Sipario

Bagarre e rissa sfiorata in consiglio regionale, salta il voto sul rigassificatore: “Questa è la fine”

Seduta di bilancio in un clima surreale aspettando le dimissioni di Toti. Alta tensione Muzio-Sansa, poi abbracci e lacrime nella maggioranza. E in aula è già partita la campagna elettorale

Genova. Ancora una volta la pietra dello scandalo è il rigassificatore. In un consiglio regionale dal clima surreale, con la testa rivolta alle dimissioni (forse imminenti) di Toti più che ai documenti di bilancio approvati senza sorprese, a far saltare il tappo è stata la mossa del presidente Gianmarco Medusei che ha escluso dalla discussione sul cosiddetto provvedimento Omnibus tre ordini del giorno che avrebbero messo in difficoltà la maggioranza. L’opposizione ha abbandonato l’aula per protesta parlando di “attacco alla democrazia” e urlando “vergogna” a Medusei. Durante la sospensione rissa sfiorata tra i consiglieri Claudio Muzio e Ferruccio Sansa dopo che il consigliere d’opposizione ha accusato tutto il centrodestra di “aver preso soldi da Esselunga”.

L’ordine del giorno sul rigassificatore impegnava Toti e la sua giunta a “trasformare le dichiarazioni rilasciate alla stampa dai consiglieri di maggioranza e dal presidente ad interim in atti concreti e ufficiali della Regione Liguria, da portare nelle sedi opportune al fine di bloccare l’iter del trasferimento dell’impianto a Savona-Vado”. Sullo stesso punto nelle scorse settimane si era aperta la frattura decisiva tra Toti e la sua maggioranza, tanto che il presidente agli arresti domiciliari aveva fatto filtrare tramite il fidato Giampedrone un concetto molto chiaro: “Se cambia la linea politica valuto le dimissioni”. Ed è evidente che un dibattito in consiglio avrebbe messo a nudo le contraddizioni interne al centrodestra, costituendo una premessa rischiosissima per la campagna elettorale.

“Si è impedito di discutere in aula un atto politico sul rigassificatore, è un atto gravissimo – commenta Roberto Arboscello del Pd, primo firmatario. Il punto non è tecnico ma politico. Questa maggioranza si trovava a un bivio: sconfessare Toti o confermare il trasferimento del rigassificatore e condannare i propri candidati in provincia di Savona a un risultato elettorale pessimo”.

Un altro ordine del giorno – prima firmataria Selena Candia (Lista Sansa) – impegnava la giunta a revocare il via libera all’Esselunga di Sestri Ponente in conferenza dei servizi, “considerato che risulta evidente il mancato rispetto di normative in materia di carattere urbanistico ed è necessario approfondire ulteriormente l’iter, alla luce delle ultime evoluzioni”. Infine un documento proposto dal collega Roberto Centi che proponeva la redazione di un regolamento regionale per l’attività di lobbying “basata sui principi di trasparenza, pubblicità, partecipazione, integrità pubblica, indipendenza e terzietà”.

Tutti temi collegati all’inchiesta per corruzione e ritenuti dal presidente Medusei “non collegabili” al ddl Omnibus. Sulla carta tutti gli ordini del giorno avrebbero potuto essere discussi nella prossima seduta del Consiglio regionale, già convocata per il 30 luglio. Ma in caso di dimissioni di Toti nei prossimi giorni, l’assemblea potrebbe trattare solo i provvedimenti urgenti e indifferibili, come il debito fuori bilancio e le nomine in Filse e Liguria Digitale, pratiche che saranno affrontate a prescindere dalle decisioni del governatore proprio perché non rinviabili, mentre gli altri documenti depositati dalla minoranza finirebbero sostanzialmente nel dimenticatoio, rimandati alla prossima legislatura.

“Oggi abbiamo assistito alla violazione palese di comportamenti che sono sempre stati ammessi, è incomprensibile – attacca Gianni Pastorino di Linea Condivisa -. Nel ddl Omnibus è passata la riforma del Gaslini diffuso, è stato modificato il piano sociosanitario in una notte. Oggi abbiamo assistito a un comportamento censorio oltre i limiti stabiliti dall’ufficio di presidenza”. “Il comportamento del presidente è irrazionale. Il caso del rigassificatore è emblematico, due partiti hanno dichiarato che avrebbero mollato la linea di Toti, è stata tutta una questione politica di rapporti tra Toti, Meloni e la sindaca di Vado”, aggiunge Pippo Rossetti di Azione.

