La missiva

La lettera di dimissioni di Giovanni Toti: “Lascio una Regione in ordine, torno a essere un semplice cittadino”

Il testo della lettera diffusa venerdì mattina dall'avvocato dell'ormai ex presidente. La decisione era attesa da giorni, nella missiva poco sulle motivazioni ma molti riferimenti alla "responsabilità"

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Genova. Parla di “assumersi responsabilità di richiamare la Liguria al voto“, non lesina una stoccata alle opposizioni, invita i cittadini a “tornare a esprimersi” per “dare autorevolezza” alle scelte.

Sono solo alcune delle parole che Giovanni Toti ha scelto di usare per dimettersi da presidente della Regione Liguria dopo 80 giorni di arresti domiciliari, scattati il 7 maggio con il deflagrare della maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria.

Toti si è dimesso venerdì mattina, dopo giorni di attesa, con una lettera indirizzata al presidente ad interim Alessandro Piana e al presidente del consiglio regionale, Gianmarco Medusei, consegnata in regione dall’assessore Giacomo Giampedrone.

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La lettera di dimissioni di Toti consegnata in Regione

“Mi assumo la responsabilità di richiamare alle urne anticipatamente gli elettori”

“Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria”, inizia Toti (qui il testo integrale in pdf).

Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro. Fino ad oggi il Presidente ad interim Alessandro Piana, la Giunta, la maggioranza tutta, che ringrazio di cuore, si sono assunti l’impegno di evitare il blocco dell’Ente, rispettando tutti gli impegni presi e portando avanti progetti e cantieri, con senso di responsabilità, capacità, onore – prosegue – Lo hanno fatto anche di fronte ad una opposizione che, lontana dall’attitudine istituzionale richiesta dal momento, ha saputo solo cavalcare la complessa situazione, dimentica dei suoi stessi valori del passato, di ogni civiltà giuridica, della Costituzione e di quella cultura di governo che dovrebbe rappresentare chi si candida alla guida di una comunità”.

Poi l’ormai ex presidente chiarisce che “oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica”.

“Non rivendico quanto fatto in quasi dieci anni, lascio una Regione in ordine”

Ancora, un inevitabile passaggio sulle ormai imminenti elezioni, con un riferimento non troppo velato alla necessità di “non perdersi in egoismi e particolarismi”: “Non è questa la sede per rivendicare quanto fatto in quasi dieci anni di Governo. Sono certo che i liguri sapranno giudicare e scegliere per il proprio meglio, e sapranno valutare l’impegno messo da tutti noi, i difficili momenti che abbiamo vissuto ed affrontato insieme, dal Ponte Morandi al Covid. Cosi come sono certo che la coalizione che fino ad oggi mi ha lealmente sostenuto, saprà portare avanti gli ambiziosi progetti che abbiamo cominciato a realizzare per cambiare la nostra terra, senza perdersi in egoismi e particolarismi, facendo invece tesoro di quella sinergia tra partiti e forze civiche che hanno attribuito alla nostra esperienza consenso e capacità di realizzazione”.

Lascio una Regione in ordine“, sottolinea Toti, che spiega di avere atteso sino a oggi a presentare dimissioni “per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’Assestamento di bilancio e il Rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente. Ed è di soddisfazione che questo difficilissimo momento coincida con la fine del cantiere e l’apertura della Via dell’Amore, un’opera complessa, a cui abbiamo lavorato anni, che restituisce al mondo uno dei simboli della Liguria”.

“Lascio orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza”, scrive ancora, ringraziando assessori, funzionari regionali e collaboratori. Poi una riflessione finale: “Avrei voluto confrontarmi diversamente con il nostro territorio, con i tanti sindaci e amministratori con cui abbiamo condiviso i progetti, gli amici che mi hanno affiancato in due lustri di lavoro indefesso, le forze politiche che hanno sostenuto questa esperienza – scrive – Non è stato possibile farlo, sono confidente che lo sarà nel prossimo futuro, valutate dai magistrati le istanze che l’avvocato Savi si appresta a ripresentare nelle prossime ore. Si apre per tutti una fase nuova”.

“Il Parlamento faccia tesoro di questa esperienza”

Infine una serie di appelli: “Lascio agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada. Ai partiti della maggioranza la responsabilità valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”.

Infine, la conclusione che fa definitivamente calare il sipario su 9 anni di governo Toti in Liguria: “Ringrazio di cuore tutte le persone, e sono tante, che senza nemmeno conoscermi mi hanno fatto sentire tramite la mia famiglia e il mio avvocato la loro vicinanza e il loro affetto. Da questo momento torno anche io ad essere un semplice, comune cittadino della nostra bellissima Liguria”.

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