Simbolo

Il Cristo degli Abissi compie 70 anni e torna come nuovo grazie al lavoro dei sommozzatori

Ieri le operazioni annuali di manutenzione sotto l'egida della Soprintendenza genovese e nazionale. La statua fu posata nel 1954 in memoria di tutte le vite perse in mare

Genova. Si sono tenute ieri le operazioni subacquee di manutenzione della statua bronzea sommersa del Cristo degli Abissi, bene culturale identitario e simbolo mondiale della subacquea in memoria delle vite perse in mare, dalla Liguria al mondo intero, con l’organizzazione e il coordinamento del servizio tecnico di archeologia subacquea della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia e della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo.

Grazie all’efficace idropulitrice messa a disposizione dal Roan della guardia di finanza è ormai possibile lavorare senza alcun contatto diretto con la statua, nel rispetto dell’ambiente: dalla superficie si aziona una pompa idonea a generare un flusso d’acqua, prelevata dal mare, ad elevata pressione con effetto cavitazionale generato dalla peculiare lancia in dotazione. Sott’acqua si sono alternati i sommozzatori della guardia di finanza, dei vigili del fuoco, dei carabinieri, della guardia costiera e della marina militare (Comsubin). A causa di sopravvenute e indifferibili esigenze di servizio, il centro nautico e sommozzatori della polizia di Stato (CneS) non ha potuto partecipare.

Le operazioni di manutenzione sono partite dal ritrovo di tutti i nuclei sommozzatori sullo zenit della statua: a nome dell’arcivescovo di Genova, il vicario episcopale monsignor Andrea Parodi ha benedetto il lavoro della Soprintendenza e dei sommozzatori.

Nel briefing prima dell’intervento Alessandra Cabella, incaricata della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico subacqueo della Liguria per conto della Soprintendenza, ha dettagliato le modalità, la distanza da tenere a seconda delle varie parti della statua, a partire dal più moderno basamento fino alle parti più delicate, specialmente le mani: una infatti era già stata staccata e poi riapplicata nel corso di un restauro nel 2004, di cui ora ricorre il ventennale. L’uso di questa strumentazione è vincente: la pressione dell’acqua fa saltare l’incrostazione biologica marina anche corrosiva senza più toccare direttamente il bronzo, la cui patina è stata aggredita da infinite e devastanti ripassature coi denti delle spazzole di ferro nel corso degli anni.

Alta due metri e mezzo e dal peso di 260 chili, per la sua realizzazione furono raccolte e fuse dallo scultore Guido Galletti medaglie di Caduti donate dalle mamme e dalle vedove, medaglie di atleti, parti di navi, eliche, campane e cannoni. Ideata e calata sul fondale nel 1954 da Duilio Marcante e dai grandi pionieri della subacquea ligure su un fondale di 18 metri nella baia antistante San Fruttuoso di Camogli, la statua è un tributo alla memoria di tutte le vite perse in mare, a partire da quella di Dario Gonzatti, pioniere subacqueo e amico dello stesso Marcante. È il punto che registra il maggior numero di immersioni nel Mediterraneo.

La manutenzione del Cristo degli Abissi non è una semplice questione estetica: gli organismi incrostanti di biofouling creano un biofilm batterico (che colonizza e prolifera su qualsiasi superficie in mare), creando seri problemi di biodeterioramento. Settant’anni fa, per rendere stabile sul fondale la statua, nata cava, fu inserito al suo interno del calcestruzzo con tondini di ferro: coi due diversi metalli a contatto nel mare si creano correnti galvaniche a detrimento del bronzo, gravemente rovinato nei suoi primi cinquant’anni da continue, aggressive e incontrollate ripassature coi denti delle spazzole di ferro da parte dei subacquei: “È un bronzo sofferente perché aggredito e assottigliato per decenni da infiniti e indiscriminati colpi di spazzola metallica e, come se non bastasse, indebolito delle correnti galvaniche”, spiega Cabella.

Oltre alla peculiarità degli aspetti tecnici e all’unicità di un simile intervento conservativo, questo lavoro interforze sul Cristo degli Abissi racchiude in sé un valore culturale e un plusvalore simbolico, un patrimonio di devozione e di amore per il mare che accomuna ogni uomo.

Per questo la Soprintendenza s’avvale della partecipazione dei diversi corpi specializzati di sommozzatori dello Stato, che sott’acqua si alternano in spirito collaborativo e che per una volta si trovano così a lavorare insieme non in situazione drammatica di emergenza, ma in un intervento di grande valore culturale e sociale per la collettività: la compartecipazione attiva e serena dei diversi corpi di sommozzatori dello stato nella tutela del Cristo degli Abissi racchiude in sé un altissimo valore simbolico.

Le operazioni si inseriscono nelle previste esercitazioni di tutte le forze coinvolte, che sono tenute a mantenere costante il livello della prestazione in vista di possibili emergenze.

“Nella baia di Capodimonte vogliamo affidare tutti coloro che in mare hanno perso e perdono la vita: marittimi, migranti, lavoratori, e tutti coloro che al mare dedicano la propria vita – commenta l’arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca -. L’operazione di manutenzione annuale della statua è frutto delle competenze e dell’abilità di tante persone chiamate a svolgere questo servizio insieme e questo è un segno molto significativo del valore della condivisione, in un mondo che spesso dice il contrario e che anche a livello professionale sembra riconoscere più il valore del singolo che del bene comune che dà pienezza di senso ad ogni fare. Preservare questa opera collocata in mare ci permette di riflettere anche sulla necessità di impegnarsi a preservare gli oceani e tutto il pianeta che ci troviamo ad abitare come casa comune, come sempre ci ricorda anche papa Francesco. Il Cristo degli Abissi, che è nascosto alla vista dalle acque del mare, scure e profonde, ci indica che il Signore è presente nelle nostre vite, anche quando ci sembra lontano o difficile da sentire o ancora quando i venti del dubbio, della sofferenza, dello scoraggiamento rendono la vita pesante e agitata. Gesù è vivo e presente e il Cristo degli abissi da settant’anni lo ricorda a tutti noi nel silenzio e nella bellezza”.

“Le attività conservative sul Cristo degli Abissi sono uno straordinario esempio di generosa cooperazione per la cura dei beni culturali sommersi e un modello virtuoso al quale guardare con ammirazione – spiega Francesca Romana Paolillo, soprintendente nazionale per il patrimonio culturale subacqueo -. Siamo orgogliosi di essere al fianco degli specialisti che condurranno l’intervento e di tutte le Istituzioni coinvolte in questo splendido percorso, che veicola valori universali e che sarà di grande ispirazione per l’azione di quotidiana di tutela del nostro patrimonio culturale”.

“Istituito nel 1997 a consacrazione della peculiare tradizione subacquea regionale, da allora il servizio tecnico per l’archeologia subacquea ligure ha proseguito senza soluzione di continuità l’attività di ricerca, tutela e valorizzazione del rilevante patrimonio subacqueo regionale sull’intero arco costiero, come testimonia a distanza di molti anni la solida collaborazione tra la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia e la consorella Soprintendenza per le province di Imperia e Savona e tra queste e la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo – conclude Cristina Bartolini, soprintendente di Genova e La Spezia -.  La specifica organizzazione dello Stas ha consentito negli anni di consolidare le proprie competenze con una capillare attività rivolta all’archeologia subacquea preventiva in ambito portuale, alle attività di tutela e ricerca, di valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso, compresi progetti scientifici di scala regionale e non solo. Tra questi, il periodico intervento conservativo del Cristo degli Abissi, con i molti valori che l’iniziativa porta con sé”.

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