Disagio sociale

Droga e violenza dilagano tra i giovanissimi del centro storico. I residenti: “Situazione fuori controllo”

Chi vive nei vicoli denuncia un continuo peggioramento, con sempre più giovanissimi che finiscono nel labirinto della droga: "La risposta della sicurezza non basta, bisogno cambiare approccio"

Genova. Prima il trambusto, poi le urla di una rissa, spintoni, mani in faccia per contendersi una borsa o uno zaino rubato a chissachì. Poi puntuale il lancio di secchiate d’acqua, altre grida, questa volta dall’alto delle finestre soprastanti. Talvolta volano anche delle bottiglie. Da tutte le parti e in ogni direzione. Infine la fuga e il silenzio che torna nel vicolo. Per qualche ora. Questa è il dramma che va in scena quotidianamente in alcune vie del centro storico genovese, giorno o notte che sia, e che di fatto in questi mesi ha raggiunto un livello inedito, coinvolgendo sempre di più giovani e giovanissimi e sgretolando giorno dopo giorno il delicato equilibrio sociale di quella parte di città.

Siamo in una situazione borderline che potrebbe esplodere da un giorno all’altro”, commenta Christian Spadarotto presidente dell’associazione Via del Campo Caruggi attiva in questi anni per la rinascita sociale dal basso del centro storico e che in queste ora ha rilanciato l’allarme su quanto sta succedendo nel cuore dei nostri vicoli. Il video dell’ennesima rissa tra giovani lo ha pubblicato lui, per testimoniare ancora una volta quello che sta succedendo. “Una situazione molto delicata anche per le reazioni dei residenti che sono esasperati – ci spiega – In queste settimane sono state fatte decine di segnalazioni, io stesso ne ricevo tutti i giorni, con tante persone che mi contattano per denunciare situazioni di degrado e provare a trovarne una soluzione”.

E se da un lato sono in crescita le richieste di intervento da parte dei cittadini, sono cresciuti anche gli interventi delle forze dell’ordine: “Si, ma non bastano – aggiunge Spadarotto – la risposta della sicurezza non può bastare. Potrà venire l’esercito ma il problema sarebbe solo spostato. Bisogna iniziare a parlarne in maniera diversa. Io vivo in questo quartiere, in queste vie, e spesso mi capita di parlare con questi ragazzi finiti nel labirinto della dipendenza dal crack soprattutto. E’ chiaro che l’assetto della normativa attuale non basta e non intercetta alla radice il problema. Le comunità non riescono a costruire una alternativa a queste vite, diventando solamente dei dormitori“.

La strada per provare a arginare questa soluzione, soprattutto partendo dal recupero di chi, sempre più giovanissimo, è finito in questo inferno, dovrebbe quindi essere diversa: “Noi residenti, che qua viviamo insieme alle nostre famiglie, crediamo che come prima cosa debbano essere potenziati i Serd e le Unità di strada. I progetti che vengono presentati per arginare questo problema, che è un problema sociale, devono essere considerati maggiormente. Bisogna iniziare a parlarne in maniera diversa, non è una questione esclusivamente di sicurezza ma una vera e propria piaga sociale che si autoalimenta: la droga, lo spaccio, trova spazio nel tessuto urbano svuotato, e più si espande più svuota le strade. Finché non si decide di affrontarlo seriamente i risultati saranno questi“.

Per questo motivo l’associazione Via del Campo Caruggi sta provando a cambiare paradigma: “Abbiamo intenzione di aprire degli spazi che possano essere frequentati da persone che creino attività socialmente sane e che possano incentivare la riapertura degli spazi chiusi, che sono la miglior condizione per la proliferazione del disagio sociale. Da soli però i cittadini non ce la possono fare, serve un lavoro di squadra con le istituzioni e con il sistema sanitario. Prima che sia davvero troppo tardi”.

 

 

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