Genova. Dopo la notizia della scelta da parte della prefettura di trasferire i migranti ospitati nell’ex ostello della gioventù presso il cas dei Camaldoli, i residenti della zona, vale a dire di via del Palazzo e via del Brusato di Quezzi sono tornati a denunciare una situazione considerata “fuori controllo” e che di fatto sta creando preoccupazioni e timori.
Per questo motivo il comitato di Comitato “Genova, Via del Palazzo e via del Brusato“, ha scritto una lettera aperta al nuovo prefetto di Genova Cinzia Teresa Torraco, chiedendo di essere ricevuti e ascoltati al più presto. Al centro della lettera la presenza della struttura dei Camaldoli che già oggi ospita decine di migranti e che nei mesi scorsi era più volte finita agli onori della cronaca per diversi guasti e relativi sversamenti alla rete fognaria e per la protesta degli ospiti stessi per la gestione della struttura.
“Abbiamo già diverse volte manifestato la nostra preoccupazione alla Direzione e alla Proprietà e desideriamo chiarimenti sulle modalità finora adottate – scrivono i residenti – In una strada non carrabile e con difficile accesso in caso di emergenza ci troviamo invasi in prevalenza da uomini che scavalcano i muri di contenimento, lasciando oggetti e sporcizia ad ogni ora del giorno e della notte. Si sentono schiamazzi anche a notte fonda provenire dalla struttura, senza alcun apparente controllo da parte delle autorità e della proprietà. Avevamo un accordo con la Direzione, che venisse lasciato aperto solo l’ingresso principale su via Berghini, ma evidentemente gli ospiti preferiscono la scorciatoia di via del Palazzo, scavalcando i muri crollati che circondano la struttura”.
Un passaggio continuo che, come spesso accade quando si parla di tante persone tenute insieme in un solo luogo, porta anche degli eccessi: “Non ci sentiamo più sicuri nelle nostre abitazioni, siamo in pochi e ci conosciamo tutti, con ragazze adolescenti e ragazzi che la percorrono a piedi, non essendo la strada servita da mezzi pubblici. Sono comparsi graffiti e furti che prima non caratterizzavano la zona, ma in primis temiamo per la nostra incolumità. La nostra è una strada chiusa, non presidiata e difficilmente presidiabile dalle autorità, di sicuro non con la costanza che sarebbe richiesta. Con l’accordo di tutti gli abitanti, chiediamo un incontro urgente per discutere la situazione”.