incontro a precise indicazioni del Mef” e “imperniata sulla necessità di gestire in maniera virtuosa del bilancio”, è stata fortemente criticata dalle opposizioni.

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