“Si dimostra plasticamente che la maggioranza sta insieme con lo sputo – sintetizza Luca Garibaldi, capogruppo del Pd -. Questi tre argomenti sono la dimostrazione della fragilità della destra. Il fatto che il presidente del Consiglio regionale decida di bloccare iniziative minoranza perché rischiano di far saltare la maggioranza è la prova che è la fine“. Per Fabio Tosi, capogruppo del M5s, “l’arroganza di Toti è stata iniettata nel presidente del Consiglio. Questo è un pugno alla democrazia, non è mai successo in nove anni di assemblea. La maggioranza ha perso il senso della ragione”. “Nell’Omnibus abbiamo sempre visto passare di tutto, dai piloni nel Bisagno alla caccia con l’arco – ricorda Selena Candia della Lista Sansa -. Questo è un chiaro messaggio politico, sono già in campagna elettorale”.

“L’opposizione ha perso l’ennesima occasione per dimostrare la propria correttezza istituzionale – accusa poi la Lista Toti in un comunicato -.  Quando si è resa conto che i fatti stavano smontando una per una tutte le bufale che ha messo in giro in questi giorni, a partire da quella sulla voragine da 250 milioni nella Sanità che non esisteva, ha preferito trovare la prima scusa utile per scappare e non andare al voto. I consiglieri di sinistra hanno raccontato cose non vere ai liguri, il dibattito in consiglio regionale li ha demoliti e hanno trovato la scappatoia dell’ordine del giorno sul rigassificatore per buttarla in caciara e abbandonare l’aula. Ma proprio anche sull’impianto di Vado Ligure continuano a fare inutile propaganda. Ribadiamo a chi non avesse ancora capito, che si tratta di un progetto nazionale, sul quale Regione Liguria non ha facoltà di imporre vincoli”.

Tensione alle stelle dopo che Ferruccio Sansa, durante il suo ultimo intervento, ha accusato tutti i consiglieri di maggioranza di aver fatto campagna elettorale coi soldi di Esselunga. Frasi che hanno mandato su tutte le furie il capogruppo di Forza Italia Claudio Muzio: “Ti devi sciacquare la bocca”, ha urlato il consigliere avvicinandosi all’ex candidato presidente. Lo scontro verbale è continuato fuori dall’aula mentre l’opposizione teneva una conferenza stampa coi cronisti. A evitare che la discussione degenerasse è stato l’intervento di altri consiglieri tra cui il capogruppo del Pd Luca Garibaldi.

Esaurite tutte le votazioni sui documenti di bilancio i consiglieri di maggioranza – gli unici rimasti – si sono salutati con selfie, abbracci, sorrisi e qualche lacrima di commozione. Emerge insomma la consapevolezza di fondo che la legislatura è giunta sostanzialmente al capolinea. In realtà il Consiglio è regolarmente convocato martedì 30 luglio per gli ultimi impegni che andranno affrontati a prescindere dalla permanenza in carica della giunta Toti. In quella data, se nel frattempo saranno intervenute le dimissioni della giunta, l’aula potrebbe già prenderne formalmente atto, come prevede la normativa.

Del resto il tenore della discussione è stato già assimilabile alla campagna elettorale. “Siamo ai titolo di coda, in una situazione paradossale – ha esordito stamattina Garibaldi (Pd). -. Non avete il coraggio politico di dire che è finita, vi muovete sapendo che è finita e venite qui facendo finta che non sia finita. Mentre qua discutiamo i documenti, fuori da qua si decide quando si staccherà la spina. Non c’è nemmeno la dignità politica di affrontare in aula la crisi della destra”. “Se doveste perdere anche stavolta, ogni martedì sarò lì a salutarvi, perché avete avuto tutti gli aiuti possibili – lo sfottò di Angelo Vaccarezza (Forza Italia, ex Lista Toti). Credo che un uomo come Toti, che ha operato nell’interesse dei liguri, abbia il diritto di scegliere oggi per il suo bene. Se vincete rischiate di durare il tempo di un gatto in tangenziale”. “Siete deprimenti – ha tuonato Sonia Viale, ex assessora e leghista della prima ora, oggi in aula con maglietta verde e spilletta a forma di Alberto da Giussano -. Siamo battaglieri e la Liguria non ve la lasciamo”.

Intanto un segnale è arrivato proprio dai totiani che hanno cambiato il nome del proprio gruppo consiliare da Cambiamo con Toti presidente a Lista TotiUna questione tecnica, dicono dallo staff, perché il movimento non si chiama più Cambiamo e alle prossime elezioni si rischia di dover affrontare nuovamente la raccolta delle firme per presentare una lista, incombenza che si potrebbe evitare andando in continuità con la denominazione tenuta in Consiglio regionale.

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