Genova. Raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani, superficie a rischio frane e consumo del suolo: sono questi i tre “punti deboli” di Genova secondo l’aggiornato Indice di Fragilità Comunale dell’Istat, una sorta di “indicatore” delle principali criticità ambientali, sociali ed economiche dei territori.
Come spiega l’Istat, il concetto di fragilità dei comuni è inteso come “l’esposizione di un territorio ai rischi di origine naturale e antropica e alle condizioni di criticità connesse con le principali caratteristiche demo-sociali della popolazione e del sistema economico-produttivo”. Per elaborare l’indice, che nei giorni scorsi è stato aggiornato ed è riferito al 2021, vengono presi in considerazione dodici indicatori elementari (qui la mappa interattiva) che consentono di rappresentare le dimensioni più rilevanti della fragilità dei territori comunali.
Indice di fragilità comunale: gli indicatori di Genova
Il capoluogo ligure ne ha tre al livello massimo (10), e dunque peggiore: la raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani per abitante, la superficie a rischio frane e il consumo del suolo. Sono queste le tre “aree” in cui il comune di Genova risulta più sofferente, in un contesto – quello ligure – piuttosto variegato, ma comunque rientrante nelle regioni a rischio basso. La stragrande maggioranza dei comuni liguri, infatti, rientra nella categoria “minima fragilità” (il 13,2%), “rischio molto basso” (il 12,8%), e “basso” (l’8,5%).
In quest’ultimo insieme rientra anche Genova, che ha indicatori molto bassi di fragilità e viene dunque promossa a pieni voti sul fronte del tasso di motorizzazione ad alta emissione ogni 100 abitanti, della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni con bassi livelli di istruzione e di accessibilità ai servizi essenziali.
Ci sono però delle note dolenti, e sono appunto il rapporto tra i rifiuti urbani in raccolta indifferenziata prodotti e la popolazione residente, la percentuale di suolo a rischio frane e la percentuale di consumo del suolo. Questo indicatore misura la superficie con copertura artificiale, esposta ai fattori di pressione antropica per effetto dell’espansione delle aree urbanizzate, produttive e infrastrutturali.
Anche l’indice della cosiddetta “dipendenza della popolazione aggiustato” ha alti livelli di fragilità (8): viene calcolato come rapporto percentuale tra la popolazione più giovane (0-19 anni) e anziana (65 anni e oltre) e quella di età compresa fra i 20-64 anni. L’indice totale corrisponde alla somma degli indici di dipendenza giovanile e senile, e l’indicatore misura il carico sociale sulla popolazione in età 20-64 anni determinato dalla popolazione più giovane e anziana. Non stupisce dunque che l’indicatore sia alto, tenuto conto dell’età media molto alta dei residenti genovesi e liguri.
I comuni a massimo rischio fragilità in Liguria
Tornando a guardare la Liguria, verde chiaro nella mappa italiana, Genova riesce comunque a bilanciare gli indicatori critici con quelli positivi, ma lo stesso non si può dire degli 8 comuni che rientrano tra quelli a massima fragilità, con la maggioranza degli indicatori in rosso.
Si tratta di Bargagli, Davagna e Lumarzo nella provincia di Genova, di Testico, in provincia di Savona, e di Armo, Vallebona, San Biagio della Cima e Olivetta San Michele in provincia di Imperia.