Natura

Siamo andati di notte alla ricerca del gambero di fiume nell’entroterra di Genova fotogallery

Lungo fino a 12 centimetri, può campare 30 anni e si trova nei torrenti dell'Appennino ma tra peste, specie aliene, cambiamento climatico e bracconaggio ha rischiato di scomparire

Gambero fiume

Liguria. Nome: Pallipes. Cognome: Austropotamobius. Dimensioni: fino a 12 centimetri per 90 grammi di peso. Abbiamo avuto il piacere di conoscere il gambero di fiume nostrano in un sabato sera di luna piena, dopo un viaggio di circa 2 ore di auto lungo la “mitica” statale 45 della Val Trebbia.

Sapevamo che i gamberi d’acqua dolce erano “una cosa”, e che esistevano anche nei nostri torrenti, ma che fossero così spettacolari, così interessanti e così in pericolo era un’informazione che ci mancava. Ecco perché l’incontro organizzato nell’ambito del Life Claw, progetto europeo che ha l’obiettivo di conservare e migliorare lo stock del gambero di fiume nell’area dell’Appennino nordoccidentale è stato più che una gita fuori porta e fuori orario.

L’attività sul campo ha visto insieme i partner del progetto Life Claw in Liguria: l’Acquario di Genova, il Parco dell’Antola e il centro studi ambientali Cesbin, spin off dell’Università di Genova. L’appuntamento era fissato tra Fontanigorda e Casanova di Rovegno, in Val Trebbia, sul calar del sole e non lontano da un rio.

Progetto Life Claw a difesa del gambero di acqua dolce nostrano

 

Qui Matteo Capurro, dottore naturalista, ha raccontato a un piccolo gruppo di appassionati e curiosi di ogni età tutto quello che c’è da sapere sull’Austropotamobius Pallipes. Capurro ripeteva il nome scientifico del gambero di fiume nostrano e quello degli altri tipi di gambero di acqua dolce che minacciano la specie autoctona come se parlasse di persone familiari, con la dimestichezza di chi ha impostato la propria vita e la propria professione su un argomento specifico e per i più non di importanza primaria.

Invece il progetto di ripopolamento e conservazione del gambero di fiume in Liguria (e in Emilia Romagna) è uno di quegli interventi fondamentali sia per difendere ecosistemi fragilissimi e preziosi sia per comprendere i cambiamenti climatici e l’impatto dell’uomo sulla natura.

Caccia al “tesoro” nel rio, ecco dove si trovano i gamberi di fiume

 

L’avventura nei torrenti di Fontanigorda alla scoperta dell’Austropotamobius pallipes è scattata subito dopo un rapido briefing da parte del naturalista e dei suoi collaboratori. Che, ancora prima che il gruppo di neofiti arrivasse in loco, avevano già pescato un paio di gamberi per metterli in una scatola trasparente (pensavamo sarebbero stati la cattura della serata, invece…).

Matteo Capurro ha spiegato in modo semplice e chiaro come si riconosce un gambero maschio da una femmina, come e quando si accoppiano, come vengono trattenute le uova e perché è così difficile che un gambero femmina riesca a portare a termine la sua gestazione con una buona percentuale di riuscita. Ha spiegato qual è l’habitat ideale dei gamberi di acqua dolce – che non amano il sole e prediligono l’ombra o in nascondigli sotto le rocce e tra le foglie, e a cui piace alternare situazioni di acqua corrente ad acque più ferme – nell’ambito dei torrenti della fascia collinare appenninica e prealpina.

Possono campare 30 anni, ma attenzione agli “americani”

 

Ha spiegato che il ciclo vitale di un gambero può durare anche molti anni, teoricamente fino a 30 anni, e che se oggi c’è bisogno di un programma di ripopolamento non è “a causa del contadino singolo che se n’è mangiati alcuni” ma che l’Austropotamobius pallipes è in pericolo a causa dell’inquinamento, dell’alterazione dell’habitat, del bracconaggio spinto e dell’introduzione di specie aliene invasive (il gambero della California, e il gambero killer della Lousiana), che competono con il gambero di fiume autoctono e sono portatori sani di una malattia, la peste del gambero.

Calato il buio, facendo lo slalom tra le lucciole e risalendo il torrente saltando tra una roccia e l’altra, è scattata la “caccia al tesoro”. Inizialmente scovare i gamberi di fiume sembrava quasi impossibile ai partecipanti ma, come quando si va per funghi, dopo averci fatto l’occhio, gli artropodi hanno iniziato a manifestarsi uno dopo l’altro. Alcuni piccoli o piccolissimi, altri decisamente massicci, quasi “mostruosi”.

Cosa fare se ci si imbatte in un gambero di fiume

 

Non solo Val Trebbia. Tutta l’Italia nord-occidentale è un hotspot per Austropotamobius pallipes palin cui è stata rilevata un’elevata diversità nucleotidica. Ma quindi che cosa deve fare una persona comune se, magari durante un’escursione o un bagno nel torrente alla ricerca di refrigerio, si imbatte in un gambero di fiume? Innanzitutto, fotografarlo. E poi segnalarlo ai curatori del progetto Life Claw attraverso questo modulo.

Tutti i cittadini possono partecipare alla raccolta di segnalazioni di gamberi di acqua dolce. I dati raccolti, una volta validati da esperti di settore, forniranno informazioni preziose, che saranno utilizzate per finalità scientifiche e di conservazione. Citizen science, la chiamano. In passato ha contribuito a fare scoperte anche di un certo rilievo. Attraverso i canali di Life Claw e del parco dell’Antola è possibile restare aggiornati sulle attività legate al progetto e ad altre iniziative per la tutela del territorio e della biodiversità.

Il programma Life, l’UE per l’ambiente

 

Life è il programma dell’Unione europea mirato alla protezione dell’ambiente, intesa come habitat, specie e biodiversità, come utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali, protezione ambientale e governance ambientale a salvaguardia della salute, lotta alle emissioni inquinanti e al cambiamento climatico, miglioramento delle politiche, della governance e introduzione di sistemi più efficaci in ambito ambientale.

Realizzato nella sua prima edizione del 1992, Life è uno dei programmi “storici” dell’Unione europea. È suddiviso in due componenti principali: un sottoprogramma “Ambiente” e un sottoprogramma “Azione per il clima”, a loro volta organizzati in settori prioritari e tipologie di azione

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