Il verbale

Corruzione, l’avvocato La Mattina ai pm: “Sul Rinfuse Toti cercò di convincermi a votare sì senza dirmi la verità sulle manovre di Spinelli”

A La Mattina sono state lette le intercettazioni da cui emerge che Toti sapeva che Spinelli voleva monetizzare la concessione per vendere le quote. "Io uno che si compra con una carta unta? E' diffamazione, non ho mai chiesto nulla a nessuno"

toti spinelli

Genova. “Toti quando cercò di convincermi a votare la proroga trentennale della concessione del terminal Rinfuse non mi disse che c’era dietro una manovra speculativa di Spinelli. Anzi, mi disse il contrario, mi disse che si ipotizzava una durata molto lunga delle rinfuse nell’ordine dei 25/30 anni“. A dirlo agli inquirenti genovesi che indagano sulla presunta corruzione in Liguria e’ stato Andrea la Mattina, avvocato e membro del comitato di gestione del porto. Il comitato votò sì al rinnovo di trent’anni della concessione a Spinelli nel dicembre 2021, con il solo voto contrario del savonese Rino Canavese e il sì di La Mattina e Giorgio Carozzi, che tuttavia per lungo tempo avevano espresso forti dubbi.

A La Mattina, sentito come persona informata sui fatti il 31 maggio, i pm Luca Monteverde e Federico Manotti hanno letto alcune intercettazioni del presidente della Regione Liguria da cui emerge – sostengono gli investigatori – la piena consapevolezza di Toti che Spinelli chiedeva una concessione così lunga per poter vendere quote della società ad un prezzo più alto e non per commercializzare rinfuse per trent’anni. Per esempio, in una conversazione del 21 novembre Toti parlando di Spinelli con Signorini definisce “un’aporia” e “una follia” la richiesta di Spinelli (“intanto io mi metto a casa 30 anni perché magari il full containers con Aponte lo fa il fondo… a cui io ho venduto una concessione di 30 anni anziché 15”) e, nell’intercettazione in barca davanti allo stesso imprenditore 84enne aggiunge “Non ci crede nessuno che teniamo le rinfuse per 30 anni, neanche Pinocchio, quelli del mestiere lo sanno”. Cosa che puntualmente avverrà prima con la vendita ai tedeschi della Hapag Lloyd del 49% delle quote della società capofila (la Spinelli srl).

Eppure Toti aveva cercato di convincere La Mattina, che nel comitato di gestione era proprio il rappresentante della Regione Liguria a votare a favore del rinnovo.  “Toti mi disse che la delibera aveva un senso strategico – ha detto La Mattina ai magistrati – anzitutto perché il porto vive di alcuni operatori molto forti che vanno aiutati a crescere dando loro degli spazi”. E “non mi parlò di alcun progetto di Spinelli volto a ottenere il tombamento della calata o volto a trasformare il Rinfuse in terminal containers. Se mi avesse fornito tali elementi, avrebbe contraddetto il ragionamento di prima. Non manifestò alcun dubbio in merito al fatto che quell’area avrebbe effettivamente commercializzato rinfuse per tanti anni nell’ordine dei 25 o 30″.

La Mattina ha spiegato che ““era Signorini che caldeggiava l’approvazione immediata della delibera sul terminal rinfuse”. Delibera che invece poi slittò di alcuni mesi. Per questo Signorini aveva “minacciato” La Mattina e Carozzi (quest’ultimo nominato in rappresentanza del Comune di Genova, dicendo che avrebbe parlato “con i vostri mandanti”. In un’intercettazione La Mattina parla di “una pistola fumante puntata alla fronte per votare sì”. Alla richiesta di chiarimenti lui spiega: “Facevo riferimento a un ricatto sotto due profili: il primo che stavo bloccando l’operatività del porto e l’altro che sarebbe stato segnalato questo mio diniego al presidente della giunta regionale”.

Dopo una prima intermediazione da parte di Pietro Paolo Giampellegrini, Toti aveva convocato La Mattina per un pranzo nel tentativo di convincerlo: “Uscii da quel pranzo con la consapevolezza che l’ente che rappresentavo, pur in assenza di un vincolo di mandato, aveva manifestato forte interesse nell’approvazione della delibera ed era mio dovere tenerne conto”. 

All’avvocato La Mattina,  gli inquirenti hanno anche letto un’altra intercettazione dove il presidente della Regione invita Signorini a dare più considerazione a La Mattina, che definisce “un avvocaticchio”, “un ragazzetto che sperava di entrare in Autorità Portuale e avere un minimo di visibilità”, uno cioè che  si compra con una carta unta”.

Frasi che hanno lasciato allibito l’avvocato quando i pm gliene hanno dato lettura: “Sono affermazioni diffamatorie che non trovano riscontro con la mia storia, la mia professione e la mia famiglia. io non feci alcuna richiesta e dissi che non era accettabile il comportamento di Signorini”.

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