Il verbale

Corruzione, Signorini ai pm: “Temevo i controlli perché andare a Montecarlo con Spinelli era inappropriato”

"Ma non l'ho mai favorito" ha detto nell'interrogatorio, negando anche i 15mila euro in contanti per il matrimonio della figlia nonostante due coindagati e una testimone lo smentiscano

spinelli signorini

Genova. “Ero perfettamente consapevole che tutti sapevano che andavo a Montecarlo con Spinelli e che questo era un comportamento inappropriato” ma “non l’ho mai favorito nel mio compito di presidente dell’autorità portuale”. Dice così ai pm Paolo Signorini, che si trova in carcere da due mesi per corruzione, provando a spiegare una delle tante intercettazioni a suo carico, da cui emerge come l’allora presidente del porto temesse che eventuali controlli sul conto di Spinelli potessero svelare i viaggi a Montecarlo e le altre utilità ricevute. 

Proprio in questi giorni i suoi avvocati Enrico e Mario Scopesi depositeranno una nuova istanza perché Signorini – oggi licenziato anche da Iren – possa andare ai domiciliari (istanza che dovrebbe essere accolta dalla gip Faggioni dopo il sostanziale via libera del tribunale del Riesame). La Procura aveva espresso parere negativo e alla base di quel giudizio c’è proprio questo interrogatorio del 27 maggio dove lui nega ogni addebito.

“Comportamenti inopportuni” li chiama, ma nessuna corruzione e nessun “asservimento del mio ruolo a Spinelli”. “Spinelli non l’ho mai favorito” ribadisce. Come emerge dalle 55 pagine del verbale la cui trascrizione integrale è stata depositata agli atti del Riesame, i pm dopo le prime domande capiscono che per loro l’interrogatorio è inutile dal punto di vista investigativo. Lo si nota dalle interruzioni e dalle pause che inframezzano la verbalizzazione di un esame già durato molto poco. L’accusa tenta, in un paio di passaggi, di entrare nel merito delle accuse, poi lascia fornire all’imputato la sua interpretazione dei fatti contestati e si limita a verbalizzare. 

Signorini nega buona parte delle risultanze investigative: “Non mi ha dato Spinelli i soldi in contanti da restituire a S.D. che aveva fatto il bonifico per il catering di mia figlia, quei soldi li avevo vinti al Casinò”. La Procura gli contesta che dalla rogatoria pervenuta da Montecarlo emerge, che, per tutto il periodo oggetto di indagine, Paolo Signorini ha ottenuto vincite sui tavoli per complessivi 2.099,25 euro, cifra ben al di sotto dei 13.500 restituiti. “Non è esatto – dice Signorini – in realtà lo entravo al Casino Invitato da Spinelli, e quindi essendo un suo invitato non venivo registrato”. Circa chi mettesse i soldi per giocare ha fatto un’ammissione solo parziale: “Inizialmente mettevamo 500 euro a testa di tasca mia e successivamente lui a volte potenziava il gioco”. Poi “il gioco proseguiva con una parte delle vincite, mentre una parte venivano Incassate”. Signorini in sostanza dice che “pur non essendo io registrato”, gli venivano comunque cambiate le fiches: “Davo alla cassa il nome Spinelli e loro me le cambiavano”. L’ex presidente del porto ammette i 42 soggiorni gratis a Montecarlo: “Ho pagato solo due volte – spiega – le altre volte Spinelli mi ha detto che era tutto pagato dal Casinò”. L’offerta di Spinelli di un incarico da 300mila euro invece la definisce una “boutade”: “E’ fantascienza, lui sapeva che lo ero incompatibile”. 

I pm gli chiedono anche delle telefonate di Toti, come quella in cui il presidente della Regione è “buttato in barca da Aldo”. Telefonate in cui Toti preme perché le pratiche di Spinelli siano si concludano positivamente e in tempi celeri: “ Chiunque mi chiamava per accelerare – risponde – Toti talvolta mi chiamava per sapere lo stato di qualche pratica, forse quattro o cinque volte l’anno”. Di fronte a un’altra intercettazione in cui Toti gli dice di accelerare perché “mi fa comodo anche a me” Signorini dice di non sapere a cosa si riferiva.

I pm di gli chiedono anche di Mauro Vianello, della fattura pagata per il matrimonio della figlia, dell’auto e della casa prestate, del regalo alla fidanzata. Lui ammette ma sembra considerare tutto normale, nell’ambito di un’amicizia. E così ‘accusa non gli contesta  il rapporto tra questi favori e gli aumenti tariffari alla Santa Barbara per i servizi in porto, e neppure la consulenza da 200mila euro all’ex presidente di Ente Bacini quando diventa amministratore delegato di Iren.

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