La replica

Ermini non lascia la holding di Spinelli: “Il mio percorso istituzionale parla da solo”

Orlando e i vertici locali del Pd gli avevano chiesto un passo indietro, ora si attendono le mosse di Elly Schlein

David Ermini

Genova. “Il mio percorso istituzionale parla da solo. Ho svolto i miei incarichi con disciplina ed onore e così sarà anche adesso”. David Ermini, con una nota diffusa in serata, non lascia e anzi difende la scelta di assumere l’incarico di presidente della Spininvest, la holding della famiglia Spinelli. E risponde così indirettamente ad Andrea Orlando, anche lui esponente Pd e probabile candidato del centrosinistra alle prossime regionali in Liguria, che oggi gli ha telefonato per chiedergli un passo indietro.

“Ho accettato l’incarico di presidente del Cda di Spininvest perché mi è stato proposto di prestare la mia opera professionale per accompagnare un nuovo percorso in grado di garantire continuità al gruppo industriale, nel segno della trasparenza e della legalità e anche a tutela e garanzia delle centinaia di lavoratori e del loro posto di lavoro. Se non fosse stato così non credo che la proposta sarebbe stata rivolta a me”, spiega Ermini, che è stato vicepresidente del Csm oltre che commissario del Pd in Liguria e tutt’oggi membro della segreteria nazionale del partito.

Le vicende processuali non entrano in alcun modo nella mia scelta – ribadisce facendo eco alle parole dell’avvocato di Aldo Spinelli, Sandro Vaccaro -. I processi faranno il loro corso e sono noti l’equilibrio e la competenza dei magistrati genovesi a cui va il mio profondo rispetto. Non c’entrano nemmeno vicende politiche. Ho le mie idee, come tutti sanno, ma mai mi hanno impedito, in tutti i ruoli ricoperti, di tenere un comportamento equilibrato e rispettoso delle istituzioni e del lavoro professionale che da un anno e mezzo ho ripreso a svolgere con passione”.

Parole che di certo non contribuiscono ad abbassare il livello della tensione nel campo progressista ligure, inevitabilmente imbarazzato dalla situazione alle soglie della campagna elettorale. Le parole Pd e Spinelli nella stessa frase non sono considerate un buon viatico all’indomani della maxi inchiesta della Procura di Genova che riguarda proprio Aldo Spinelli e i suoi presunti rapporti corruttivi con Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini, inchiesta che peraltro coinvolge anche Mauro Vianello, uomo storicamente vicinissimo al Pd. La nomina di un vertice societario estraneo alla famiglia Spinelli, d’altra parte, è condizione necessaria perché l’imprenditore possa uscire dagli arresti domiciliari ai quali è costretto dal 7 maggio, al pari di Toti che venerdì scorso ha rassegnato le dimissioni da presidente della Regione.

Di certo Ermini non si è attirato simpatie nel suo stesso partito. I vertici locali avevano espresso “stupore e perplessità”, ritenendo l’incarico “inopportuno”. Orlando gli aveva chiesto di valutare “con attenzione” la rinuncia per evitare “equivoci e strumentalizzazioni”, oppure a dimettersi dalla direzione del Pd. Altri esponenti della sinistra hanno sollecitato Elly Schlein a prendere provvedimenti. E non è escluso che la segretaria dem possa farlo nelle prossime ore.

E dopo gli sfottò del centrodestra stamattina in Regione, nel pomeriggio il tema è stato affrontato anche in consiglio comunale a Genova. Il capogruppo di Uniti per la Costituzione Mattia Crucioli, nella minoranza a palazzo Tursi, ha presentato in aula rossa un articolo 55, come “espressione di sentimento”, per stigmatizzare la nomina: “Non si è ancora spento l’eco degli slogan contro il sistema Toti lanciato dal centrosinistra in piazza De Ferrari che arriva la notizia della nomina di Davide Ermini, qual è il senso di queste commistioni tra affari e politica? E cosa può dire la politica di fronte a questo?”. Crucioli, che potrebbe candidarsi in consiglio regionale alle prossime elezioni, ha aggiunto: “Mi stupisce lo stupore mostrato dal Pd e dagli alleati del Pd, come la lista Sansa, perché dovrebbero invece sapere con chi hanno a che fare, che hanno l’affarismo nel dna”.

Tra gli altri interventi sul tema quello di Simone D’Angelo, capogruppo del Pd. “Capisco che il collega Crucioli abbia voluto sollevare il tema dei rapporti tra economia e politica e tra imprese e istituzioni, avrei voluto discutere con la stessa trasparenza altri temi molti simili, ma ci è stato impedito, come le vicende che la magistratura ha messo in evidenza in questi giorni”. Poi la condanna della scelta di Ermini di accettare l’incarico: “Io provo sconcerto e rabbia, sconcerto perché è assurdo che chi dal 2023 fa parte del Pd abbia deciso di accettare quell’incarico senza sentire il bisogno di confrontarsi con il partito, rabbia perché non capisco cosa abbia portato l’ex numero due del Consiglio superiore della magistratura ad accettare un incarico che gli è stato offerto non perché esponente del Pd ma come garanzia processuale, questo è il tema più grave ed è il motivo per cui Andrea Orlando e il Pd hanno chiesto a Ermini di rinunciare alla carica, e se ciò non dovesse accadere, di dimettersi dalla direzione nazionale del Pd, perché la vita è fatta di scelte”.

“Ermini è stato nominato per tre anni – ha spiegato oggi l’avvocato di Spinelli Sandro Vaccaro -. È una figura di garanzia che dà un nuovo corso per quanto riguarda le ipotesi fatte dall’accusa, quindi una scelta oculata, di assoluta trasparenza e preparazione. Un avvicendamento nel consiglio di amministrazione, nulla di particolare. Non c’entra niente con la magistratura, non dimentichiamo che è un avvocato. La connotazione politica ha un valore? Assolutamente no, è una scelta societaria.

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